Ivory dentro il cuore del romanzò

Ivory dentro il cuore del romanzò Presentati a Cannes «Howards End» ancora dall'opera di Forster e «Au pays des Juliets» Ivory dentro il cuore del romanzò Magnifico Anthony Hopkins, bravissima laRedgrave Il miglior film realizzato dal regista di «Camera con vista» CANNES DAL NOSTRO INVIATO E' straordinaria una risata di Anthony Hopkins: secca, irridente, incredula e senza allegria, la risata sprezzante d'un padrone ricco e concreto di fronte a sciocche futilità quali la cultura, la sensibilità, il cuore tenero delle donne. Hopkins de «Il silenzio degli innocenti» e dell'Oscar è magnifico in «Howards End» (Casa Howard) di James Ivory: e sono bravissimi, benissimo diretti, tutti gli attori, Emma Thompson, Vanessa Redgrave, Helena Bonham Carter, James Wilby, Sam West, anche Jemma Redgrave che recita la figlia di Hopkins e che è davvero sua figlia. «Howards End» è forse il miglior film relizzato in trent'anni di lavoro comune da James Ivory, Ismail Merchant e Ruth Prawer Jhabvala: un regista americano di sessantatré anni, cresciuto nell'Oregon e nell'adorazione per la letteratura inglese; un produttore indiano musulmano di Bombay; una sceneggiatrice nata in Germania, fuggitane nel 1939, vissuta per un quarto di secolo a New Dehli come moglie d'un medico indiano. Tutt'e tre abitano a New York, in tre appartamenti dello stesso edificio, e lavorano spesso altrove; tutt'e tre sono ammiratori di Edward Morgan Forster, lo scrittore inglese nato nel 1879 e morto nel 1970. Dai suoi romanzi hanno tratto «Camera con vista», «Maurice» e adesso «Howards End», mentre altri ci- neasti, oltre a David Lean con «Passaggio in India», portavano al cinema altri romanzi. Capita, davanti ai film forsteriani di Ivory, di ritrovarsi divisi. In parte ammirati per la fattura impeccabile e la sottigliezza, per la bravura degli interpreti e l'esattezza dell'ambientazione. In parte tediati dalla convenzionalità elegante, le eterne tazze di tè e gli scones, gli eterni giardini fioriti di mughetti, rose, narcisi e glicini, i bei vestiti, l'accuratezza con cui ogni baffo è bene incollato e ogni libro è nell'edizione dell'anno giusto e ad ogni automobilista inizio secolo non mancano spolverino berretto e occhiali; insomma, esasperati da una confezione piacevole come un cioccolatino, lieve come un savoiardo, stucchevole come un pasticcino alle mandorle e al miele. Stavolta non è così: magari la narrazione è a volte troppo ellittica, magari la musica fragorosa di Richard Robbins è volgare, magari sono una soluzione brutta i cartelli con scritto «qualche mese dopo» o «l'estate seguente», ma niente pasticceria. «Howards End» («Casa Howard» è il titolo italiano nell'edizione Feltrinelli), scritto nel 1910, è uno dei romanzi più belli é spietati di Forster, nel quale (ha scritto Agostino Lombardo) la situazione della società inglese al principio del Novecento, nel periodo precedente la prima guerra mondiale, è raccontata con grande precisione e penetrazione, e una casa di campagna diventa l'essenza, il significato d'una vita o forse della vita. Intorno a Casa Howard, nel confritto di classi, la storia mette a confronto tre famiglie. I Wilcox, molto ricchi, conformisti, moralisti, raffinati e ignoranti, naturalmente egocentrici, mistificatori, sopraffattori e predatori: «Un consiglio, meno "sensiblerie" verso i poveri. I poveri sono poveri. Peccato per loro, ma il mondo va così», dice il capofamiglia Henry (Anthony Hopkins); il suo erede Charles è un perfetto cretino prepotente, benissimo recitato da James Wilby; le donne della famiglia sono grette e sciocche tranne la signora Wilcox (Vanessa Redgrave, meravigliosa) che muore presto e le cui ultime volontà vengono ignorate. La seconda famiglia, gli Schiegel, è giovane, benestante, colta, generosa, di mentalità aperta: la sorella maggiore (Emma Thompson, incantevole) sposerà il vedovo signor Wilcox, la-inquieta sorella minore (Helena Bonham Carter) avrà un figlio da un incontro sbagliato, il fratello si rifugerà nella sua grande Università. La terza famiglia è una coppia povera e sfortunata, un impiegato disoccupato pieno di poetica ambizione e d'orgoglio, la sua sensuale moglie con un passato segreto. I ricchi sono avidi, i borghesi sono intellettuali, i poveri sono romantici. Casa Howard, la bellissima casa di campagna, è il teatro del vecchio e del nuovo, il luogo dei desideri, dei destini incrociati, delle eredità d'elezione, di momenti drammatici, delle classi rigide che inevitabilmente si mescolano e s'influenzano nel cammino della Storia, di sentimenti appagati o vilipesi: la forza del romanzo diventa anche la forza del film. Lietta Tornabuoni I protagonisti del film «Howards End» di James Ivory, presentato a Cannes. Nella foto a sinistra Samuel West e Helena Bonham Carter. Qui, nella fotografia grande, Emma Thompson con Anthony Hopkins. Sotto, ancora un'immagine di Emma Thompson. La pellicola è tratta dal romanzo di Edward Morgan Forster, lo stesso autore di «Camera con vista» e di «Maurice» Tre carcerate in libertà CANNES. Storia non nuova ma bella, e sprecata. Tre giovani donne, criminali detenute che si conoscono soltanto attraverso i pettegolezzi del carcere, s'incontrano per caso alla stazione. Hanno ventiquattr'ore di permesso. Uno Charefa I protagonisti del film «Howards End» di James Ivory, presentato a Cannes. Nella foto a sinistra Samuel West e Helena Bonham Carter. Qui, nella fotografia grande, Emma Thompson con Anthony Hopkins. Sotto, ancora un'immagine di Emma Thompson. La pellicola è tratta dal romanzo di Edward Morgan Forster, lo stesso autore di «Camera con vista» e di «Maurice»

Luoghi citati: Cannes, Casa Howard, Germania, India, New York, Oregon