Una donna dietro al chirurgo ucciso di Franco Giliberto

Una donna dietro al chirurgo ucciso Reggio Emilia, supertestimone ha sentito l'ultima frase del medico assassinato Una donna dietro al chirurgo ucciso Gli inquirenti scavano fra gli amori nati in ospedale La vittima conosceva il killer e ha cercato di fermarlo REGGIO EMILIA DAL NOSTRO INVIATO Vagolano nel buio fitto le indagini sul chirurgo reggiano assassinato a colpi di 38 special. Ma come avviene in ogni giallo che si rispetti, anche qui gli inquirenti non escludono il classico «cherchez la femme». In primo luogo perché la vittima, il quarantunenne Carlo Rombaldi, medico a tempo pieno del Santa Maria Nova, operava soprattutto pazienti donne. E qualche familiare o amico di una malata - uno squilibrato nell'ipotesi - avrebbe potuto voler vendicare a colpi di pistola un intervento chirurgico mal riuscito o un atto terapeutico rifiutato. In secondo luogo, perché l'ambiente ospedaliero in cui Rombaldi lavorava era, come dire?, assai vivace dal punto di vista dei rapporti sentimentali. Insomma, favola o realtà che sia, la spensierata libertà di comportamenti che dicono si instauri per reazione in ogni luogo deputato alla cura delle miserie umane, non sarebbe mancata nemmeno nell'ospedale di Reggio. Un inquirente sostiene: «Questo sembra un argomento da rotocalco rosa-scandalistico, ma egualmente non lo trascuriamo. Benché la vittima, a differenza di qualche suo collega, fosse tutt'altro che un donnaiolo». L'affermazione suscita più d'una curiosità. Ieri era stata fatta l'ipotesi che il killer avesse agito per errore, scambiando Rombaldi per qualcun altro. E se invece l'assassino - nel caso si trattasse di un individuo roso da gelosia patologica - fosse stato tratto in inganno da atroci e fasulle segnalazioni anonime sul conto del mite dottor Rombaldi? Il procuratore della repubblica Elio Bevilacqua scuote il capo ascoltando tutte le fanta-eventualità che i cronisti gli sottopongono. Ribadisce: «In questo tragico caso le indagini partono da una sola certezza: la frase che la vittima ha pronunciato all'indirizzo del suo carnefice, appena è stato colpito a morte. Certo, non è una frase che contiene il nome dell'assassino, sennò a quest'ora avremmo già risolto la questione. Ma è molto indicativa. Da lì stanno rigorosamente sviluppandosi le nostre indagini». Soltanto un testimone diretto può aver ascoltato e riferito agli inquirenti quella frase. E' stato individuato dai giornalisti che si occupano della vicenda, ma per ovvi motivi e per tacito accordo non viene nominato. Molto verosimile è il fatto che la notte di giovedì, quando il killer ha sparato, questo testimone avesse le finestre spalancate (a Reggio, intorno alla mezzanotte, c'erano 24 gradi). Uditi gli spari si sarebbe subito affacciato, cogliendo da pochi metri di distanza le parole gridate da Rombaldi. Una frase di stupore perché l'assassino era noto al chirurgo? Una frase di discolpa perché la vittima aveva capito d'essere stato colpito «ingiustamente» al posto di un altro? «Non insistete su questo punto», dice Elio Bevilacqua ai cronisti, «non ve lo dirò mai». E aggiunge: «Chi ha sparato è scappato via a piedi dopo il delitto. E' stato visto. Non faceva fatica a correre, diciamo che possiede una certa agilità. E non chiedetemi altro». Accanto alla saracinesca del garage di casa Rombaldi ieri è stato adagiato per terra un lenzuolino con sopra un'ortensia bianca fiorita e un biglietto scritto a mano che recita: «Qui la mano di un folle ha stroncato la vita di un uomo innocente, onesto, coraggioso». Anche il padre della vittima, il professor Odoardo Rombaldi per tanti anni preside del liceo classico di Reggio, crede al delitto di un pazzo: «Siamo fuori della grazia di Dio, quel che mi offende profondamente è il modo: Carlo ucciso con quella violenza bestiale. Secondo me chi gli ha sparato è un maniaco. Mio figlio deve averlo riconosciuto. All'ospedale Santa Maria Nova mi hanno detto che Carlo l'ha riconosciuto». Ma non trova conferma quest'ultima dichiarazione. Il chirurgo è svenuto pochi minuti dopo essere sta¬ to colpito, era in stato di completa incoscienza sull'ambulanza. Ed è rimasto in coma, attaccato alla vita per un esilissimo filo nei quaranta minuti in cui hanno cercato di dargli invano aiuto al pronto soccorso. «Perciò non ha parlato con nessuno, non ha potuto dare indicazioni sull'assassino a nessuno», commenta il procuratore della repubblica, che ha tenuto aperto l'ufficio anche il sabato pomeriggio. Mentre in centro, nella giornata prefestiva dedicata a un gigantesco struscio, la gente non parlava d'altro, non si arrovellava che sul movente del delitto. Franco Giliberto Il dottor Carlo Rombaldi, 41 anni, è stato ucciso sotto casa con tre colpi di pistola calibro 38. All'omicidio avrebbe assistito un testimone

Persone citate: Carlo Rombaldi, Elio Bevilacqua

Luoghi citati: Reggio, Reggio Emilia