Duse, la legge del capociurma

Duse, la legge del capociurma Un libro svela il volto inedito della grande attrice: donna potente e decisa Duse, la legge del capociurma A seno nudo in scena per rabbia e spregio La sgridata a D'Annunzio, lei maestra lui allievo tJTtI ELL'AGOSTO del 1885, a A Buenos Aires, Eleonora \\ Duse non ne può più : suo 1 marito Tebaldo Checchi ! I va a letto con Irma Gramatica; il giovane «amoroso» Arturo Diotti, suo ex amante, è morto all'improvviso; il capocomico Cesare Rossi è gravemente ammalato; lei ha appena cominciato la relazione, che diventerà abbastanza importante, con il comprimario Flavio Andò. Agitata, piena d'ira, una sera, durante la recita della Principessa di Bagdad di Alessandro Dumas figlio, si slaccia il busto e mostra il seno nudo. Eleonora non fa mai nulla che non sia calcolato, soprattutto in scena. Ma questa volta sembra impazzita. Naturalmente non è così. Quel gesto è di spregio. Seguono sgomento e pettegolezzi. E in mezzo a tanta confusione, abbandonata a se stessa, la più giovane della compagnia, l'appena decenne Emma Gramatica, sorellina di Irma, decide di uccidersi; fa indigestione di frutta, poi passa la notte all'aperto, comportamenti che si riteneva avessero fatto ammalare Diotti... Naturalmente alla bambina non succede niente. Due giorni dopo, il matrimonio della Duse si chiude. Checchi, sino allora abile maritomanager più o meno devoto, decide di non tornare in Italia, la divina farà «ditta» con Andò; unico legame tra i due ex coniugi resta Enrichetta, la figlia amata e sempre allontanata, tra gelidi collegi di lusso e istitutori stranieri. Eleonora ha 27 anni. Le decisioni prese in Sud America vengono pagate duramente; in Italia è accolta con freddezza dagli amici e con allusioni volgari dai giornali. «Non inquietarti dell'affare Duse - scrive il 7 settembre Alessandro Rossi al padre Cesare - della di lei ingratitudine, delle farabuttate del siciliano Andò che non dimentica sotto la sua vernice di gentiluomo di essere guitto e mafioso...». Accuse alle quali l'attrice risponde indirettamente in una lettera aperta, pubblicata dal Capitan Fracassa, il giorno di Natale, prendendo, in certo modo, le difese anche del sempre bistrattato Checchi: «Oggi, dopo qualche anno di lavoro, io ritorno con una cifra molto considerevole di debiti... A me, in questo momento, conforta la certezza che alla firma di mio marito, unita alla mia come garanzia nel totale dei debiti miei, io potrò con pazienza e lavoro e coraggio far onore, anche se sola...». I germi del futuro «attore capo», secondo la definizione di Cesare Garboli, si stanno rinforzando e organizzando. Già famosissima, Eleonora si prepara a diventare il «grande bandito della scena»; colei che guida la ribalta, la governa, e vi passa sopra «distruggendo senza creare nulla, seminando il suo odio feroce per il teatro», come dicono tutti i suoi moderni biografi e studiosi, da Branca a Molinari, a Weaver, a Taviani. «Non si è "più" attori perché si ama il teatro - è la loro tesi - ; si è attori, grandi attori, perché lo si odia» (vedi Laurence Olivier, Carmelo Bene...). «Liquidato il marito, liquidato il capocomico, la Duse diventa lei stessa il più grande capocomico italiano, il "nume-Duse", la "Principessa invisibile" di cui nessuno conosce in anticipo le decisioni e che è sempre pronta a dettare "nuove leggi"». Con immagini rapide e precise come queste, Mirella Schino sintetizza nel suo libro appena uscito dal Mulino, Il teatro di Eleonora Duse, uno dei più delicati momenti di transizione nell'esistenza e nel lavoro della massima attrice del secolo, non solo nel nostro Paese. Per anni la figura della Duse, dice la Schino, è stata circondata da un amore trepidante, soffuso di una sfumatura di compassione. «Qualcosa ne rimane ancora oggi, sotto forma di una comprensiva considerazione (o - talvolta - irritazione) per la vita di sofferenze: l'infanzia misera, la morte in tournée, certi amori strazianti, Cafiero, D'Annunzio, il figlio morto, la figlia perbene. La Duse fragile, la Duse malata, malinconica, logorata dai nervi tesi. Un'immagine tanto di maniera da trascurare persino gli episodi omosessuali. Sotto il personaggio di una vittima immolata al teatro (che non solo D'Annunzio