Il basket applaude la prima volta di Treviso

Il basket applaude la prima volta di Treviso QUARTA PARTITA DI FINALE Nel Palaverde traboccante di tifo, scudetto alla Benetton che batte di nuovo la Scavolini: 3-1 Il basket applaude la prima volta di Treviso Del Negro ancora trascinatore ha costretto Pesaro alla resa TREVISO DAL NOSTRO INVIATO Treviso non dorme: la festa continua per tutta la notte in piazza Duomo e in piazza dei Signori, dove duemila persone, rimaste fuori da un già angusto Palaverde, hanno vissuto la quarta finale su un maxischermo. C'è imo scudetto da celebrare, quello riportato in Veneto a 49 anni dall'ultimo trionfo della veneziana Reyer: il grande investimento dei Benetton, le strategie di De Stefano, il lavoro di Skansi, da psicologo ancor prima che da allenatore, hanno pagato, e sui colori della squadra trevigiana si aggiungono un po' di verde, bianco e rosso. Sorride anche Schumacher, travolto dalla folla che ha invaso il campo mentre Pellacani palleggiava a grandi balzi verso la sirena: in fondo quest'ultima finale è stata come un Gran Premio di FI, con la Scavolini partita velocissima ma pòi due volte in panne, a corto dì carburante, e la Benetton in costante progressione, pronta al sorpasso, salvo rischiare il testa-coda, per eccesso di confidenza, nel finale. Ma ha saputo rimettersi in carreggiata e chiudere in bellezza. La squadra di Skansi ha patito la fase d'avvio, quando una Scavolini rabbiosa ha schiacciato fino in fondo l'acceleratore. La Benetton rispondeva forzando penetrazioni, a caccia più di falli che di punti: 4-12 al 5'. E qui la Scavolini scopriva di aver consumato troppa benzina: in 8' segnava 2 soli cesti e 2 tiri liberi, e soltanto i nervi tesi impedivano ai veneti di andare oltre un parziale di 13-6 (17-18 al 13'). Gli arbitri concedevano un gioco alquanto fisico; Rusconi esagerava e incappava nel terzo fallo, ma un Pellacani da battaglia non lo faceva rimpiangere. Scavolini che ritornava a carburare, ma ecco che a 5' dalla fine Del Negro s'impossessava del volante e cominciava lo show: ancora imo contro tutti. Con l'aiuto di Mian, in apertura di ripresa, piazzava il break: 10-0. Ma Workman, il play che Bucci ha rubato ai Washington Bullets, non ci stava. La Scavolini non esisteva più, ma lui aveva il turbo nei garretti e lasciava per¬ dere il gioco. Avanti a testa bassa e secca risposta a Del Negro: 8 punti di fila, la Scavolini rimetteva avanti la testa: 43-44 al 6'. Tutto da rifare, ma adesso era questione di carrozzeria, di stabilità. Gli arbitri consentivano un gioco maschio, almeno lontano dalla palla, e la Benetton mulinava gambe e buttava muscoli sulla bilancia: una gran difesa che stroncava Pesaro. Un altro periodo di black-out, 8' con un solo canestro (Workman, ovviamente) e 5 tiri su 6 dalla lunetta, con Bucci esterrefatto, inerme, che doveva accettare quel basket che lui non ama. Guardava in panchina e vedeva Costa, ormai al capolinea della stagione, Zampolini, che aveva ampiamente dimostrato di non essere da corsa, e in campo Magnifico azzerato sul piano fisico dai giganti rivali (2 soli tiri, sbagliati, per lui nella ripresa) e Daye che dopo un promettente avvio (tanto da farsi perdonare e un contratto da rinegoziare, ma anche, pare, parole a muso duro da qualche compagno dopo gara-3) girava al largo, sovrastato da Iacopino Restavano Boni, senza paura ma anche senza guizzi, e i piccoli: troppo poco. Del Negro, protagonista solitario nel primo tempo, ora trovava una squadra accanto a sé: 68-51 al 13', profumo di trionfo. Ma Workman si ribellava ancora: pressing disperato, succhiando le ultime gocce di benzina, e la Benetton si faceva cogliere distratta. Il negretto infilava 16 punti negli ultimi 5' (e catturava 8 rimbalzi, imitato da Gracis con 9), teneva col fiato sospeso il Palaverde, ma la Scavolini era un animale ferito che caricava di rabbia, a strappi e Kukoc saliva di tono, infilava le sue stilettate mortali, i suoi ricami (10 assist e 9 rimbalzi alla fine per lui, che cerca più l'immagine di uomo-squadra in contrasto con quella di grande solista di Del Negro) cucivano lo scudetto sulle maglie di Treviso. Ma alla fine l'applauso più grande era per Vinnie, micidiale nei suoi tiri, infallibile nelle 9 volte in cui si è presentato in lunetta, ma soprattutto capace di scuotere la squadra, di trascinare con l'esempio Vianini (8 rimbalzi) e il prezioso Pellacani, altra arma vincente. E bene ha fatto Skansi, finalmente loquace, a ricordarlo: «Abbiamo cercato di avere il maggior numero di pivot italiani possibile, e abbiamo avuto ragione». Come ha avuto ragione a lasciare spazio a Del Negro, al punto di permettersi una frecciata a Bucci, dopo essersi morso la lingua per tanti giorni: «Daye? Bravo, ma Pesaro ha scelto di non fargli fare il factotum: io, se ho un giocatore che può vincere da solo, non lo tengo fuori, non gli metto le briglie». Guido Ercole Il playmaker italoamericano Vinnie Del Negro ha segnato 29 punti con una percentuale di IO canestri su 16 tentativi risultando l'uomo decisivo per Treviso che nell'albo d'oro succede alla Phonola Caserta

Luoghi citati: Caserta, Pesaro, Treviso, Veneto, Washington