«Per Frigerio indagate anche sulle Usl» di Francesco Grignetti

Manette all'«assessore 10 per cento» Manette all'«assessore 10 per cento» Lucati (de) romano, smascherato da una telefonata ROMA. Temuto, atteso, sospirato anche. Dopo l'esplosione milanese, scatta il primo arresto di un amministratore pubblico anche a Roma. Va in galera Arnaldo Lucari, consigliere regionale de, ex assessore meglio noto con il nomignolo di «Gasparone della Montagnola». Con lui, è stata arrestata anche Eva Ferruccio, responsabile dell'impresa di pulizie che è all'origine dello scandalo. L'accusa è favoreggiamento. La donna, dopo aver fatto esplodere lo scandalo, nei giorni seguenti si era spaventata e aveva iniziato a negare ogni cosa, anche l'evidenza. Lucari era scivolato, nel novembre scorso, su una tangente chiesta alla ditta di pulizie della signora Ferruccio. La richiesta, esplicita, era stata registrata proditoriamente su nastro. Da quel momento, Lucari si conquistò il nuovo soprannome di «assessore dieci per cento» e chiuse virtualmente la sua carriera politica. Sospeso dalla de, però, non ha mai dato le dimissioni dal consiglio regionale. Per quell'episodio, Lucari è sotto processo per concussione. Ieri l'arresto, ordinato dal magistrato romano Luigi De Ficchy ed eseguito dalla Guardia di Finanza. Tutto è scattato per uno scoop giornalistico che lo vide involontario protagonista. Ai giornali arrivarono due bobine registrate. Lucari non sapeva che la sua voce veniva registrata. Era duro, indisponente, rapace. Si mostrò sbalordito perché i titolari dell'impresa, per aggiudicarsi l'appalto, non avevano mai pagato tangenti a nessuno. Parola ruspante di assessore: «Fino ad ora non avete risposto a nessuno per la parte politica? Che buci di culo!». Ma adesso la musica cambiava... La ditta chiedeva la proroga per l'appalto, un affare da 400 milioni. E Lucari fa scattare puntuale la richiesta di una tangente. «Noi saremmo, siamo, anche disposti diceva la voce esitante della controparte - ma quant'è?». «Eh, quanto! Il dieci per cento, no?», rispondeva l'assessore. Totale: 40 milioni. E i suoi guai non sono finiti qui. Recentemente è stato raggiunto da un nuovo avviso di garanzia per un'altra inchiesta condotta dal giudice Giancarlo Armati: una serie di «strane» regalie che risalgono al suo perio- do di contestato assessore al Patrimonio della Regione Lazio. E' il risultato di un'indagine minuziosa sul suo operato: Lucari si mostrava particolarmente munifico, spendeva e spandeva soldi pubblici per acquisto di libri o per automobili, per la ristrutturazione di palazzi pubblici o per i buoni-benzina. Tanti piccoli rivoli di corruzione, sospettano i giudici. E' esemplare la storia dei libri. L'assessore Lucari ordinò l'acquisto di mille copie di Marc'Aurelio, per un conto di svariati milioni. In questi casi, visti i quantitativi, gli editori effettuano un congruo sconto, almeno il 50 per cento sul prezzo di copertina. E invece, nel nostro caso, la Regione pagò quasi il prezzo intero. Deduzione dei giudici: è una forma occulta di tangente anche questa. C'era poi il mercato dei buonibenzina. Rilasciati dalla Esso, e acquistati in grandi quantità dalla Regione per «motivi di servizio», se ne faceva un uso distorto. Nel corso di perquisizioni, a casa Lucari e anche di suoi collaboratori, la polizia ne ha trovati molti. Il giudice non ha ancora le prove, ma è convinto che li utilizzassero come regali da campagna elettorale. Sì, perché «Gasparone» era un uomo politico che garantiva, nel momento migliore, un bel pacchetto di voti. Si parla di una dote di 40 mila preferenze. Alle ultime elezioni, la sorella Rossana, anima della sua segreteria, ha fatto dichiarazione di voto a favore di Francesco D'Onofrio, sottosegretario alle Riforme istituzionali e amico di Cossiga. Francesco Grignetti

Persone citate: Cossiga, D'onofrio, Eva Ferruccio, Gasparone, Giancarlo Armati, Luigi De Ficchy

Luoghi citati: Regione Lazio, Roma