Ferrovie spa tra sogno e incubo di Bruno Gianotti

Ferrovie spa tra sogno e incubo SERVIZI & DISSERVIZI Necci presenta il piano e si dimette. Bernini lo candida alla presidenza Ferrovie spa tra sogno e incubo Servirebbero 80 mila miliardi e 50 mila «tagli» ROMA. Ferrovie spa, si apre il libro. L'amministratore straordinario Lorenzo Necci lo presenta ufficialmente, in contemporanea con le dimissioni dall'incarico. Il ministro dei Trasporti Carlo Bernini concorda sul progetto e propone l'immediata riassunzione di Necci al vertice della nuova società, disegnata in collaborazione con consulenti finanziari di primo piano come Mediobanca, Lazard Frérès, Bnc. L'obiettivo, che rende inutili tutte le annose discussioni sulla riforma dell'ente, è chiarissimo: uscire dall'assistenzialismo statale e produrre utili a breve termine. A ogni costo: «Ritorneremo in attivo dal '95», promette il commissario Fs prima di delineare la strategia. Concetti semplici. La Ferrovie Spa punta ad una gestione di tipo privatistico, orientata su mercato e prezzo dei servizi (non più su tariffe), con una struttura unica, dalla quale si potranno scorporare, in futuro, varie divisioni. Parte da condizioni iniziali appena fissate: la richiesta di dote, di capitale sociale per 50 mila miliardi; patrimonio sociale valutato a 69 mila miliardi; debiti pregressi calcolati in 60 mila miliardi. Per arrivare presto alla meta, propone una serie di passaggi obbligati. In primo piano la divisione delle aree. Esistono linee «commerciali», floride e redditizie (5 mila chilometri su 16 mila), sulle quali passa 1*80 per cento del traffico: per Necci vanno tenute strette e fatte confluire in una prima società aggregata. Quindi le attività diversificate (seconda area in grado di produrre utili). Infine 11 mila chilometri a scarso traffico, rami secchi: nuova società, da tenere in vita con il contributo degli enti locali o con fondi statali. L'alternativa potrebbe essere la chiusura. Fin qui la strategia della so¬ cietà. Ma non è con i piani finanziari che si arriverà all'attivo entro 2 anni. Ci vorranno sacrifici dentro e fuori la spa. Fuori, pagheranno i viaggiatori. Quanto? Molto, a sentire il commissario: «Il mercato è in grado di pagare i servizi che richiede». Quindi, se l'Enel sostiene che le bollette elettriche con la trasformazione aumenteranno del 20% «le Ferrovie contano di realizzare aumenti molto più consistenti». Dentro la spa, saranno i ferrovieri a pagare alti prezzi in nome della produttività. Anche qui, la misura non sarà piccola, 50 mila lavoratori da considerare in esubero, da aggiungere ai 40 mila che hanno già lasciato l'azienda in meno di due anni: il nuovo taglio porterebbe l'organico a 110 mila persone, un livello giudicato improponibile dai sindacati che domani avranno un nuovo incontro con Necci. Con queste cifre, il libro delle Ferrovie spa si annuncia dunque molto costoso e rischia di rimanere un libro dei sogni. Anche perché Bernini mette subito le mani avanti di fronte a due capitoli fondamentali: i 60 mila miliardi di debito pregresso, i 2025 mila miliardi necessari per far fronte al passaggio di regime previdenziale. E' vero che, con la soluzione Necci, lo Stato spenderebbe, dal '93 al 2000, 260 mila miliardi anziché 397 mila, ma ammette il ministro: «Con l'aria che tira per la finanza pubblica questo progetto, che condivido, rischia di essere velleitario. Le disponibilità finanziarie non ci sono nella legge finanziaria». Bruno Gianotti Lorenzo Necci

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