«Antonio vittima dei rapitori»

«Antonio vittima dei rapitori» La famiglia Cocco si difende «Antonio vittima dei rapitori» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Una perla di figlio, la gioia dei genitori, un giovane modello sulla cui innocenza si può mettere la mano sul fuoco». Così, sprecando gli aggettivi, i Cocco definiscono Antonio, 22 anni, arrestato l'altro ieri dalla polizia per concorso nel , sequestro della sorella Daniela, 19 anni, concluso senza pagamento di riscatto in 68 ore fra il 27 e il 30 novembre scorso. I banditi avevano chiesto mezzo miliardo, «non una lira di meno», ma poi, con l'acqua alla gola, accerchiati da poliziotti, carabinieri e guardia di finanza avevano liberato la ragazza. Accusato da uno degli altri arrestati, come lui assidui in discoteca, il fratello di Daniela e figlio dell'industriale degli abiti da sposa Pietro Cocco («Sposa 2000», la sua azienda ha visto crescere il fatturato anno dopo anno sino a sfondare nel panorama italiano), attende nel carcere dell'Ucciardone di conoscere la sua sorte. Oggi il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Di Lello andrà in prigione a interrogare il giovane colpito da così pesante accusa, con i difensori gli avvocati Salvatore Gallina Montana e Sebastiano Cocco. Quest'ultimo è il fratello maggiore del padre del ragazzo e, come già avvenne nei giorni del fallito sequestro, ha un'altra volta preso in mano le redini della situazione. L'avvocato Cocco, da anni residente a Novara, ha già lanciato un avvertimento ai sequestratori di Daniela, in particolare a quello che ha chiamato in correità Antonio, annunciando che sarà presentata denuncia per calunnia. E poi? «Aspettiamo gli eventi, fiduciosi nella giustizia, nell'obiettività dei giudici», ha risposto il legale. «Ci giochiamo la vita noi, gli altri parenti, tutti gli amici convinti dell'estraneità totale di mio figlio - ha detto il padre - un ragazzo di una bontà unica e di una indescrivibile amore per la sorella». Antonio è sospettato di aver organizzato il rapimento di Daniela perché, con la quota del riscatto che avrebbe intascato, gli sarebbe stato possibile trascorrere una vacanza da fiaba con una ragazza in Thailandia? «Storie - ha ancora risposto il padre - lavora con me e ha sempre avuto i soldi che gli bastano, con rnia moglie gliene abbiamo dato nella misura giusta». A questo proposito i Cocco hanno tenuto a precisare y che Antonio, diplomato in ragioneria e impegnato nell'azienda paterna, è tutt'altro che uno sfaticato. «Semmai è esattamente il contrario» ha sostenuto l'avvocato Cocco lamentandosi che «da vittime siamo diventati colpevoli» e aggiungendo: «Nutriamo la massima fiducia nella magistratura». Lo zio-difensore subito dopo ha sottolineato che «la chiamata di correo secondo la Cassazione dev'essere vestita, cioè dev'essere corredata da adeguati riscontri. Non può esser sufficiente il primo delinquente che si mette a parlare e afferma che uno di noi si è macchiato di un delitto. Vedremo comunque quali sono gli indizi raccolti dagli investigatori, lo faremo presto». E per finire una stoccata: «Quella di coinvolgere le vittime nel ruolo del carnefice - ha rivelato l'avvocato Cocco - è una vecchia tecnica dei sequestratori. Temo che nel nostro caso si stia ripetendo un copione». Antonio Ravidà Daniela Cocco (a fianco) e (sotto) il fratello Antonio accusato di concorso nel suo sequestro avvenuto a Palermo

Persone citate: Antonio Ravidà, Cocco, Daniela Cocco, Giuseppe Di Lello, Pietro Cocco, Salvatore Gallina Montana, Sebastiano Cocco

Luoghi citati: Novara, Palermo, Thailandia