«Che errore preferire Forlani a Bobbio»

«Che errore preferire Forlani a Bobbio» IL PDS IL QUIRINALE eu scandali «Che errore preferire Forlani a Bobbio» D'Alema ai socialisti: così la sinistra farà harakiri E' ROMA forse qui nel palazzo di Montecitorio che stamane cominceranno a bruciare le fiamme dell'inferno dei politici evocate da Andreotti? Massimo D'Alema, presidente dei deputati del pds, giura di aver smesso di ridere alle luciferine battute andreottiane, pur non potendo negare di «averne subito il fascino perverso». Non gli piace il clima granguignolesco nel quale i mille e passa grandi elettori si apprestano alla maratona presidenziale e ancor di meno un certo odore d'incenso che aleggia: «Tra diavoli e santi, sembra di esser tornati indietro al Concilio di Trento. Scalfaro ha fatto benedire da un prete il mio ufficio. Ma io sono ateo! L'unica cosa che mi mancava qui non era la benedizione, ma il ritratto di Togliatti, che devo ancora trasferire da Botteghe Oscure». Eppure, onorevole D'Alema, per questo clima singolare c'è ben donde: le Camere si riuniscono in seduta congiunta per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica mentre a Milano prevale la via carceraria al rinnovamento politico. Sì, lo choc è stato forte, ma la capacità di reazione del sistema politico si sta rivelando bassissima. Nel 1978 venivamo dall'omicidio di Moro e dalle dimissioni di Leone: il Parlamento dimostrò di avere le risorse per reagire, per restituire credibilità alle istituzioni, eleggendo presidente Sandro Pertini. Questa volta, purtroppo, non vedo i segnali d'un possibile colpo d'ala. E quali segnali vede? E' tutto dominato da un calcolo irresponsabile: quello di piazzare Andreotti o Forlani al Quirinale. Il psi è pronto ad agevolare questo disegno pur di poter spedire, in cambio, Craxi a Palazzo Chigi. Come se nulla fosse accaduto, come se il 5 aprile fosse stato un incidente e lo scandalo di Milano l'effetto della stravaganza di un giudice. Tutto ciò è sconcertante: Deus dementai quos vult perdere, direbbe Natta che sa bene il latino. Non sono poi così stolti, se dopo il 5 aprile a Milano riescono a risolvere tutto con una diversa ripartizione delle posizioni di potere... E invece sì, perché sono calcoli di corto respiro. Si pensa soltanto all'autodifesa di un ceto politico indifendibile, invece dì difendere la democrazia e il sistema dei partiti, ciò che richiede una radicale rigenerazione. Altrimenti, ha ragione Formica a mettere in guardia da sbocchi autoritari. Ma quando dice queste cose, Formica pensa al partito trasversale, di cui voi pidiessini siete soci fondatori. Il pericolo viene dal sistema delle lobby, dai poteri forti. A Milano non sono stati scoperti soltanto alcuni mariuoli, né una banale degenerazione della partitocrazia, ma un potere oligarchico, con una forte connessione d'interessi tra ceto politico dominante e importanti settori imprenditoriali. Di quel ceto politico dominante facevate parte anche voi. Le indagini giudiziarie portano il passato nel presente, ma per noi Milano è retaggio del passato. L'atto di nascita del pds è la rottura del consociativismo e Milano è la scelta netta di rinunciare al potere, perché in quella gestione del potere non potevamo stare. Non dimentichiamo che Borghini, di cui si sta facendo una specie di eroe popolare, ha votato per Pillitteri. Ma come può parlare, dicono i socialisti, chi ha preso soldi dall'Urss, da una potenza nemica? Se è per questo, in altri tempi i soldi dall'Unione Sovietica li ha presi pure il psi. E la de riceveva un appannaggio mensile dalla Cia. Ma il problema è molto più serio. E' la connessione tra affari e politica, l'inganno agli elettori, la limitazione dell'autonomia dei partiti, il peso negativo sull'economia nazionale. E non solo. Cos'altro, on. D'Alema? La cultura del rampantismo, deU'aixicchimento facile, del cinismo, lo sgretolarsi delle grandi ideologie, che ha fatto cadere l'etica civile. Lei è orfano delle grandi ideologie? Non è questione di rimpianti, ma non si è riusciti a rifondare, come si dovrebbe, su valori laici. E certi settori della società civile sono coinvolti in pieno nella corruzione. Faccia degli esempi. Uno per tutti: qualche mese fa a Samarcanda ebbi come contraddittore, in rappresentanza della società civile oppressa dai partiti, il professor Azzolina, che mi pare sia stato appena arrestato per un'accusa di estorsione. Se anche la società civile è così corrotta non sarà tutta colpa del rampantismo socialista. No, ma c'è una cultura che ha prodotto danni gravissimi a quel partito e anche al Paese. Se invece di prendersela