Telefonini la Sip lancia i saldi di Roberto Ippolito
Telefonini, la Sip lancia i saldi Gamberale possibilista: presto il canone scenderà e daremo nuovi servizi Telefonini, la Sip lancia i saldi Pace coi privati per esportare meglio VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Arrivano i saldi. I telefonini gioiscono. «Stiamo pensando alla revisione delle tariffe per i portatili; non escludiamo una possibile, ulteriore riduzione del canone» annuncia Vito Gamberale, amministratore delegato della Sip. L'azienda evidentemente non è ancora sazia dello strepitoso boom dei cellulari. Vuole conquistare altri abbonati allettandoli con gli sconti. Ma li seduce anche offrendo nuovi servizi come la segreteria telefonica centralizzata e allargando il funzionamento a cinquanta zone turistiche per consentire l'uso del portatile in vacanza. Telefonini, cosa non si fa per loro! Anche al convegno di Venezia del centro ricerche Reseau sulle telecomunicazioni del 2000 la Sip ha dimostrato tutta la sua premura nel curare un mercato molto redditizio. Farà l'impossibile per restare l'unico gestore italiano dei telefonini, servizio che vorrebbero svolgere gruppi come Fiat, Berlusconi, Olivetti. Ma c'è una novità: Gamberale invita i privati a rinunciare alla concorrenza in campo nazionale in cambio di un accordo per andare insieme all'estero. «Abbandoniamo provincialismi e guerre di paese» sollecita l'amministratore delegato Sip. E incalza: «Possiamo unirci per trovare sbocchi sul mercato dove il mercato c'è. Abbiamo gli strumenti per competere in Europa». Altrimenti si arrabbiano: i manager della Sip respingono la liberalizzazione dei telefonini, temendo di perdere parte dei ricchi affari di oggi. E chiedono di essere indennizzati a caro prezzo se arrivasse la fine del monopolio. La Sip si fa forte di una stima della banca d'affari Morgan Stanley secondo.cui la sua attività per i portatili vale 6 mila miliardi. Il risarcimento dovrebbe essere adeguato a questa cifra. Per il momento, comunque, la Sip si è buttata anima e corpo per soddisfare i fans dei telefonini, a cominciare dall'annunciata riduzione delle tariffe. «Il nostro obiettivo - spiega Gamberale - è gestire a prezzi sempre più com¬ petitivi, anche se quelli attuali sono i più bassi d'Europa». La Sip si dice pronta a fare la sua parte per abbassare canone e scatti delle telefonate ma chiede anche la riduzione delle tasse che pesano sulla bolletta: «Purtroppo siamo l'unico Paese con balzelli khomeinisti. Le imposte pagate sono state volute da troppo frettolosi consiglieri ministeriali e penalizzano il servizio». Anche Paolo Benzoni, amministratore delegato Italcable, ha confermato che intende ridurre le tariffe delle telefonate intercontinentali. Ma secondo Benzoni «bisogna rivedere il sistema di mutualità», cioè l'entità del contributo che l'Italcable gira alla Sip per l'uso della rete nazionale. La Sip sta poi studiando per i telefonini una campagna promozionale per i nuovi abbonati: al momento dell'allacciamento ci sarebbero agevolazioni per i nuovi servizi. Da fine di luglio oltre alla segreteria centralizzata (che registra le chiamate in arrivo se l'apparecchio è spento), vengono attivati il trasferimento di chiamata, l'avviso di chiamata (che segnala una telefonata in arrivo durante una conversazione) e il collegamento a tre. Sono novità tecnologiche imposte da una concorrenza aspra. Ma non sempre corretta, lamenta Salvatore Randi, amministratore delegato Italtel. Randi rinfaccia un comportamento «ambiguo e spartitorio» ai big europei Alcatel e Siemens e agli americani Ibm e Motorola: «La lobby delle grandi multinazionali che operano nel continente impedisce di fatto la libera concorrenza sbarrando la strada agli altri produttori come l'Italtel e il suo alleato americano At&t». Ma la stessa Cee non farebbe il suo dovere. Randi accusa l'Etsi, l'organismo europeo per la definizione degli standard delle telecomunicazioni, di attuare «una politica contraria alle direttive comunitarie di apertura dei mercati favorendo l'oligopolio». Il giudizio è severo: «L'Etsi è una vera e propria confraternita che sta dalla parte di solo tre o quattro multinazionali». Roberto Ippolito
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