I socialisti a Forlani: devi rischiare di Claudio Martelli

I socialisti a Forlani: devi rischiare I segretari di de e psi hanno deciso di giocare insieme la stessa partita per il Quirinale I socialisti a Forlani: devi rischiare E Gava: sacrificati per ilpartito ROMA. Partita a due, partita strettissima tra due persone che si conoscono a memoria, che si ritrovano ad occhi chiusi. Ancora una volta Arnaldo Forlani e Bettino Craxi hanno deciso di giocare insieme la stessa partita. L'hanno deciso l'altra sera all'hotel Raphael. Probabilmente lì, in quell'incontro a quattr'occhi, in quella mezza cena, il segretario della de ha scelto di rompere gli indugi e di scendere in campo in prima persona per il Quirinale. Forlani ha cercato per l'ultima volta di resistere: «Guarda Bettino che è difficile, mancano i voti». Ma il segretario socialista lo ha persuaso, usando un argomento caro ad un altro amico dei due, Gava: bisogna avere il coraggio di rischiare. Partita a due, partita piena di insidie. Forse il primo a saperlo è proprio il candidato, quantomai scaramantico e ironico. «Se mi sono candidato?» chiede Forlani, quando i grandi elettori de lo hanno già indicato: «Precisiamo, mi hanno costretto». E giù una battuta per sdrammatizzare l'ipotesi di una sua salita al Colle più alto. «E chi di noi non è stato presidente almeno una volta del club di San Vincenzo, di un circolo? In Italia siamo tutti presidenti». Meglio scherzarci su. Il pronostico sulla corsa di Forlani è difficile, anche per gli amici più stretti, riconoscono che questa volta il rischio è davvero alto. Le incognite sulla vittoria son tutte dentro un'insidiosa de e un psi non più monolitico. E' la mattinata di ieri e nell'assemblea dei grandi elettori de Forlani spiega perché è necessario che la de indichi un candidato («dobbiamo dimostrare ai giornali che siamo uniti»), anche se ripete che bisogna continuare nelle:trattative con gli altri.,Poi alla fine dice rispettando lo stile forlaniano: «Ora dovremo votare, ma vi prego di non votarmi». Si alza De Mita per dire che forse è meglio non indicare un nome, bisogna trattare ancora. Si alza Franco Marini per dire, invece, che un candidato bisogna trovarlo. Si alza Gava per dire che il candidato c'è già ed è Forlani. «Caro Arnaldo - è il discorso del gran sacerdote doroteo - se vuoi, dì per altre due ore che non ti va, ma poi alla fine accetta di fare il segretario. Tu sei una persona fatta apposta per fare il Presidente. Devi accettaree perché, caro Arnaldo, quando è necessario bisogna fare dei sacrifici per l'unità del partito. Anch'io mi sono sacrificato per far eleggere Mancino capogruppo con i voti di tutti». E' la volta del gran perdente, dell'uomo che più di tutti voleva salire al Quirinale, Giulio Andreotti. «Caro Arnaldo - esordisce il divo Giulio - è giusto che ti candidi. E io sono pronto a rinunciare». Eppoi giù con qualche battuta, in parte velenosa: «Gava è stato così buono da indicare il tuo nome, in più ha mandato una circolare a tutti i dorotei chiedendo di votare Forlani. Solo che per sbaglio l'ha mandata pure a me». Tra il gran rìdere, in fondo alla sala, si sente la solita voce anonima gridare: «L'hanno intercettata i servizi». Ma Andreotti non si scompone e fa giuramento di lealtà: «Io sono il primo a dire che bisogna essere compatti sul tuo nome. Ho votato solo una volta contro le indicazioni del partito, quando organizzai il dissenso contro Merzagora. Ma in quell'occasione lo dissi pubblicamente». Benedetto dai grandi capi, non manca chi storce il naso sul nome di Forlani. Il primo a farlo è Fracanzam, poi è la volta di Mario Segni: dice che voterà Martinazzoli, chiede al segretario e ad Andreotti il «beau geste» («ritiratevi»), minaccia di dissentire dall'indicazione di partito. Alla fine tutto è rinviato alle elegioni primarie deli pomeriggio col metodo preso in prestito dal conclave: si saprà solo il nome del. candidato, e.le schede saranno addirittura bruciate. Ma prima di levar le tende Forlani una risposta all'ex-allievo Segni la vuol proprio dare: «Dico a Segni: dopo aver discusso si decide. Non è un voto