Squarzina, scherzo dall'aldilà

Squarzina, scherzo dall'aldilà «Siamo momentaneamente assenti» al Piccolo di Milano, regista Battistoni Squarzina, scherzo dall'aldilà 7/ testo, troppo lungo, non convince Giulia Lazzarini: una grazia distratta MILANO DAL NOSTRO INVIATO Reduce dalla cremazione della rispettivamente moglie e madre, un padre e figlio ritornano nell'appartamento di famiglia. Ascoltano inconsolabili la voce dell'estinta, rimasta nel messaggio della segreteria telefonica - «Siamo momentaneamente assenti», con frase che fornisce il titolo alla novità di Luigi Squarzina, al Piccolo fino al 31 maggio -; ma una visita di Cristina, amica di casa ansiosa di recuperare certe proprie lettere compromettenti, ci fa apprendere che entrambi ebbero una relazione clandestina con lei. Cristina se ne va, ed ecco ripresentarsi fresca come la proverbiale rosa nientemeno che la defunta Alberta. Superato lo sgomento iniziale, padre e figlio sono entusiasti di rivederla. Chissà come, capiscono anche che la donna non «sa» di essere morta, e che pertanto rimarrà con loro fin quando non se ne renderà conto. Si dispongono quindi a proteggerla, e avendo licenziato per telefono la cameriera, staccano l'apparecchio per evitare che ella senta messaggi di cordoglio. Ma non possono impedire che piombino altri visitatori. Questi sono un celebre regista cinematografico di cui il padre è sceneggiatore, in crisi perché i produttori rifiutano l'ultimo soggetto. Il celebre regista, di cui conosciamo solo le iniziali, FF, è reduce dalla montagna e ubriaco, e pertanto non si stupisce alla vista di Alberta, con la quale chiede di essere lasciato solo per un momento, e dalla quale ottiene preziosi consigli su come modificare l'invendibile storia alla quale lavorava. Dopo FF è la volta di Mizzi, moglie separata del figlio per evidente incompatibilità di carattere. Mizzi battibecca furiosamente col marito, ma poi dopo avere visto Alberta ci rifa repentinamente la pace, e anzi ci finisce a letto. Anche il padrone di casa riassaggia il talamo con la ricomparsa consorte, e con successo. Nella seconda parte i personaggi si ritrovano tutti insieme la mattina dopo, quando il regista piomba con la notizia che il produttore ha accettato il film migliorato dai suggerimenti di Alberta, e che vuole la partecipazione del padre alla sceneg- giatura. Il padre nicchia, non capendo il perché del voltafaccia; e la maligna Cristina, ora emarginata dalla ritrovata felicità coniugale di padre e figlio, pronuncia la formula fatale, comunicando ad Alberta che è morta. Alberta ora ci spiega, in un lunghissimo monologo, l'arcano. Destinata a decedere, aveva ottenuto una proroga di dodici ore per salvare il matrimonio del figlio, comunicare il proprio amore al marito, e raddrizzare le ossa al film di costui e di FF. Ha fatto centro tre volte, ora può andarsene in pace. La commedia, che senza dubbio Squarzina si è assai divertito a scrivere, è sembrata piacere al pubblico milanese della prima, che ha molto riso specie durante la parte iniziale e molto applaudito alla fine. Questo ha fatto piacere al cronista ma non lo ha convinto della validità di un testo che malgrado l'efficacia di qualche battuta contraddice con una mole indigesta - un prim'atto di quasi 90', un secondo di quasi un'ora - la leggerezza e la giocosità dell'assunto. E quante cose dobbiamo accettare per poter stare allo scherzo! Passi per la ricomparsa del fantasma, regolata da leggi che l'autore crea ad hoc; ma anche i miracoli operati da costei sembrano privi di giustificazione, particolarmente la storia del film e del suo farraginoso soggetto. Personalmente faccio prima a accettare l'esi- stenza di una morta vivente, che quella di un regista, di un produttore e di un progetto come quelli qui illustrati. Personalmente, e sempre in contrasto con gli spettatori del Piccolo, avrei anche riserve sull'allestimento, e in particolare sullo sforzato e alla lunga stucchevole brio da pochade (mediante un incessante movimento e anche qualche salto sui divani) che il regista Carlo Battistoni ha tentato di imprimere a un lavoro dove forse si aspirava a qualche profondità. Non ho ammirato, per una volta, la scena di Ezio Frigerio, un interno borghese chissà perché vagamente littorio, con marmi neri e bianchi; e mi domando il motivo dei capi di Rosita e Ottavio Missoni sfoggiati dai personaggi, anche se potrei voler dare un'occhiata al cartellino del prezzo delle belle vestaglie alla Noel Coward di padre e figlio. Fra gli attori, Giulia Lazzarini ha avuto modo di esibire la sua nota grazia un po' distratta, alla Rina Morelli, e Franco Graziosi è stato un marito plausibile. Ma Mattia Sbragia, Claudia Giannotti e Corallina Viviani non sono sembrati a loro agio in questo tipo di teatro. Quanto a Renato De Carmine, che era FF (!), si è limitato a paludarsi in cappottoni, giacconi di colori autunnali, e lunghe sciarpe da artista. Masolino d'Amico Un'intricata stona di famiglia e di interessi intorno ad una morta-vivente Stucchevole regia scene di Frigerio di stile littorio Un Graziosi marito plausibile A sinistra gli attori De Carmine (il signor FF) e la Lazzarini. Sopra: l'autore Luigi Squarzina A sinistra gli attori De Carmine (il signor FF) e la Lazzarini. Sopra: l'autore Luigi Squarzina

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