Solo la sinistra alza il muro su Bossi

Solo la sinistra alza il muro su Bossi Solo la sinistra alza il muro su Bossi 77 sì della lega: chi lo cerca, chi lo respinge zia», è stata l'immediata risposta di Gianfranco Miglio. Ma il problema esiste. E la risposta della de non è tutta in linea con De Mita. Qualcuno si era già detto favorevole, parlando dei vicepresidenti di Camera e Senato. Pierferdinando Casini, forlaniano: «Io propongo un'ampia convergenza che non discrimini nessuno. Intendiamoci: penso che per costruire una maggioranza si debba partire dai partiti più vicini, di governo, si estenda a quelli con radicamento popolare come il pds e poi si amplii». Più o meno quanto sostiene Ombretta Fumagalli Carulli, andreottiana: «Non esistono opposizioni di serie A e di serie B. Perché il pds sì, e la Lega no? 0 si cerca di allargare la maggioranza di governo a tutte le opposizioni, oppure niente». Ma esponenti della sinistra de sono molto più critici verso la compagnia di Bossi. Paolo Cabras, nemico di Cossiga: «I leghisti inseguono il presidenzialismo e il federalismo. Un progetto di riforma molto lontano dal nostro. E poi quel loro costituzionalista vuole cose ancor più confuse, vedi la pena di morte...». Francesco D'Ono- frio, amico di Cossiga: «Non li escludo, né li ricerco: siamo o non siamo nella fase post-ideologica? Però io non voglio che siano decisivi. Perché loro vogliono il federalismo e io sono contrario, io difendo il regionalismo». C'è molta perplessità anche in casa socialista. Enrico Man- ca, ex presidente della Rai, è appena possibilista: «Dal punto di vista di principio, non c'è nessuna pregiudiziale. Ma dal punto di vista politico, non penso che sia accettabile una maggioranza dove msi e leghe sono indispensabili. Certo, se votano il candidato di tutti, non è cosa scandalosa o negativa». Più duro è Paris Dell'Unto, deputato romano e esponente della sinistra: «Per me, quelli sono i fascisti degli Anni 90 anche se non portano la camicia nera e gli stivaloni. Ad imbarcarli nella maggioranza per il Quirinale si farebbe un errore politico gravissimo. Chi ci pensa, sono gli stessi che hanno già rinunciato al dialogo con il pds. Hanno fatto una scelta, tra due maggioranze alternative. E hanno scelto i neo-autoritari». Fascisti degli Anni 90? Un Presidente, eletto con i voti delle leghe, farebbe la fine di Giovanni Leone che s'è sentito rinfacciare per anni il voto determinante del msi? «Una cosa è certa - taglia corto Lucio Magri, capogruppo di Rifondazione comunista - non credo che noi potremo mai votare lo stesso candidato di Bossi. Loro addirittura ricandidano Cossiga... Noi siamo sul fronte opposto». Dice invece Lucio Libertini, capogruppo al Senato: «Noi comunisti non siamo chiusi al confronto con la Lega, che è un miscuglio delle tendenze più varie. Al Senato abbiamo detto di no a Miglio, persona intelligente ma davvero di estrema destra. Per il resto, eravamo pronti a una intesa istituzionale. Ma da parte loro occorre dismettere arroganza e spirito di conquista». Sfogliando la margherita Lega o non Lega - resta un dub¬ bio. E' più conservatore chi apre ai leghisti, o chi li rifiuta? Il segretario del msi Gianfranco Fini, ad esempio, reduce da un incontro con Bettino Craxi, fa un elogio del psi e se la prende con De Mita: «Per fortuna dice - c'è una de meno ottusa, retriva e conservatrice di quella che lui rappresenta». E il ministro della Sanità Franco De Lorenzo, liberale, fa il magnanimo: «Ogni gruppo politico - sostiene - ha una sua rispettabile funzione, non solo istituzionale. E' interessante capire, ad esempio, quale Capo dello Stato vuole la Lega. E comunque la vecchia visione consociativa di De Mita non si è smentita neanche questa volta». Quanto a modernità, non si smentisce Chicco Testa, deputato bergamasco del pds e ambientalista: «Non considero quello delle leghe un voto sporco. Naturalmente se ripropongono Cossiga non sono d'accordo. Ma mi sembra una sciocchezza che ci sia uno steccato costituzionale. Non mi piace costruire una cittadella degli appestati». Francesco Grignetti II presidente della de Ciriaco De Mita (a sinistra) e Gianfranco Miglio (sotto) De Mita chiude la porta a Bossi, Forlani e Andreotti la tengono aperta II presidente della de Ciriaco De Mita (a sinistra) e Gianfranco Miglio (sotto) De Mita chiude la porta a Bossi, Forlani e Andreotti la tengono aperta