teleguidato, siete tutti adulti e vaccinati. Sono per cambiare e innovare, ma seguendo le regole della democrazia. Come si è fatto da Atene in poi». Forlani trema ancora, ma non gli mancano le speranze. Gli andreottiani dicono ai quattro venti che lo voteranno. Ciriaco De Mita sembra quasi usare il linguaggio di chi spiega quello che poteva essere e non è stato. «Io confida a qualche amico - ero per Azeglio Ciampi. La candidatura Spadolini non la vedo più e anche i margini della possibile trattativa con il pds sono strettissimi. Per Forlani, comunque, sarà difficile». Mentre l'urna delle primarie de si apre, l'altro personaggio della coppia, Bettino Craxi, sta facendo la sua partita nel psi. Per la prima volta non è una partita facile. Craxi fa il nome di Forlani e subito Enrico Manca parla contro. «Bisogna ricercare una candidatura comune con il pds». Stesso discorso fa Formica. Craxi lo interrompe: «Rino stai facendo lo stesso discorso con cui De Mita ci tedia da due mesi». Punto sul vivo Formica risponde: «Io sono un socialista autonomista da decenni». «Io non ho detto che tu ci tedi» replica CraxT. «Sì, ma per la proprietà transitiva...» risponde Formica che vuole l'ultima parola. Con Formica e Manca sono anche Ruffolo, Borgoglio, Raffaelli. Tocca a Martelli che con poche parole gela i ribelli: «E' il pds che ha sbattuto la porta di fronte alle nostre proposte. Forlani è un amico dei socialisti e bisogna pensare al prossimo governo». A chiudere la partita in favore di Craxi ci pensano Giusy La Ganga e Fabrizio Cicchino. Agli insorti il segretario socialista offre un solo contentino: la promessa di un incontro serale con Achille Cicchetto. E' l'ora di pranzo, a tavola al «Cartoccio d'Abruzzo», Craxi e Martelli fanno il punto della situazione. «E se Forlani incespica?» è la domanda che qualcuno pone al segretario. «Se incespica, incespica - risponde -, non sarebbe la fine di tutto. Io, comunque, gli dò almeno il 90% di probabilità. La de non può andare incontro ad un suicidio politico di questa portata. E' inimmaginabile quello che potrebbe succedere là dentro se Forlani fallisse». Si passa alla sinistra. «La sinistra - interviene Martelli - ha perso la più grande occasione degli ultimi anni Aveva davanti a sé presidenze del Parlamento, delle commissioni, il governo e ha buttato tutto all'aria». Un Craxi - pensoso lo interrompe: «Eppoi, ci tediano con il ritornello che ci vuole un'iniziativa a sinistra, ma su...». Un attimo di pausa e Martelli continua nel suo discorso: «Oggi nel pds non sono neanche interessati all'iniziativa politica. Agiscono nel puro trasversalismo, in una logica di apparatnick». Parlano i due. Intanto si fanno i conti e i dubbi non mancano: sì, perché Forlani può anche fallire. «Se fallisse - spiega Craxi - dopo Forlani c'è Vassalli. A quel punto la sinistra se c'è dovrà muoversi. Di certo Spadolini è neutralizzato, non può avere maggioranza perché leghe e msi non lo votano». Poi il segretario socialista, aggiunge quasi rìdendo: «...eppoi c'è Cossiga». Un deterrente? Gli chiedono. «Non solo - continua Craxi -: Cossiga potrebbe' avere subito 400 voti. E altrimenti ci sono sempre Martinazzoli e Scalfaro. Comunque, non credo che la de possa permettersi di far fallire il suo segretario». Sono le 19 del pomeriggio e quasi il 90% dei grandi elettori de ha votato per Forlani. Il segretario de scherza in Transatlantico, mentre in uno doi corridoi della Camera Marco Pennella riesce a fare incontrare finalmente Craxi e Cicchetto-j tre, perc^combinano ben poco: Craxi deve fare la sua partita con Forlani fino in .fondo, il res|o a dopo. .Sì, perché questa mattina Bettino è Arnaldo faranno gli scongiuri insieme. Augusto Mhtzoiini Un colloquio al Raphael per decidere la strategia Anche Andreotti d'accordo: voteremo in modo compatto A sinistra, il segretario socialista Craxi e quello de Forlani, candidato del quadripartito per il Quirinale Sopra, a sinistra Antonio Gava a destra il presidente de Ciriaco De Mita. Qui a fianco Il vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli

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