Il Messia abita a Brooklyn

Il Messia abita a Brooklyn Ha 90 anni, non ha eredi, in politica è un falco e condiziona Israele senza esserci mai stato Il Messia abita a Brooklyn BNEW YORK ESERCITO ebreo più potente del mondo dopo quello israeliano ha il suo quartier generale a Crown Heights, nel quartiere di Brooklyn, al numero 770 di Eastern Parkway. Per i Lubavitcher - così si chiamano i seguaci della setta - il numero 770 ha una forte carica simbolica, come il numero 10 di Downing Street per i funzionari britannici: è l'indirizzò che indica il cuore del sistema e quindi suscita rispetto e venerazione. L'edificio di mattoni a tre piani, con le mansarde di forma triangolare, è diventato l'emblema stesso del culto, qualcosa di simile alla basilica di San Pietro per i cattolici. Al punto che i Lubavitcher di Israele, una piccola appendice del grande movimento che ha messo radici a Brooklyn, hanno costruito una copia del palazzo, perfettamente conforme all'originale, nel villaggio di Kfar Habad, tra Tel Aviv e Gerusalemme: la facciata, il disegno, i colori, le dimensioni, perfino i rivestimenti in legno sono gli stessi. Così i Lubavitcher israeliani possono essere certi che il capo supremo della setta, il Rebbe, si sentirebbe perfettamente a suo agio, in un ambiente del tutto simile a quello di New York, il giorno in cui finalmente decidesse di visitare Israele. Per strano che possa sembra-i re, Menachem Mendel Schneer-j son - senza dubbio il più famoso! leader del giudaismo contempo-i raneo, temuto e rispettato anche! dai suoi nemici - non ha mai messo piede in Israele. Eppure,' come leader di una setta moltol influente, egli esercita un note-' vole peso nella politica israeliana attraverso i deputati di uni partito religioso, l'Agudath, che' appoggia il primo ministro Sha-i mir: per esempio nel 1990 fu il! Rebbe, con una sola ma energica telefonata da Brooklyn, a boicottare il tentativo di Shimon Peres di formare un governo a guida laborista. Il Rebbe è un falco in politica, ma cerca soprattutto di condizionare le scelte religiose del governo di Gerusalemme: vorrebbe che i soli ebrei aventi diritto ad emigrare in Israele, in base alla Legge del Ritorno, > fossero quelli convertiti da rabbini ortodossi. Con una simile clausola, buona parte degli ebrei americani verrebbero esclusi dal beneficio. Ma queste interferenze si manifestano in forme discrete c invisibili. Grazie al suo straordinario carisma, il Rebbe non ha bisogno di fare viaggi nello Stato] ebraico. Ed ora che ha 90 anni e non sta bene in salute, un viaggio a Gerusalemme appare impossibile. La sua roccaforte resta a Brooklyn, dove 30 mila fedeli vivono intorno a lui in una comunione di riti e di preghiere che culminano nelle udienze collettive che concede la domenica. C'è un'attesa vibrante, una grande confusione e un clima esaltato durante le sue pubbliche apparizioni. Accanto ai suoi discepoli, si accalca nella sinagoga una composita comunità umana: i cercatori di miracoli («Rebbe, guarisci mia figlia», Il rnel '90 ufecelaborist «Rebbe, aiutami ad uscire dalla bancarotta»), i fanatici che vogliono toccarlo perché sono convinti che sia lui il Messia del quale il giudaismo attende l'arrivo, ed anche ebrei di altre dottrine - conservatori, riformati -o ebrei laici, attratti dall'oscuro fascino che il personaggio emana e incuriositi dallo straordinario successo che la piccola setta ultraortodossa ha conseguito negli ultimi decenni fino a diventare la componente più aggressiva e missionaria del giudaismo. A tutti il Rebbe regala una banconota da un dollaro, per opere di bene, ma molti se la fanno plastificare e la tengono in casa come una reliquia. Senza addentrarci troppo nella complessa e frammentata storia della religione ebraica, converrà ricordare