L'ADDIO DI UN ARBITRO SCOMODO

D'Elia, cartellino rosso al calcio L'ADDIO DI UN ARBITRO SCOMODO Il direttore di gara salernitano mercoledì a Lisbona ha chiuso la carriera D'Elia, cartellino rosso al calcio «Perché mi han tolto il Mondiale» «Lanese amico delle persone giuste» LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Gioie. Frustrazioni. Polemiche. Impennate d'orgoglio. Da mercoledì sera, Pietro D'Elia è un ex arbitro. Monaco-Werder Brema è stata l'ultima partita. In carriera dal 1965, in serie A dal 1977, internazionale dal 1981, ha «chiuso» a 46 anni. Sposato, tre figli, democristiano di ferro, vive a Salerno e lavora nel settore assicurativo e finanziario. Tempo di bilanci: «Potevo avere di più, molto di più. Ma per ragioni misteriose ho avuto di meno, molto di meno». Cominciamo bene. «Non ho fatto i Mondiali né gli Europei. Nel '90, il Milan mi ha "tolto" la finale della Coppa dei Campioni. E nel '91, me l'ha fregata l'Uefa. E sa perché? Perché, bloccato a Fiumicino da uno sciopero, avevo perso una coincidenza ed ero arrivato solo il giorno della partita a Simferopoli, in capo al mondo, per Urss-Jugoslavia (Europeo under 21 finale, ritorno). Ed avevo avvisato chi di dovere». Ma c'è anche la storia di un conto telefonico pagato dal Malines in occasione di una partita di Coppa. Sciocchezze. Chi mi fece la gentilezza - il Malines, appunto venne pure eliminato. Primo Lanese, secondo D'Elia: un ordine d'arrivo che lei non ha mai accettato. Anche perché lo trovo per lo me¬ no singolare. Tutto nasce nel 1988, anno di Seul. Di solito, chi va alle Olimpiadi viene poi escluso da Mondiali ed Europei: e questo per un principio, non scritto ma sacro, di alternanza. Ecco allora che io, Longhi e Lo Bello rifiutiamo. Lanese, invece, accetta e va. Diventa amico delle persone giuste. Morale: nel '90 fa i Mondiali con Agnolin, nel '91 la finale di Coppa dei Campioni a Bari, fra un mese andrà agli Europei. Dove vuole arrivare? Semplicemente a questo: passi che Lanese abbia riscosso più di D'Elia, ma che abbia avuto più di un Lo Bello (Concetto), di un Michelotti, di un Casarin !o trovo mostruoso. Forse hanno inciso i vostri rapporti con Matarrese. Il presidente è un andreottiano, io sono un demitiano. Faccia lei. E Lanese? Boh. Provi a definirsi. Uno che ha sempre viaggiato da solo. Ho il sospetto che in Italia non te lo perdonino. Le sue fonti di ispirazione? Lo Bello (Concetto) per il gesto; Agnolin per l'incomparabile atletismo. Michelotti per l'irruenza. Casarin per il savoir faire. Klein, israeliano, per la furbizia. Mai stato ricusato? Solo una volta, dal conte Pomello, dopo Fiorentina-Samp. E sospeso? Un mese, per un'intervista «con- tro» Campanari (il nostro delegato nella commissione arbitrale dell'Uefa, ndr). Il caso più scabroso? Juve-Milan del '78. Pronti-via e Tardelli zompa sulle caviglie di Rivera. Mo' che faccio?, mi chiedo. Fischio, mi prendo Tardelli sotto braccio e intanto decido. Ammonito. Ancora oggi mi rimproverano di non averlo espulso. Bravi: l'avessi fatto, sai che ma¬ cello. Dava del lei o del tu? Del lei. Ricordo un siparietto gustoso con Hansi Muller. Era appena arrivato, cercò un rigore con una capriola da circo. Amico del sole, gli dissi, e lei sarebbe un tedesco? Una giornata di squalifica in 5 campionati: Michel Platini le deve questo record. Come no. Accadde a Verona. Nel rientrare negli spogliatoi, mi affiancò e mi disse: con lei perdiamo sempre. E no, caro francesino, questa me la segno. C'è un giocatore che le è rimasto nel cuore? Gaetano Scirea. Un gentiluomo. E non solo perché parlava a bassa voce. E' vero che gli arbitri italiani sono i migliori del mondo? Verissimo. Moviola uguale tortura? Per i giovani, forse sì. Per me, no. Uno spasso. Me ne sono sempre allegramente fregato. La rivoluzione di Casarin. Non sarà un'operazione facile. Come designatore, Paolo è meno politico di Gussoni, Ma è partito tardi. Corre il rischio, adesso che lasciamo io e Lo Bello (Rosario), di ritrovarsi a metà del guado senza veterani. Un nome sul quale scommettere. Cesari. Anche se lo aspetto al varco delle partitissime. A noi sembra che il nuovo regolamento abbia raddoppiato il lavoro dell'arbitro, e a lei? Anche a me. Forse è per questo che Fifa e Uefa adorano i trentenni. Sarà. Ma è solo a 40 anni che un arbitro raggiunge la maturità. I giocatori ideali? Gli inglesi. Non barano mai. Progetti per il futuro? Restare nell'ambiente arbitrale. Offrire le mie esperienze. E, sul piano politico, il Parlamento europeo. Rimpianti, rimorsi? Mercoledì sera, dopo la partita, Johansson e Aigner mi hanno detto bravo e dato una medaglia d'oro. Ci siamo guardati negli occhi. Rimpianti, rimorsi? Forse loro. Non certo io. Roberto Bec cantini E' stato il solo ad aver fermato per squalifica Platini (a Verona) Pietro D'Elia, 46 anni, ha chiuso con la finale di Coppa Coppe una carriera iniziata nel 1965

Luoghi citati: Bari, Italia, Jugoslavia, Lisbona, Salerno, Urss, Verona