Due volti di Casorati di Angelo Dragone
Due volti di Casorati L'opera grafica e la pittura in rassegne differenti Due volti di Casorati Le mostre si svolgono alle «Immagini» e alla «Alberto Peola» Altra esposizione antologica con il naturalismo di Ciliberto C'è, ovviamente, contiguità e continuità tra l'opera grafica di Francesco Casorati e la sua pittura. Appaiono anzi, fra loro, complementari come può verificarsi nelle due mostre contemporaneamente inaugurate da Riccio, alle «Immagini» (via della Rocca 3/4) e da Alberto Peola (via della Rocca 29, entrambe fino al 30 maggio). Con un ampio sguardo retrospettivo sulle incisioni per le quali si muove da «Leggenda» (una gipsografia del '52) giungendosi a «La nave» del '92, la più tarda d'una sessantina di acqueforti, cui a volte s'associa l'acquatinta: così da delineare quasi per intero l'evolversi del pensiero grafico del giovane Casorati e il gusto con cui è maturato anche il possesso delle tecniche, anche nella costante presenza di quei motivi ai quali, come d'altra parte in pittura, l'artista è rimasto fedele, evocandone il mondo, da sempre, portato al favoloso. C'è un netto predominio del segno nelle stampe degli anni 50: nelle «Battaglie» come nel «Cavalieri e castelli» (tema già caro a Febee, il padre) ed era il rovello di certe giovanili sue fantasie, mentre la più straordinaria profondità di campo si ha nella suite delle sette acquetinte (in vetrina) «Per sette lirici greci» dove, da Saffo ad Alceo, non c'è poesia che non trovi un'immagine preziosa: come di notturne luci soffuse provenienti da sideree lontananze, con i loro mondi stellari, globi persi in un indicibile spazio, senza confini. C'è forse maggior concretezza, nella produzione più recente: con un senso più terrestre e il protagonismo di pesci, alberi, uccelli, che si ritrovano nelle sue «favole di mare e di cielo», come le ha chiamate Marco Rosei. «Favole» che hanno, però, il senso d'una lucida invenzione figurata, coerentemente svolta, nelle diverse sue venature, tra l'epico e l'ironico: come negli «Alberi», il motivo cui qualche tempo confluiscono tanto le incisioni quanto la pittura, portata a costruire come un grafico riecheggiamento le cosi imi sue arboree presenze. La mostra antologica di Napoleone Ciliberto al Piemonte artistico e culturale (via Roma 264, fino al 24 maggio) s'apre con un «Autoritratto giovanile», vero incunabolo che rende testimonianza delle naturali inclinazioni che il pittore, nato a Palermo nel 1910, ha maturato nell'Istituto d'arte di Caltagirone e a Torino dove, trasferitosi nel '29, ha frequentato l'Accademia Albertina, a contatto con Scroppo, Quaglino e Deabate. Per più ampio tratto, tuttavia, la mostra testimonia l'impegno col quale Ciliberto ha sviluppato la sua ricerca, passata da «Acqua e sassi», colmo di naturalistiche reminiscenze, a certe composizioni dominate da un astratto-informale in cui Ciliberto ha inteso farsi interprete dei tempi calamitosi cui s'andava incontro. Angelo Dragone Acquaforte più acquatinta su zinco di Francesco Casorati Il titolo è «Albero»
Luoghi citati: Caltagirone, Palermo, Piemonte, Torino
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