Shakespeare: uno sciamano

Shakespeare: uno sciamano Il poeta Ted Hugues rivoluziona la lettura del maestro Shakespeare: uno sciamano I critici: è un atto di vandalismo Ma l'autore: siete somari ciechi IiL poeta inglese Ted Hugues racconta di avere preso l'idea del suo ultimo libro da un sogno. J William Shakespeare gli apparve una notte, nel suo costume elisabettiano, per offrirgli un'interpretazione molto particolare del Re Lear, che proiettava la tragedia in una dimensione cosmica. E al risveglio, stordito da quell'evento che lo metteva a parte di un grande segreto, il poeta ha deciso di rivelarlo nel suo libro Shakespeare and the Goddess of Complete Being (Faber), offrendo una lettura critica rivoluzionaria delle opere del grande maestro. Non lo avesse mai fatto. La sua interpretazione di Shakespeare come di un grande Sciamano, che ha nascosto nelle sue maggiori tragedie una formula magica derivata dai miti di Babilonia, ha sollevato una inevitabile, violenta bufera. Ecco dunque apparire sul Sunday Times, col titolo «Lo scandalo dello Sciamano» una potente stroncatura del critico John Carey, che si chiede: «Ma si rende conto (Hugues) che sbriciolare insieme tutte le tragedie di Shakespeare nella sua assurda miscela mitologica è un atto di vandalismo grottesco, e da somaro?». Ted Hugues prende qualche giorno di tempo e gli risponde sulle pagine dell'ultimo Sunday Times riprendendo la metafora equina: «Carey ... dimostra la libertà di pensiero di uno di quei somari ciechi che per tutto il giorno trascinano in un cerchio la macina di un mulino», aggiungendo poi che quando il somaro viene liberato, non fa che continuare meccanicamente il suo stupido giro su se stesso. E' davvero un caso singolare quello di Ted Hugues, che in un modo o in un altro, e spesso senza volerlo, continua a fare scandalo. Appartatissimo, nemico della pubblicità, quello che oggi molti considerano il massimo poeta inglese vivente (ed è un vero peccato che le sue opere in Italia siano ormai fuori catalogo), ò di continuo al centro di qualche polemica per le sue pre- sunte responsabilità nel suicidio trentanni fa di sua moglie, la poetessa americana Sylvia Plath la cui leggenda ha sfamato una legione di letterati intriganti. Ma ora improvvisamente il fronte della battaglia si allarga anche alle opere del poeta. Vediamo meglio perché. Nel suo libro appena pubblicato, Hugues spiega che l'eroina al centro dell'occulto mito shakespeariano è la Grande Dea, Venere, che può prendere tre forme: Madre, Sacra sposa e Regina degli inferi. Nelle prime due essa diventa la Vergine Maria - il centro del mito cattolico -, Shakespeare era, secondo il poeta, un cattolico fervente fino al fanatismo, e tutte le opere della sua maturità sono il terreno drammatico della lotta tra la Dea cattolica della sessualità e la sua fredda controparte puritana, Adone. Nella trama che si nasconde all'interno di ogni tragedia, dunque, la Dea ama Adone ma è da lui respinta, e perciò la sua terza personalità, quella di Regina degli inferi, si impossessa di lei e le fa uccidere l'amato. Ma questa furia, questa stessa forza bruta, entra poi nella pelle di Adone riportandolo in vita come il fiero giustiziere della Dea. In questa chiave Re Duncan è la Grande Dea e lady Macbeth la sua parte diabolica. E nascosta nella Tempesta sarebbe invece la storia della Didone virgiliana. Questo «ingrediente occulto» che prende per Hugues la forma di una trama nascosta, che va ripetendosi tragedia dopo tragedia, deriva molti elementi dai due poemetti shakespeariani di argomento erotiuo-mitologico, Venere e Adone e Lucrezia violata. Ma per John Carey questo è assolutamente dissennato e risibile, come voler leggere Shakespeare con l'aiuto' di Un «Manuale delle superstizioni». In attesa di vedere se l'Accademia si schiererà con lui - come ci si aspetta - Hugues attacca intanto il critico, «che dimostra la sua totale, sorprendente incapacità (in un professore di letteratura inglese di Oxford è senz'ai- tro sorprendente) di vedere in Shakespeare non uno scrittore ma due. Non solo ed esclusivamente uno dei grandi realisti (come Tolstoi), ma anche, allo stesso tempo, il più grande dei nostri poeti mitici (come Keats) ... L'elemento occulto ... era ii corpo e l'anima di Eliot, Yeats, Keats, Coleridge, Blake, Milton in maniera ovvia - come di Shakespeare. Ma Carey lo guarda come Kaspar Hauser guarda una scatola di lettere dell'alfabeto». A poco vale il tentativo di recuperare Hugues almeno come poeta, che Carey tenta quando consiglia di leggere il suo libro non come un saggio critico su Shakespeare, ma sulla stessa poesia di Hugues. Con la bigotteria che gli è scesa come una nebbia sugli occhiali, gli risponde il poeta, «C'è da chiedersi cosa racconta ai suoi studenti. E con quale criterio dia loro i voti». Livia Marcerà «Nelle tragedie ha celato formule magiche dei miti di Babilonia» Shakespeare visto da Levine e (a destra) Olivier nel ruolo di Amleto

Luoghi citati: Babilonia, Italia, Oxford