Oggi primo voto, ognuno corre per sé di Alberto Rapisarda

Oggi primo voto, ognuno corre per séLa lotta per il Quirinale si presenta come una fiera della frammentazione fra i partiti Oggi primo vot, ognuno corre per sé Solo candidati-civetta, la vera partita da venerdì ROMA. La de non è riuscita a presentare un candidato «vero» per il Quirinale e oggi, alle 10, si vota tra uno sventolare di candidati di bandiera. Sarà la fiera della frammentazione. Nove candidati per 12 partiti più prevedibili dispersioni su altri ancora. Nessuno ha la possibilità di essere eletto, dato che occorre una maggioranza dei due terzi per le tre prime votazioni: due oggi (ore 10 e 17) e una domani, alle 17. La partita vera comincerà da venerdì, quando la maggioranza richiesta sarà «solo» di 508 voti. Nessuno sa, al momento, come raccoglierli su un solo candidato. Forlani pare pensare a un non de (Spadolini?), ma gli altri attendono che sia lui a presentare ufficialmente quella candidatura, per poter poi contrattare il loro appoggio. La de, il partito maggiore, va al voto con la sensazione che questa volta gli eventi possano sfuggire a qualsiasi controllo sino a nuove elezioni anticipate entro l'anno. «Siamo alla vigilia di una legislatura che avrà rischi di naufragio assai maggiori delle precedenti» ha avvisato Forlani. Il segretario democristiano è stato il protagonista di questa tesa giornata di vigilia dello scontro. Di fronte ad una de divisa per sette e con almeno sei potenziali candidature (andreottiani, forlaniani, gavianei, demitiani, i 40 della sinistra ribelle, i referendari di Segni, i cossighiani), ha puntato con decisione su un candidato di parcheggio, lo sbiadito ed innocuo senatore De Giuseppe, per prendere tempo sino a venerdì. Soprattutto, per verificare se l'armata democristiana sarà compatta sul candidato ufficiale o se i «franchi tiratori» cominceranno a colpire da subito. De Giuseppe è un candidato che deve farsi da parte appena gli verrà chiesto. Per questo motivo la de ha rinunciato a sventolare la bagdjej^d^ -Amintor^jFanfani, J temendo" che il vecchio «cavallo di razza» potesse entrare anche lui in un gioco già complicato da tanti concorrenti. Anche gli altri partiti hanno seguito la regola di «a ciascuno il suo candidato». Vassalli per il psi, Nilde lotti per il pds (la voterà anche Rifondazione comunista), Cariglia per il psdi, Valitutti per il pli. Il repubblicano La Malfa propone informalmente (sulla «Voce repubblicana») Spadolini, ma annuncia che i suoi cominceranno votando scheda bianca. E voteranno in bianco anche i missini. La Lega sceglie stamani tra Cossiga e Miglio. I Verdi sono per Bobbio ed anche i «referendari» gli sono favorevoli, in linea di massina. Tutti si riservano di decidere, in seguito, su chi spostare i loro voti e attendono sempre una decisione della de. E' un gioco con una punta di sadismo quello che stanno conducendo i maggiori partiti nei confronti dello scudo crociato. I socialisti, anche i pidiessini, per non parlare dei repubblicani, non escludono affatto di poter votare per Giovanni Spadolini, ma aspettano che sia la de ad andare a chiedere i loro voti ufficialmente. «Spadolini non è tra i nostri preferiti ma neanche tra gli esclusi» spiega il capo dei deputati del pds, D'Alema. Nessuno è in vena di far regali e ognuno ha qualcosa da chiedere. Craxi potrebbe dare i voti socialisti per uno Spadolini presentato dalla de in cambio della guida del governo, il pds potrebbe chiedere la presidenza di una Camera che ha perso al primo giro, i repubblicani potrebbero parlare di formazione del governo. I democristiani lo sanno e quelli della sinistra già brontolano e recriminano. Visto che le cose stanno messe così male, tanto varrebbe presentare un candidato tipo Tina Anselmi, dicono e vediamo cosa fanno gli altri. Ma Forlani si è fatto i conti guidato da un realistico pessimismo che lo indurrebbe a dar per persa per la de la battaglia per u Quirinale, ma a sperare di vincere almeno quella per il governo. Il segretario democristiano sembra lucidamente convinto che questa volta c'è il .rischio che ài Quirinale vada uno che mandi all'aria la possibilità di rimettere insieme alleanze tradizionali e sperimentate, anche se allargate al pds. «Sento che oggi non è più come in passato ha avvisato i suoi - dobbiamo trovare una soluzione che renda più agevole il confronto tra i partiti che non escludono pregiudizialmente di poter concorrere allo svolgimento utile della legislatura». E poi: «Un passaggio istituzionale come questo non deve essere risolto per contrapposizioni e a colpi di maggioranza». Questo dice Forlani ma ora si tratta di vedere se ha convinto tutti i suoi. Andreotti non si rassegna a cedere il passo a un non de. Non ha niente da perdere e rimarrà una variabile difficilmente controllabile. «Dopo il candidato di bandiera, la de presenterà una candidatura vera per il Quirinale» garantisce l'andreottiano Cristofori. E conta su un consenso da raccogliere tra quanti temono il tunnel del processo ai partiti che lo scandalo di Milano potrebbe aprire e potrebbero essere tentati di affi- darsi ad uno sperimentato navigatore per uscirne. «La verità è che o il Presidente viene eletto entro giovedì o al massimo venerdì - spiega Flaminio Piccoli mentre lascia Montecitorio - o tutto diventerà imprevedibile». E così è chiaro che è breve il tempo a disposizione dei partiti tradizionali per planare in «caduta controllata». Quarantotto ore per trovare un accordo, saltando oggi. Se non ci sarà una fumata bianca entro sabato, si continuerà a votare ad oltranza, anche domenica e così via ha deciso il presidente Scalfaro. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Milano, Roma