Scioperi in Germania, l'incubo ricomincia di Emanuele Novazio

Scioperi in Germania, l'incubo ricomincia BONN Il sindacato (4 milioni di iscritti) chiede il 9,5%: lotta a oltranza, non pagheremo noi il prezzo della crisi Scioperi in Germania, l'incubo ricomincia Firmati i contratti pubblici scendono in campo i metalmeccanici BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A ventiquattr'ore dalla fine del conflitto nel settore pubblico e mentre la coalizione di governo è ancora scossa dai sussulti del dopo-Genscher, quattro milioni di metalmeccanici minacciano scioperi a oltranza a partire dalla settimana prossima. Appena finito il più lungo conflitto sociale del dopoguerra, che per due settimane ha semiparalizzato il Paese, è la punta avanzata dell'apparato produttivo a rischiare il blocco. Le possibilità di un compromesso sono infatti minime: l'IG Metall, il più grande sindacato di settore in Europa, chiede aumenti del 9,5 per cento, una cifra considerata irrealistica ma avanzata per dimostrare che le ambizioni sono vaste; le imprese hanno risposto con il 3,3. A meno di concessioni immediate, «la lotta sarà lunga e durissima», ha promesso ieri il capo del sindacato, Franz Steinkuehler. L'ultimo sciopero del settore, dieci anni fa, provocò una serrata e la paralisi dell'industria automobilistica. Allora l'obiettivo dell'IG Metall era la riduzione dell'orario di lavoro, e fu raggiunto. Adesso lo scontro è sui salari, e quanto è accaduto nei servizi ha lasciato il segno: se infatti i dipendenti pubblici gente «che non produce nulla», come ha ricordato Steinkuehler - hanno ottenuto aumenti del 5,4 per cento, i quattro milioni di lavoratori ai quali è legato gran parte del miracolo economico tedesco devono ottenere molto di più. Certo non meno del sei per cento: «Nessun compromesso sarà possibile al di sotto di questa cifra». Per la seconda volta in poche settimane, dunque, il Paese si avvia a una prova di forza. Ma se davvero lo sciopero ci sarà e sarà duro come tutto lascia prevedere («Non ci faremo intimidire e siamo pronti alla serrata», ha dichiarato ieri il direttore della Confederazione dei datori di lavoro, Fritz-Heinz Himmelreich) i tedeschi avranno di fronte a sé i termini estremi della crisi che l'unificazione ha innescato nel Paese: due sguardi sul futuro, due modi di partecipare all'unità, e un dilemma di sostanza, alimentato dai conti dell'unificazione ancora da pagare. E' anche la ripartizione di questi costi, infatti, a far da sfondo alle rivendicazioni delle ultime settimane, un contrasto profondo che va al di là del caso singolo di una categoria: aumenti salariali superiori al tasso di inflazione (calcolato per il '92 intorno al 4,5 per cento) metterebbero in pericolo la competitività internazionale dell'industria tedesca e alimenterebbero l'inflazione, sostengono il governo e la «Bundesbank», ma soprattutto ritarderebbero la rinascita dell'ex Ddr. I sindacati rispondono che i sacrifici dell'unificazione vanno ripartiti, ma che a pagare il conto non devono essere i lavoratori, e rifiutano «ribassi reali» dei salari. Sullo sfondo, la realtà delle cifre: da Ovest a Est scorre ogni mese un fiume di denaro pubblico, centinaia di miliardi di marchi, ma la maggior parte non alimenta investimenti produttivi. Serve soltanto a pagare i contraccolpi sociali dell'unificazione e a mascherare la realtà della disoccupazione, ufficialmente al dieciundici per cento, in realtà fra il 35 e il 40. Quell'alleanza prolungata fra governo, imprenditori e sindacati che ha reso possibile il mi¬ racolo tedesco è dunque in pericolo. E in un Paese già stordito da polemiche aspre all'interno del governo, dalle dimissioni del ministro degli Esteri Genscher, dalla caduta di consenso intorno ai partiti maggiori, la fine della pace sociale ha ripercussioni immediate sugli equilibri politici. Due episodi delle ultime ore sono significativi, pur nella loro relativa marginalità: al Bundestag, la settimana prossima, i liberali (al governo) e i socialdemocratici, all'opposizione, voteranno insieme la nuova legge sull'aborto, in contrasto con il partito del Cancelliere. L'accordo è stato raggiunto venerdì, e prevede libertà di aborto ma l'obbligo di consultare un medico. Nel BadenWuerttemberg, dove alle elezioni regionali di aprile i democristiani erano stati travolti e l'estrema destra dei Republikaner aveva trionfato arrivando all' 11 per cento, Cdu e Spd formeranno un governo di «grande coalizione». Emanuele Novazio

Persone citate: Franz Steinkuehler, Fritz-heinz Himmelreich

Luoghi citati: Ddr, Europa, Germania