Nella danza di guerra la papaia è l'immagine del nemico decapitato
Nella danza di guerra la papaia è l'immagine del nemico decapitato CACCIATORI DI TESTE Nella danza di guerra la papaia è l'immagine del nemico decapitato QUANDO, il navigatore spagnolo Vaez de Torres scoprì, nel 1606, il passaggio fra Capo York e la Papua Nuova Guinea, descrisse gli indigeni che popolavano le isole dello stretto come gente nera, molto corpulenta e completamente nuda. Erano gli eredi di popoli di origine melanesiana e polinesiana sbarcati nell'arcipelago circa duemila anni fa e Vaez de Torres non immaginava che quei tagliatori di teste avrebbero preso il suo nome. Lo stretto, creato dalla sommersione della striscia di terra che quarantamila anni fa permise agli aborigeni di raggiungere l'Australia dall'Asia, prese il nome di Torres; e i suoi abitanti furono chiamati «isolani dello Stretto di Torres». Nella seconda metà dell'Ottocento, il mito dei tagliatori di teste lasciò il posto a quello più venale dei pescatori di perle: le isole diventarono uno dei più importanti centri mondiali di questa redditizia attività. Dall'arcipelago e dalla città di Broome (Australia Occidentale) veniva più della metà delle perle pescate nel mondo. Ma anche il mito delle perle si esaurì: oggi vengono coltivate e la principale attività degli isolani è diventata la pesca. All'arrivo dei inglesi, gli isolani erano tecnicamente più avanzati di qualsiasi tribù aborigena australiana. Usavano arco e frecce, pescavano, cacciavano, coltivavano la terra, allevavano cani e maiali e navigavano abilmente fra le onde dell'oceano. Nonostante fossero temibili guerrieri, non furono mai dominati da un capo, né s'è trovata traccia di forme strutturate di potere. Il riferimento dell'organizzazione sociale era il clan, simboleggiato da un totem con sembianze animali. La proprietà della terra era però legata agli individui; tramandata di padre in figlio, era assoluta: chi entrava senza permesso nella terra altrui poteva essere ucciso. Il clan rappresentava la continuazione della tradizione, ma anche una sorta di difesa genetica e ambientale. Ai suoi membri era vietato sposarsi fra loro e uccidere l'animale che li simboleggiava. Benché poco diffusa, era ammessa la poligamia ed era praticato il divorzio. Non adoravano alcun essere supremo, associavano invece i miti di alcuni eroi guerrieri e pratiche rituali legate alla loro concezione totemica. A dispetto della loro antica fama di cacciatori di teste, è anco¬ ra oggi la danza a scandire i momenti più importanti della vita dell'isolano e del clan a cui appartiene. Fra i vari cerimoniali di danza, il più importante ed elaborato è quello dell'iniziazione del maschio: segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Prima della cerimonia il ragazzo viene condotto in un luogo appartato nella foresta, dove un anziano gli svela la tradizione, le regole di comportamento e la conoscenza tribale. Dopo un mese di isolamento il giovane ritorna al villaggio e viene avvicinato dai tre zogole, gli uomini della magia. Il primo zogole danza indossando una maschera con sembianze umane, il secondo ruba la maschera del primo e viene inseguito dal terzo travestito da squalo (si tratta di maschere in legno intagliato o fabbricate intrecciando foghe o lavorando gusci di tartaruga). Quindi i membri dei diversi clan impugnano i loro totem (con sembianze di cani, uccelli, pesci, serpenti, tartarughe) e, al ritmo dei tamburi, ballano in cerchio attorno all'iniziato e ai tre zogole, che nel frattempo sono stati ricoperti di penne bianche. Altre danze celebrano i matrimoni, il cambio delle stagioni o momenti della vita quotidiana, come una buona caccia o un'abbondante pesca. Durante le feste è ancora praticata l'antica danza della guerra: ogni uomo balla stringendo nella mano sinistra un arco e una freccia e in quella destra una noce di cocco o una papaia (rappresentazioni simboliche della testa del nemico decapitata in battaglia). Le isole occidentali e orientali praticano riti funerari diversi fra loro: ambedue incentrati sulla danza, celebrata sul Kwod, il terreno di incontro degli uomini membri del clan totemico, e ritmata dal suono dei tamburi che accompagna lo spirito del defunto in una «isola oltre il mare». Interpreti di quésti riti sono solitamente i maschi. In alcune isole e in certe occasioni, anche le donne praticano delle danze, mai però assieme agli uomini. Dal rito all'arte: gli isolani dello Stretto di Torres sono diventati celebri per le loro danze in tutto il Pacifico, partecipando all'International Festival of Pacific Arts, il più grande raduno tribale del continente che coinvolge, ogni quattro anni, più di mille artisti provenienti da 26 nazioni dell'Oceania. Marco Moretti
Persone citate: Broome, Marco Moretti, Torres
Luoghi citati: Asia, Australia, Oceania, Papua Nuova Guinea
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