Due vincitori per il Calvino
Due vincitori per il Calvino Torino: premio opera prima Due vincitori per il Calvino P~~ TORINO REMIO Calvino opera prima», al sesto anno. Con la filosofia iniziale, lil massimo rigore nella scelta tra i manoscritti, tutti inediti. Ieri, al Club Turati, è avvenuta la proclamazione dei vincitori ex aequo per il '91. Sono Mara De Paulis per Gilbert, storia d'una educazione sentimentale impropriamente definibile come romanzo storico, e Marcello Fois per Pietà, esperimento narrativo postmoderno, attorno al mondo della pittura. La giuria, nominata come sempre dalla rivista L'Indice che dall'85 bandisce il premio, era composta questa volta da Remo Ceserani, Marina Jarre, Romano Luperini, Nico Orengo, Elisabetta Rasy: si doveva scegliere tra 11 finalisti segnalati dal comitato di lettura che ha esaminato 259 testi, 174 dei quali scritti da uomini, 85 donne. La decisione di dividere il premio potrebbe significare la mancanza di opere con qualità straordinarie. «In effetti - dice Orengo - non c'erano tra i concorrenti forti punte; si è invece constatato un buon livello generale, migliore che per il passato, gente che scrive bene, sa raccontare». Forse proprio la struttura e l'impegno severo del «Calvino» spiegano le ragioni del doppio riconoscimento: non si tratta del disagio di rinunciare se necessario al vincitore (nell'86, il primo anno, non ve ne furono, l'anno scorso non fu assegnato il premio dedicato a un testo teatrale per musica). Si tratta invece di segnalare, quest'anno, per volontà unanime dei giurati, «due opere rappresentative di due aspetti della ricerca letteraria, molto diversi ma entrambi interessanti». «Chi ha seguito le vicende del premio ha annotato anno per anno accenni di cambiamento, una ricerca condotta più in profondità - sottolinea Delia Frigessi presidente dell'Associazione Culturale per il Premio -, un iniziale, sia pure cauto, avvicinarsi degli autori ai problemi di oggi». «Allegoria dell'oggi e della caduta delle utopie vissuta senza cedimenti né abiura» ha scritto la giuria sul libro di Mara De Paulis, torinese adottiva, ex insegnante, allieva di Alessandro Galante Garrone. Il suo maestro ha dedicato, anni fa, uno studio al «montagnardo» Gilbert Romme. L'autrice ha ripreso la storia per raccontare, sullo sfondo della Rivoluzione francese, il bilancio di una vita fatto da un uomo di fronte alla morte. «Un romanzo indicativo d'un modo di fare artigianale - commenta Ceserani -, ma con soluzioni originali e una forte carica esistenziale». Per Orengo Gilbert è «una ricerca del modo di fare una biografia, un metaromanzo». Alla Rasy piace «l'atmosfera settecentesca, la fine delle illusioni» benché la De Paulis rivendichi l'attesa, adesso, di una nuova utopia. Marina Jarre sente più vicino a sé Pietà, nel quale Marcello Fois mette insieme una galleria di vite e autoritratti di pittori, da Holbein a Chardin, a Constante, a De Chirico con una raccolta di descrizioni e variazioni letterarie su quadri immaginati; in più, ritratti di coppie in osterie bolognesi, come schizzati da un pittore girovago. «Pietà mi piace e mi irrita - dice la Jarre -. Presuppone lettori esperti di pittura». Sardo, trapiantato a Bologna dove fa il bibliotecario all'Archi¬ ginnasio, il trentenne Fois dipinge egli stesso: né si potevano aver dubbi data l'intensità con cui sta nel mondo dell'arte. «Bellissima la sua scrittura», è il giudizio della Rasy. Ceserani è colpito dalla «sperimentazione ardita in un libro molto bolognese, molto Dams»; Orengo ama in Pietà il «modo romanzesco e avventuroso di raccontare l'arte». «E' un antiromanzo - dice del suo lavoro l'autore - o un poliromanzo. Difficile? Chi legge deve lavorare, fare ginnastica...». I vincitori del Calvino intascano poche monetine, 2 milioni, quest'anno divisi a metà. Il Premio non è ricco, né vuole esserlo, ottiene appena qualche sovvenzione dal Comune. Offre molto: da Einaudi sta uscendo il libro di Carabba, vincitore l'anno scorso. E' un importante osservatorio. E si può ben dire che i suoi autori, quest'anno, non mancano di sapienza. Bastano due «assaggi» degli incipit. Pietà parte con Antonello da Messina: «Giordano mi mostrò la tavola. Una lunga crepa correva dai piedi al capo della Vergine. Il legno si era aperto e la tempera era divenuta opaca e spenta...». Gilbert ha subito risonanze lontane: «Quel mondo che sembrava caduto con la rivoluzione, quando la polvere della Bastiglia era stata spedita in tutti gli angoli della Francia, è invece vivo e potente...», [m. app.] 1 due vincitori, Mara De Paulis e Marcello Fois. Sopra, Italo Calvino
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