Massacrato ex sindaco «E' un delitto politico»

Caccia allo skin all'ombra del Duomo A Milano molotov, vetrine e auto distrutte. Ora si teme la vendetta delle teste rasate Caccia allo skin all'ombra del Duomo Gli autonomi attaccano ti «covo» dei neonazisti MILANO DALLA REDAZIONE «Scusi, lo skin dov'è?». Passa il giornalista americano e, assieme a lui, ci sono telecamere e fotografi un po' di tutti i tipi. «Non c'è nessuno, e non cercateli qui. Anzi, non cercateli affatto. La colpa è vostra, siete voi a farli sentire qualcuno». Si sfoga Alfonso Clapis, proprietario dell' «Oktoberfest». I segni dell'ultima battaglia tra autonomi e neonazisti, gli skins, si vedono dappertutto: saracinesche divette, vetri infranti, infissi di legno sfasciati. Ma lo «skin», ieri mattina, era lontano dalle Colonne di San Lorenzo, a due passi da Porta Ticinese. E anche gli altri guerrieri della notte sono lontani. Solo giornalisti, tanti, e curiosi. Non resta che far la conta dell'ultimo scontro tra neonazisti dalle teste rapate e autonomi. Hanno vinto, è sicuro, quelli del Laboratorio anarchico del De Amicis. Al medico, stavolta, fanno ricorso i duri dalla testa rasata: Alessandro Lazzara, vent'anni, una denuncia per «reati contro 10 Stato», ricoverato per trauma cranico e ferite varie; Roberto Signorotto, trent'anni, con varie contusioni. Chi li conosce, però, è pronto a scommettere che la spedizione punitiva, la rivincita è nell'aria. E alle Colonne, luogo storico per 11 mondo giovanile milanese, presto tornerà aria di battaglia. Ma per ora, non resta che fotografare vetrine rotte e qualche scritta e immortalare i murales di Mario Tapia, pittore del Nicaragua (recita un manifesto) che dipinge «La battaglia di Orozco», epopea controcorrente della scoperta dell'America. Una scena quasi idilliaca, eppure, proprio lì, nella notte tra giovedì e venerdì, c'era stata battaglia grossa tra autonomi e giovani neonazisti dal cranio rasato. Un rito che si ripete da tempo, un rito che sta diventando sempre più pericoloso. Era finita con la caccia allo skin e l'assedio alla birreria «Oktoberfest», accusata di es¬ sere il covo, la base di partenza delle incursioni contro il «Laboratorio anarchico» di via De Amicis, a poche decine di metri. Gli autonomi hanno vendicato l'incendio della loro sede, in via De Amicis. Ma l'agguato avrà un seguito. «Non era la prima volta, non saia certo l'ultima», brontola l'edicolante. E sul selciato resta la traccia di fumo della prima molotov esplosa nella notte. n bilancio parla di qualche contuso, tra le teste rasate, e di vetrate e saracinesche distrutte. Sulla piazza delle Colonne, a testimonianza del clima, resta un tappeto di vetri infranti: almeno venti macchine sfasciate tra mezzanotte e l'una e mezza del mattino. I motorini degli «skinheads» distrutti, magri trofei della scaramuccia metropolitana. Passa la gente del quartiere e si lamenta: ancora una volta la polizia, dicono, si è fatta vedere a cose fatte e non si può vivere in un clima da Los Angeles a due passi dal Duomo, trabande rivali divise da poche centi¬ naia di metri... «E che facciamo? Alziamo una barricata?» replica un funzionario della Digos, Fortunato Finolli. «La polizia? Ci sono tornato stamane. Non fanno nulla, mi dicono di non poter far nulla. Devo arrangiarmi da solo». Replica così Alfonso Clepis, birraio sfortunato, ex giramondo impegnato a costruire strade in Africa e Australia. «Lo sa qual è stato l'intervento della Digos? Mesi fa avevo invitato alcuni amici africani in birreria: mi hanno sconsigliato. Cosa vuole, un incontro tra i negri e i suoi clienti razzisti?». Ma i clienti se li sceglie lei, caro Clepis... «E io ho cercato di mandarli via. E c'ero quasi riuscito. Poi un consigliere di Rifondazione comunista, Umberto Gay, ha lanciato un appello pubblico a punire il mio locale, un covo fascista, dice lui. E da due mesi è ripresa la vecchia storia». E lui riprende a pulire il locale. Oggi, sabato, si riapre. Chissà, forse, sarà una serata tranquilla. O forse no.

Persone citate: Alessandro Lazzara, Alfonso Clapis, Alfonso Clepis, De Amicis, Fortunato Finolli, Mario Tapia, Mesi, Orozco, Roberto Signorotto, Umberto Gay

Luoghi citati: Africa, America, Australia, Los Angeles, Milano, Nicaragua