con chi segnalava lo spuntare di enormi ricchezze, le crescite ingiustificate nei livelli di vita personali, le forme di arroganza, bollando tutto come antisocialista, avessero badato di più a ciò che avveniva, credo che oggi sarebbero meno nei guai. Il psi ha avuto un potere enorme, molto superiore a quello derivante dalla sua forza elettorale. Ciò ne ha fatto un autobus. Un autobus? Sì, chiunque poteva salire e, appena salito, diventare assessore, sindaco o, comunque, arricchirsi. Così il partito si è trasformato in una corsia preferenziale per il potere. Proprio questo è stato il salto di qualità del craxismo. Un salto di qualità in nega¬ tivo? Non necessariamente, all'inizio: Craxi ha avuto il merito di scoprire che fare l'ago della bilancia politica era una posizione pagante, mentre il gruppo dirigente che l'aveva preceduto credeva fosse la sua disgrazia. Poi questa condizione si è rivelata comoda per molti di quelli che si affollavano sull'autobus craxiano e l'attico terrazzato è diventato una spinta irresistibile. L'attico terrazzato e il craxismo sono ora oggetto d'analisi di Ruffolo, ma anche di Formica, Del Turco e Amato. Me ne compiaccio. Certo se invece di Amato fossi stato io a dire che la rovina del psi sono i piccoli craxini di provincia che finiscono in galera perché vogliono imitare il capo, avrebbero gridato all'antisocialismo viscerale. Lei vuol dire che nel psi si prepara una resa dei conti? Non m'interessa. M'interessa invece una riflessione politica. Se non avviene è una disgrazia per tutti, perché se non si va alle riforme, cominciando dalla legge elettorale, è il suicidio del sistema. Spero che prevalga il buonsenso, che nessuno voglia fare harakiri. Voi cosa intendete fare per evitare l'harakiri di questo sistema politico? Sulla strada dei rapporti a sinistra noi abbiamo tolto il più grande dei macigni. Abbiamo sofferto per due anni e subito una scissione per spostare quel macigno. Trattarci ancora come se fossimo il pei oggi, quando tra l'altro abbiamo chiesto l'adesione all'Internazionale socialista, è un atto barbaro, non saprei come altro definirlo. Rispetto alle lacrime e al sangue che noi abbiamo versato, al psi è richiesto uno sforzo assai minore per spostare qualche altro macigno. Quale sforzo? Basta che si comportino da socialisti. E come si devono comportare i socialisti? Ho dovuto sentire con addolorato stupore da un uomo che stimo come Giuliano Amato che preferisce Forlani a Bobbio come Presidente della Repubblica. Forlani sarà una degna persona, ma (il Bobbio è uno dei più grandi intellettuali della sinistra italiana. A quale socialdemocratico d'Europa Amato potrebbe mai riuscire a spiegare perché il psi ha dato la sua disponibilità a far convergere i voti su un candidato democristiano, preferendolo a Bobbio? Dovrebbe tradurgli dal napoletano: «Io te dò na cosa a te...», con quello che segue. Se questo non è consociativismo... Ed ecco che un nuovo macigno sulla strada dell'evoluzione democratica torna ad opera dei socialisti. Ne sono sconcertato e addolorato. Bobbio è il vostro candidato per il Quirinale? Noi voteremo Nilde lotti, ritenendola una candidata degna e non di bandiera. Qualora la sua elezione non risultasse possibile, ci sposteremo su una candidatura di cui abbiamo indicato i criteri, che deve rappresentare un segno di novità per il Paese rispetto alla nomenklatura dei partiti. L'identikit di Bobbio. Sì. Non rischiate di muovervi troppo ingenuamente? Certo, forse nell'elezione del presidente della Camera potevamo muoverci più astutamente. Ma se volevamo averlo, dovevamo accedere a un'intesa che non ci piaceva. Da ingenui, pensavamo che potesse valere un criterio di rappresentatività istituzionale. Non finirete con bruciare Bobbio per poi votare Spadolini? Non considero Spadolini nella rosa dei preferiti, ma neanche in quella di chi non possiamo assolutamente votare. Molti non la pensano come lei nel pds. Noi non siamo matti e non abbiamo l'anello al naso, non ci muoviamo alla giornata inse guendo le sirene. Siamo saggi e realisti. Se ci convinceremo che rischiano di passare i candidati peggiori, cercheremo in tutti i modi di evitarlo. Per chi non voterete mai e poi mai, onorevole D'Alema? Non voteremo mai Andreotti, né Forlani. Alberto Staterà «Anche noi nella bufera? Ma per noi Milano è un retaggio del passato, il pds ha rotto col consociativismo» «Spadolini lo potremmo votare» Massimo D'Alema, capogruppo del pds alla Camera. «Sulla strada dei rapporti a sinistra noi abbiamo tolto il più grande dei macigni, con lacrime e sangue: al psi è chiesto molto meno, ma non lo fa»