Trionfo nella pallavolo spaziale di Paolo Passarini

Trionfo nella pallavolo spaziale Tre dello Shuttle acchiappano Intelsat e lo rilanciano nell'orbita giusta Trionfo nella pallavolo spaziale L'operazione a 35 km d'altezza e a 25 mila di velocità Era in gioco uno strumento da duecento miliardi di lire WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Pronto Houston, credo che abbiamo pescato un satellite». Mancava un minuto alle 8 della sera di mercoledì, ora della costa orientale americana, quando la voce di Daniel Brandenstein, comandante dello Shuttle Endeavour, ha gracchiato dai microfoni del Centro spaziale della Nasa, dove è esploso un applauso liberatorio. «C'è un mucchio di facce sorridenti quaggiù, ragazzi», ha risposto Sam Gemar, addetto alle comunicazioni con l'equipaggio nello spazio. «Non è ancora finita», ha smorzato prudente Brandenstein. Intanto, gli americani seguivano entusiasti l'azione degli astronauti dalle televisioni. Per la prima volta nella storia, tre uomini sono usciti insieme sospesi nel vuoto spaziale. Per la prima volta ci sono rimasti più di nove ore. Quello che, dopo due tentativi di recupero andati a vuoto, si stava profilando come un grave fiasco destinato ad alimentare accese polemiche, si era risolto in un successo «in extremis». Non ci sarebbe stato abbastanza carburante per compiere un quarto tentativo di afferrare il satellite «Intelsat-6», un tamburo metallico di 4 tonnellate e mezzo, lungo più 5 metri e largo 3 e mezzo, dal costo di quasi 200 miliardi. Servirà anche per trasmettere le Olimpiadi di Barcellona. Ieri pomeriggio, a circa 18 ore dal suo recupero, il satellite sperduto nello spazio è stato rilanciato nell'orbita giusta da un razzo agganciatogli dagli uomini dell'«Endeavour». Ma, a quel punto, si erano già sopite le polemiche sull'opportunità di spendere soldi dei contribuenti per recuperare un oggetto appartenente a un consorzio privato di 122 nazioni. L'emozione per lo spettacolare successo aveva già spazzato via le polemiche. Eppure, la linea di difesa approntata dagli uomini della Nasa non era molto robusta. L'«Intelsat-6» è stato recuperato, a prezzo di notevoli rischi, dopo che il comandante Branden¬ stein, falliti due tentativi di aggancio con un braccio snodato di 4 metri e mezzo appositamente predisposto, ha deciso di ricorrere a una tecnologia più elementare, le mani. Così ha deciso di aggiungere a Pierre Thuot e Richard Hieb un terzo uomo del suo equipaggio, Thomas Akers. Akers è stato scelto per la sua stazza, un metro e 82 per più di 80 chili, un uomo robusto in grado di utilizzare tutta la sua forza per fermare la rotazione del satellite e aiutare gli altri due a trascinarlo verso lo Shuttle, mentre la combriccola spaziale viaggiava a 25 mila km all'ora a 35 d'altezza sopra le Hawaii. C'era il rischio che Akers, date le sue dimensioni, non riuscisse a passare per l'oblò d'uscita, e altri due membri dell'equipaggio si tenevano pronti a sostituirlo. Ma ce l'ha fatta, e l'operazionerecupero è cominciata, mentre tutti, dentro lo Shuttle, trattenevano il fiato, perché sarebbe bastata la lacerazione di una delle tute di più di mezzo centimetro perché il suo proprietario fosse condannato a morte. «Piano, ragazzi, fate con calma», raccomandava al microfono Brandenstein. «Ecco, questa è la dimostrazione che gli uomini possono prendere decisioni precluse alle macchine», ha poi commentato, per esaltare l'impresa, un dirigente della Nasa, riferendosi alla decisione del comandante di prendere il satellite con le mani. Ma, negli anni passati, tutti i recuperi, gli altri tre satelliti, erano stati effettuati con questa tecnica. La novità era il braccio snodato, cui la Nasa aveva lavorato due anni. E non ha funzionato. Paolo Passarini Dopo giorni di inutili tentativi gli astronauti «afferrano» il satellite guasto [fotoepa]

Persone citate: Akers, Daniel Brandenstein, Richard Hieb, Thomas Akers

Luoghi citati: Barcellona, Hawaii, Washington