Hanno detto di lei di Bruno Ventavoli

Hanno detto di lei Hanno detto di lei Hemingway: è meglio d'una bevuta Renoir. quelle sfuriate con Gabin wlL fascino misterioso del1 l'Angelo azzurro suscitali va anche una marea di ! pettegolezzi. Kenneth *l Anger nel suo Hollywood Babilonia (Adelphi) scriveva che era «notoriamente una festosa bisessuale, con un sano appetito per l'amore. Marlene fece gracchiare le gazze per tutti gli Anni 30. Il suo gruppetto era stato soprannominato "Il circolo del cucito di Marlene". Non erano lesbiche, ma. allegre ragazzone che, come Marlene, prendevano quel che passava il convento». Le erano stati attribuiti amori con le colleghe della Paramount Claudette Colbert e con Lili Damita. I suoi abiti mascolini, le sue apparizioni in folgoranti smoking alimentavano le dicerie. «Il fascino ambiguo di Marlene vestita da uomo fu promosso e potenziato dal suo Josef von Sternberg, che riuscì sempre a infilare una scena della diva in pantaloni in tutti i film che girarono assieme. Non c'è dubbio che il loro fu un amore cerebrale, fatto di arte e di artifìcio». Ernest Hemingway nelle sue lettere (pubblicate in Inghilterra dalla Panther Granada Publishing) la chiamava affettuosamente «Old Kraut».. Si erano incontrati la prima volta sul transatlantico fle-de-France nel '34. In una lettere dell'aprile '45, lo scrittore prega il colonnello Charles Lanham di dire a Mary Walsh (che sarà poi sua moglie): «Old Kraut viene spesso a trovarmi al Ritz, si siede in bagno mentre mi faccio la barba. E due bottiglie di Perrier aspettano al fresco. E' una sensazione molto più piacevole che farsi una bevuta». In un'altra lettera del '50 dice curiosamente: «Marlene e io par¬ liamo spesso in inglese, talvolta in francese. Passiamo al tedesco quando siamo arrabbiati o c'è gente intorno e noi vogliamo dirci qualcosa velocemente senza farci capire». Il regista francese Jean Renoir, in America durante la guerra, ricorda nell'autobiografia La mia vita, i miei film (appena pubblicata da Marsilio) gli incontri con l'attrice: «La sera uscivamo e incontravamo Marlene Dietrich e Jean Gabin che vivevano insieme. Marlene cantava delle canzoni patriottiche francesi nei locali notturni per proprio piacere. Ogni volta finiva con la Marsigliese. Gabin trovava la cosa idiota. Lui e Marlene litigavano furiosamente. Lui la chiamava "la mia prussiana". Lei gli rispondeva toccandogli la fronte e dicendogli con voce languida: "Quello che amo in te è che là dentro c'è il vuoto assoluto" (...). Marlene era veramente una superstar, non solo sulla scena ma nella vita. Era una perfetta padrona di casa, cucinava lei stessa pietanze eccellenti: il suo piatto forte erano i cavoli farciti (...). Una sera, in un locale notturno, chiese più volte a Dido (la moglie di Renoir, ndr) toilettes. Quest'ultima si stupiva di un bisogno tanto frequente finché non si rese conto che Marlene voleva semplicemente far ammirare le sue gambe. Portava Dido con sé col pretesto di farsi proteggere dall'assalto delle donne che si precipitavano dietro a lei. Si trattava semplicemente dell'esecuzione di un rito. Bisogna dire che il culto delle gambe di Marlene era assai giustificato». PAGINA A CURA DI Bruno Ventavoli

Luoghi citati: America, Inghilterra