che la setta di Lubavitch deve il suo nome a una cittadina della Bielorussia nella quale essa nacque nella prima metà dell'Ottocento, come una delle molte derivazioni del chassidismo, come fu chiamato il movimento mistico e popolare che si sviluppò nel '700 nelle campagne della Polonia e della Russia in opposizione al giudaismo erudito e riformista delle città. Gli «hasidim» (alla lettera «i pii», come furono chiamati) vennero col tempo assumendo connotati diversi a seconda dei rabbini ai quali facevano capo. Costoro presero il titolo di «Rebbe», ossia di leader carismatici della comunità. Spesso il titolo si trasmetteva lungo linee familia: ri, ad un figlio o al marito di una figlia. Queste sette, che predicavano la separazione dal mondo e il colloquio diretto con Dio, erano le più sedentarie e conservatrici nello spettro del giudaismo. Non sarebbero mai approdate in America se non ci fosse stata la persecuzione nazista. I sopravvissuti che si sono stabiliti a Brooklyn continuano a testimoniare il rifiuto della modernità che avevano proclamato nelle campagne dell'Ucraina e della Bielorussia: per esempio, vestendosi sempre con cappotti e cappelli neri dell'Ottocento e compiendo i loro riti secondo norme antiche e rigorosamente osservate. La setta di Lubavitch è cresciuta più rigogliosa delle altre perché il suo leader, pur respingendo la civiltà americana, ha mutuato da essa tutto ciò che poteva essergli strumentalmente utile: le tecniche pubblicitarie, l'organizzazione del consenso, la raccolta di fondi. Per esempio, in occasione del suo novantesimo compleanno, il Rebbe si è vantato di aver ricevuto messaggi di apprezzamento da attori famosi (Elliott Gould, Jon Voight, Whoopi Goldberg) e da politici stranieri, tra i quali figura «il primo ministro italiano Andrioti» (sic). Menachem Mendel Schneerson è il settimo Rebbe di Lubavitch, avendo ereditato il titolo dal suocero che a sua volta l'aveva acquisito dal padre. Ha studiato a Berlino ed a Parigi, ha letto Proust ed Hegel, ha assaporato il mondo ed i suoi peccati prima di dedicarsi completamente alla vita religiosa. Ma contrariamente agli altri leader ortodossi, che si chiudono orgogliosamente nella solitudine delle rispettive sette, Schneerson si è distinto per l'attivismo missionario che ha inculcato nei suoi seguaci. Si dice che ovunque nel mondo ci sia un ebreo, anche nei villaggi più remoti, prima o poi arriveranno i messi del Rebbe per convertirlo all'ortodossia. Nelle strade di New York può capitarvi di essere fermato da un Lubavitcher che vi chiederà «Sei un ebreo?». Se la risposta è positiva, segue la seconda domanda: «Hai messo oggi i tefillin?», ossia i filatteri, le capsule di cuoio contenenti versetti biblici che vanno cinte intorno alla testa e vicino al cuore durante le preghiere del mattino. Se il passante non ha pregato e accetta l'invito del Lubavitcher, le preghiere verranno subito recitate insieme, nelle dovute forme, in speciali pulmini parcheggiati all'angolo e noti come «Mitzvah Mobiles», qualcosa come «i veicoli del Comandamento». Un altro esempio della fede missionaria è l'annuncio a pagaménto che viene pubblicato il venerdì sulla prima pagina del New York Times: «Donne e ragazze ebree, ricordatevi di accendere le candele dello Shabbat questa sera alle ore 7 e 19...». La setta del Rebbe è giunta a finanziare le famiglie ebree che volevano rinnovare la cucina così da disporre di zone e contenitori separati, secondo là tradizione kosher, per i cibi/teista? (fatti con la carne) e per i cibi milchig (con latte o formaggio), i quali non devono mai venire a contatto. Per impedire che i giovani ebrei vengano corrotti dal mondo dei «gentili», il Rebbe ha creato nel mondo una rete di 1350 scuole religiose nelle quali viene insegnata