o altri, ma lei stessa contribuì a erigere) a me è sempre sembrato evidente che si dissimulasse una donna molto tenace; non una persona "forte", ma qualcosa di molto più indomabile. Una donna poten¬ te, decisa nel governare». Così in tutti i momenti della sua esistenza, anche durante il lungo, volontario esilio dalle scene, e anche nell'efferato rapporto con il Vate. Frutto d'un decennio di studio e di ricerche, questo libroromanzo avrebbe dovuto intitolarsi, secondo le preferenze dell'autrice, «Il paese di Eleononora Duse» nel senso di un teatro «in cui la Duse abitava e al quale tra rifiuti, ritrosie, dinieghi, giunse infine a "non" appartenere». Piacevolmente destinato anche ai profani, il lavoro è in realtà un collage di frammenti sul «mistero Duse»: non s'illude di risolverlo, né ciò avverrà mai, mancando quasi totalmente ogni testimonianza diretta della «divina» arte; getta però molte luci in varie direzioni. L'ampia scelta di lettere compiuta dalla Schino consente prima di tutto di confermare le straordinarie qualità letterarie dell'attrice. «Tu hai lottato meno di me, per guadagnare il pane - scrive per esempio a Boito nel '94 -. Tu hai vissuto (sì, forse nell'angoscia, povero Arrigo), ma hai sempre avuto una casa "che le rondini sfiorano". Io su quell'angoscia ho dovuto fare "bottega" e sono una donna...». L'assemblaggio di testimonianze e di studi di quasi un secolo, e c'è naturalmente anche Gobetti, conduce poi a un ritratto molto chiaro di Eleonora interprete rivoluzionaria e protoregista di grandissimo intuito: ispiratrice si direbbe di uno Strehler; compagna di strada addirittura, e con un collegamento audace, di un Grotowski; sempre alla ricerca del nuovo; consapevolmente femminista, innamorata del mondo e soprattutto delle eroine ibseniane. I resoconti molto bene accostati di viaggi, tournée, prove, i testa a testa con la sua massima antagonista Sarah Bernhardt, i carteggi con personalità come Adelaide Ristori, Yvette Guilbert, Claudel, Praga e naturalmente Arrigo Boito e D'Annunzio sino a Silvio d'Amico, mettono infine a fuoco, meglio di quanto non sia avvenuto sinora, le sue notevoli qualità manageriali: i suoi attori talvolta umiliati ma sempre da lei sostenuti, fortissimo senso del clan, anche contro i propri sentimenti. In una celebre lettera a D'Annunzio che, con grande durezza, si è scontrato con l'intera compagnia Rasi durante l'allestimento della Gioconda, Eleonora difende strenuamente i comici «erranti per mondo anche loro! senza casa, né pace - né libro di vita...». «E dà una grande lezione di stile al poeta - sottolinea la Schino -. Questa lettera è importante perché chiarisce le vere posizioni dei due artistiamanti. Lei la maestra, lui l'allievo». Sono in parecchi oggi a sostenere che sia stata la Duse a insegnare molto a D'Annunzio «anche per ciò che riguarda la scrittura». Né Lele, così veniva chiamato familiarmente, lo ignorava. Fu un allievo traditore ma per sempre soggiogato: come tutti gli uomini e le donne, non necessariamente amanti, entrati attraverso la durissima «lotta fiorita» del palcoscenico o della vita nel mirino del «grande capociurma». «Eleonora è stata uno dei due pirati del teatro italiano negli Anni 20». L'altro chi era? «Pirandello, una Duse in calzoni». Mirella Appiotti A27 anni, liquidato il marito-manager, divenne il maggiore capocomico d'Italia Lei e Pirandello, i due pirati del nostro teatro negli Anni Venti in scena per rabbia e spregio unzio, lei maestra lui allievo A27 anni, liquidato il marito-manager, divenne il maggiore capocomico d'Italia Lei e Pirandello, i due pirati del nostro teatro negli Anni Venti A fianco GabrArrigo Boito. la Duse in un L'ampia spiuta dalla ma di tuttstraordinaridell'attrice.no di me, pne - scrive nel '94 -. Tunell'angoscima hai sem"che le ronquell'angos"bottega" eL'assemblagze e di studic'è naturalmantagonistacarteggi coAdelaide Rbert, Claudmente Arrizio sino a Sno infine quanto nonle sue noteriali: i suoiliati ma semfortissimo scontro i proIn una cenunzio chesi è scontrapagnia Ramento delladifende str«erranti pesenza casa, A fianco Gabriele d'Annunzio, sotto Arrigo Boito. Nell'immagine grande la Duse in un ritratto giovanile

Luoghi citati: Bagdad, Buenos Aires, Italia, Praga, Sud America