La missione di Olmos ex ragazzo del ghetto
La missione di Olmos ex ragazzo del ghetto Incontro col regista di «American Me» La missione di Olmos ex ragazzo del ghetto «Troppi giovani dentro le prigioni se il denaro diventa l'unico valore» CANNES. Più che un film «American me» rappresenta per Edward James Olmos il compimento di una missione eticosociale: ispano-americano, nato e cresciuto nella parte Est di Los Angeles, nei quartieri ghetto dove vivono, tra difficoltà e tensioni insopportabili, gli appartenenti alle classi più marginali della città, l'attore ha girato il suo film d'esordio con un obiettivo preciso. «Bisogna capire perché sempre più persone consumano la loro esistenza in prigione; bisogna far vedere le condizioni di vita in cui questa gente è costretta ad andare avanti; bisogna riflettere sul fatto che una parte sempre più ampia delle nostre nuove generazioni diventa adulta entrando ed uscendo di galera, usando droghe, facendo violenze d'ogni genere. «American me» è stato fatto con la speranza che le vite dei nostri ragazzi riescano ad essere orientate nuovamente verso scopi positivi». Noto al grande pubblico televisivo per aver interpretato nella serie «Miami Vice» la parte del laconico tenente Castillo («Non credo che reciterò ancora in quella serie, anche se sono stati cinque anni straordinari: avevo un contratto che mi garantiva il controllo totale sul mio personaggio») Edward James Olmos che dal vivo è più severo, imponente ed anche attraente di quanto non appaia in cinema e tv, è convinto che «l'educazione familiare» sia il fulcro di qualunque possibile cambiamento delle nuove generazioni. «I soldi, la potenza economica sono diventati il valore centrale della nostra società. Se gli adulti non sono in grado di dare ai più giovani altri punti di rife¬ rimento, è impossibile sperare che le cose migliorino. E' necessario intervenire sulle menti nella fase in cui si formano: sono stato anche io un ragazzo dell'Est di Los Angeles e conosco le logiche che possono stravolgere la vita di un adolescente latino». L'idea di realizzare ((American me» ha accompagnato Olmos per diciotto anni," mentre faceva l'attore in altri film e mentre metteva in pratica il suo impegno sociale: i«Volevo assolutamente evitare che dalla sceneggiatura di Floyd Mutrùx venisse tirato fuori uno di quei film che glorificano o mitizzano i delinquenti e i mafiosi. Il mio intento era mostrare, nella maniera più oggettiva possibile, una situazione tragica». Olmos ha vissuto in prima linea gli eventi legati alla rivolta di Los Angeles: «Ho partecipato a diversi appelli televisivi, ma, correndo da un posto all'altro, in quei giorni, ho capito che bisognava fare di più. Così sono andato per le strade e ho cominciato a ripulirle: all'inizio eravamo in pochi, ma poi siamo aumentati, sempre di più. La gente veniva da tutte le parti, si lavorava senza sosta e non c'era nessuno che dava ordini, nessuno che organizzava niente: gli incendi sono stati domati, ma soprattutto si è capito che c'è ancora spazio perla collaborazione, che non bisogna mai smettere di parlare, di comunicare». Nonostante la sua passione sociale, Olmos non ha mai pensato di diventare un uomo politico: «La politica è un compromesso, non m'interessa. Trovo più utile continuare a lavorare stando a contatto con la gente, parlando con i giovani, facendo cose concrete», [f. c.j
Persone citate: Castillo, Edward James Olmos, Floyd Mutrùx, Olmos
Luoghi citati: Los Angeles
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