L'Ocse vede nero i neri vedono rosa di C. R.
L'Ocse vede nero, i neri vedono rosa RICCHI E POVERI Previsioni deludenti sulla ripresa '92 (+2,2%) ma gli imprenditori afroamericani battono la recessione L'Ocse vede nero, i neri vedono rosa PROMA OTENZA della storia. Ora le parti si invertono: i bianchi vedono nero e i neri vedono rosa. A tingere di pessimismo il quadro internazionale è l'Ocse, l'organizzazione che raggruppa i maggiori Paesi industriali. Fonti qualificate Ocse, anticipando le previsioni semestrali che verranno rese note nelle prossime settimane, hanno spiegato ieri che la ripresa «non avverrà» nel 1992, ma solo nel '93, perché il cosidetto «turning point», cioè l'inizio della curva ascendente, «verrà ritardato di tre o quattro mesi» rispetto alle previsioni che lo situavano nella seconda metà di quest'anno. La crescita '92 nei 24 Paesi più industrializzati rispetterà invece la tabella di marcia: sarà, come previsto già in dicembre, pari al 2,2 per cento. Il segretario generale dell'Ocse Jean-Claude Paye, preannunciando che a suo avviso i «24» non prospettano «modifiche spettacolari delle politiche macroeconomiche», ha confermato che «i segni premonitori della ripresa si confermano e si moltipllcano, ma non ci sarà in particolare un balzo paragonabile a quello degli Anni Ottanta». Nessuna illusione quindi, per qualche mese l'Occidente dovrà tirare ancora la cinghia. Che poi, più o meno, è lo stesso messaggio che traspare dalle statistiche dei grandi bilanci societari, che in queste settimane compaioni sui settimanali americani, a conferma che se il '91 è stato un anno di lacrime e sangue, per il '92 c'è ben poco da essere allegri. E mentre il rapporto 1991 sulle 500 maggiori imprese Usa pubblicato da «Fortune», più che un consuntivo d' affari sembrava un bollettino di guerra, il quadro dipinto da «Black enterprise» (imprenditoria nera, la più importante rivista economica afroamericana) nella sua lista delle 100 maggiori aziende controllate da imprenditori di colore è sorprendentemente positi¬ vo. Nonostante la recessione il fatturato complessivo delle «super 100» di «Black enterprise» è cresciuto del 10,4% a 7,2 miliardi di dollari. Nel 1973, quando la classifica fu compilata per la prima volta, il fatturato totale era di soli 473 milioni di dollari. E l'anno scorso, mentre la maggioranza delle imprese Usa tagliava i posti di lavoro, l'impiego nelle imprese nere è salito del 3,9%. Se vent'anni fa la maggioranza delle imprese classificate era costruita da piccole aziende che operavano all'interno della comunità «nera», adesso ai primi posti ci sono imprese che hanno una dimensione internazionale. «La classifica mostra che gli imprenditori neri hanno raggiunto un grado di sofisticazione tale da superare anche gli ostacoli della recessione» ha affermato l'editore della rivista Earl G. Graves. Le aziende citate dal mensile restano però una ristretta «minoranza febee» tra i businessman di colore: nonostante i neri rappresentino il 12 per cento della popolazione, nel 1987 solo l'uno per cento dei soldi spesi dai consumatori americani sono finiti a imprese da loro controllate. «La maggior parte delle aziende afroamericane è di di¬ mensioni ridotte e la recessione le ha colpite duramente», afferma Reginald Lewis, presidente della Tic Beatrice, la società di prodotti alimentari che guida la classifica con un fatturato di 1,5 miliardi di dollari. «Ottenere finanziamenti per iniziare l'attività è molto difficile per i neri», aggiunge il rapporto della commissione governativa per lo sviluppo economico delle minoranze razziali. Due decadi fa Richard Nixon aveva lanciato un programma speciale di aiuti federali agli imprenditori neri. Reagan e Bush hanno però tagliato i fondi a questi programmi. «Se voghamo aiutare le nostre comunità bisogna tornare alle politiche di Nixon», afferma Graves. E dopo le rivolte di Los Angeles, ha osservato il «Washington Post», è essenziale «risolvere il problema dello scarso numero di imprenditori neri e della scarsità di fondi investiti nello sviluppo delle comunità di colore». [c. r.]
Persone citate: Bush, Claude Paye, Graves, Nixon, Reginald Lewis, Richard Nixon
Luoghi citati: Los Angeles, Usa
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