la dottrina ortodossa. La setta dispone perfino di una rete televisiva via satellite per trasmettere i discorsi del Rebbe alle comunità di Lubavitcher che vivono fuori da Brooklyn. Ovviamente, un uomo come Schneerson suscita molte controversie e -ostilità nel mondo ebraico. Gli si rimprovera non tanto il suo fervore messianico («Il Messia è in marcia, il suo arrivo è imminente»), quanto la sua tendenza a far credere che il Messia è lui, Schneerson, il quale prima o poi rivelerà la sua natura divina. Il Rebbe non ha mai detto esplicitamente di essere il Messia, ma neppure smentisce la superstizione dei suoi seguaci. I suoi portavoce dicono diplomaticamente: «Nessuno può sapere chi sia il Messia, ma il nostro Rebbe è il candidato più probabile». Tuttavia i suoi nemici sono di gran lunga meno numerosi dei suoi simpatizzanti. Il fatto straordinario è che un leader religioso che predica il separatismo e l'integralismo, che respinge la cultura moderna, che condanna ogni forma di integrazione degli ebrei nella società ame¬ ricana, attrae in qualche modo proprio coloro che egli condanna, e cioè gli ebrei laici, modernisti, sofisticati. E' anzi dalla loro generosità che egli ricava i finanziamenti che gli consentono di predicare il ritorno all'ortodossia. Come si spiega questa contraddizione? Un mio amico, che è un buon conoscitore del fenomeno, sostiene che c'è oggi nel giudaismo il bisogno di riconoscersi in un leader: «C'è un desiderio di Papa», e Schneerson senza dubbio si presenta come un perfetto Papa degli ebrei. Altri interpretano il successo del Rebbe come la reazione alla progressiva perdita di identità alla quale vanno incontro gli ebrei d'America, soprattutto i non praticanti. Ecco allora che le barbe bianche ed i vestiti neri dei Lubavitcher, il rigore arcaico dei loro riti, la compattezza delle loro famiglie simbolizzano il legame con la tradizione, evocano il mondo dei padri e dei nonni che abitavano nelle shtetl dell'Europa orientale. Come dice Allan Nadler, uno studioso del giudaismo: «Il Rebbe gioca la carta della nostalgia». Lo storico Arthur Hertzberg sostiene che la «diversità» ebraica si fondava su due pilastri: la religione da una parte e le persecuzioni e l'antisemitismo dall'altra. Ma se un ebreo non è religioso e non si sente più perseguitato come può definirsi ancora un ebreo? In questo difficile e tormentato dibattito, il Rebbe di Lubavitch si è inserito come il custode del giudaismo più puro ed autentico, quello religioso, in base al quale gli ebrei sono i discendenti di Abramo, sono il «popolo elètto» (questa espressione viene usata senza remore nelle prediche dei Lubavitcher) con la missione di diffondere nel mondo la nozione dell'unico Dio. Non è un messaggio razzista: è un messaggio di integralismo religioso non dissimile da quello che, in altre forme, si è manifestato anche nel Cristianesimo e nell'Islamismo. In questa orgogliosa rivendicazione di leadership del giudaismo, il Rebbe di Lubavitch ha una sola, grande, debolezza: ba 90 anni, non ha figli e non ha indicato quale dei suoi discepoli sarà il suo successore. La setta, dopo la sua morte, rischia una pericolosa guerra di successione. Ma i Lubavitcher sorridono di queste fosche profezie: «Il Messia ci salverà, sta per arrivare». Gaetano Scard occhia Il rabbino Schneerson è potentissimo: nel '90 una sua telefonata fece saltare il governo laborista di Shimon Peres Capo supremo della setta, il Rebbe del giudaismo è circondato da fedeli che gli chiedono miracoli Il Rabbino Schneerson con i suoi allievi [FOTOJIM ESTRINJ ' Shimon Peres e Shamir, , il primo ministro che ha sempre contato sui voti dell'Agudath, il partitino religioso . controllato direttamente dal numero 770 di Eastem Parkway nel quartiere di Crown Heights di Brooklyn