«Tangente rischio d'impresa»
«Tangente, rischio d'impresa» Intervista con Gian Paolo Rosso, presidente del collegio costruttori «Tangente, rischio d'impresa» Dopo lo scandalo a Milano, l'associazione che raggruppa le 800 aziende edili torinesi chiede maggiore chiarezza e l'applicazione delle nuove procedure per appalti e concessioni «E no, adesso non bisogna generalizzare: Torino non è come Milano». Nel suo ufficio di presidente del collegio dei costruttori, moquette alle pareti, faretti incastonati nel soffitto, l'ingegner Gian Paolo Rosso, 51 anni, da due a capo di questa potente associazione che rappresenta le 800 imprese edili della città, rifiuta di applicare sotto la Mole il teorema del giudice milanese Di Pietro. Ma ora che il bubbone è scoppiato, anche lui riconosce che i rapporti tra mondo imprenditoriale e mondo politico devono essere rivisti secondo nuove e più corrette regole di comportamento. Sembra quasi un'implicita ammissione di qualcosa di poco chiaro tra operatori privati e pubblici arnministratori. L'ingegner Rosso assicura che non è così. Ingegnere, davvero non le hanno mai chiesto tangenti sui lavori? A me personalmente, mai. E ad altri? Non ne sono a conoscenza. Da dove nasce, allora, questa vostra esigenza di cambiamento? In parte, le nuove leggi sulle procedure di assegnazione di appalti e concessioni ci sono già. Si tratta di usarle, di uscire dall'emergenza che ci ha governati in tutti questi anni. Le vecchie regole, ancora in vita, favoriscono rapporti scorretti? Diciamo che ne aumentano i rischi. Chi non fa questo nostro mestiere non può sapere quanta energia si perda nei vari passaggi burocratici prima di aprire un cantiere: a volte passano anni. E' a questo punto che possono correre mazzette? Dico che occorre fare chiarezza e snellire le procedure. Come passo successivo, il collegio sostiene da tempo che andrebbero rinforzate le strutture tecnico-amministrative locali. E finalmente dovrebbe essere attuata quella separazione tra la programmazione della spesa a la sua gestione. Cioè? Gli assessori devono limitarsi a dare un indirizzo politico e a svolgere una funzione di controllo sulle decisioni che hanno preso. Della gestione non si devono più occupare. Quello è compito di dirigenti e funzionari delle strutture periferiche dello Stato: sarebbe anche un'occasione per metterli alla prova come manager. Nella realizzazione di molte opere pubbliche colpisce la differenza tra previsione di spesa e costi finali. Perché certi aumenti? Sono aumenti inevitabili, almeno fino a quando si continuerà a impiegare 10 anni per costruire un ospedale, e a volere imbarcarsi in lavori che non hanno copertura finanziaria. E' logico che in questa situazione diventa dif- ficile verificare se l'operazione è stata fatta in modo corretto. E non c'è soluzione? Proponiamo un metodo di gara d'appalto diverso, dell'offerta prezzi: riduce la possibilità di varianti in corso d'opera e, di conseguenza, evita le maggiorazioni della spesa. Chiediamo anche di riscoprire il mercato nelle opere pubbliche. E' giunto il momento di premiare la qualità delle imprese. Il sistema del massimo ribasso ha fatto il suo tempo. Gianni Armand-Pilon «Chi non fa questo nostro mestiere non può sapere quanta energia si perda nei vari passaggi della burocrazia» Il presidente del Collegio costruttori Gian Paolo Rosso: «Non è giusto generalizzare, Torino non è come Milano»
Persone citate: Di Pietro, Gian Paolo Rosso, Gianni Armand-pilon, Ingegnere
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