L'AFFAIRE ECOLOGIA A mani basse nel verde

L'AFFAIRE ECOLOGIA A mani basse nel verde Il «New York Times» sposa l'ambiente e fa un supplemento, ma c'è un dubbio: che ci sia troppa pubblicità L'AFFAIRE ECOLOGIA A mani basse nel verde NEW YORK N giorno di aprile, mentre la stampa internazionale cominciava a parlare del Summit di Rio in cui si discuterà il futuro ecologico del mondo, il New York Times ha compiegato un grande supplemento a colori. Si chiama Focus, reca come sottotitolo «Giornale per il pensiero globale e l'impegno locale», ha fotografie belle e costose, è pieno di disegni! fatti per attrarre i bambini. Anzi, ! la seconda parte è interamente dedicata ai bambini. C'è un racconto - illustrato da splendide, immagini - che si intitola «Una: terra pacifica piena di gente feli-i ce». Gli altri articoli sono seri,' dedicati agli adulti, hanno la forma di editoriale, di manifesto, di, reportage, di inchiesta. Poiché la1 rivista non indica la sua composizione editoriale o redazionale,) ogni articolo è seguito da una «nota» sull'autore. Focus si apre con un «fondo» firmato da Claes Nobel, della famosa famiglia, ed è un appello appassionante che dà il titolo alla copertina. Lo slogan è «pensare in grande, agire in piccolo, im- ; pegnarsi personalmente». Slogan di chi? L'articolo indica un'organizzazione che si chiama «United Earth» (Terra unita), un indirizzo e un telefono. L'occasione è «il; giorno della Terra», che cadeva il 22 aprile - e il testo è molto nobile e, fatalmente, molto generico. Parla di «un piano Marshall per la Terra» che dovremmo realizzare tutti noi. Capisco che è molto difficile andare più avanti di così. E poi uno che si chiama Nobel ha diritto a una certa credibilità, almeno di intenzioni. Se il primo articolo è dedicato alla Terra, la lieve lottizzazione culturale che guida gli affari del mondo, anche nel settóre ecologico, vuole che il secondo sia dedicato all'Oceano. Ne è autore un attore, Ted Danson, che è anche presidente di ((American Ocean Campaign», con indicazione di uffici, fax e telefoni. Nobel listava un indirizzo di New York, Danson indica una sede in California, e anche in questo senso c'è equilibrio. Inizia poi la sezione «Iniziative delle Nazioni Unite». Lo spazio è dedicato al Summit di Rio. L'autrice, Patricia Szczerba, è difficile da identificare, nonostante la buona volontà della nota che segue il suo articolo. Infatti risulta «Rappresentante delle Nazioni Unite» presso un gruppo che si chiama «Global Education Motivators Inc.». Ma, aggiunge la nota, è anche una giornalista che scrive sulle Nazioni Unite. Capisco che chiedersi come faccia a scrivere su se stessa è una domanda irrilevante. Dopo tutto il suo pezzo parla del pianeta Terra e non sembra avere secondi fini. E tuttavia il «puzzle» rimane. Se questo articolo riportasse davvero - come dice - l'ordine del giorno del Summit di Rio - cioè i contenuti e i progetti di quel Summit - ci sarebbe da spaventarsi. Sentite questa frase della Szczerba: «Il cuore del Summit sarà una serie di specifiche strategie globali. Esse includono decisioni sulle politiche dell'insediamento umano, sulla povertà, sui problemi dell'atmosfera, delle foreste, dei deserti, degli ocea- ni, della purezza delle acque». Temo molto che questo testo incredibile («specifiche strategie globali») provenga dalle carte delle Nazioni Unite. Se fossi un attivista ecologico convocherei subito un contro-Summit di emergenza. Ma il mio problema qui è un altro. Voglio capire, nel cuore delle comunicazioni del mondo, chi mi informa e in che modo, sulle ((politiche ambientali» del mondo. Voglio capire come lo fa e perché lo fa. Segue, con festose illustrazioni di bambini, un testo sul «Global warming», il riscaldarsi della Terra. Questo non è un articolo firmato, ma il sommario di un grande convegno che avrà luogo al Museo di Storia Naturale di New York il 15 maggio. Nel testo non ci sono nom? di scienziati o di responsabili delle varie sessioni del convegno. Forse per brevità, e dunque se fossi un esperto non potrei valutare il grado di credibilità di chi svolgerà le molte relazioni annunciate. Tuttavia sfogliando le pagine mi rendo conto che la vera persuasione degli autori è questa: «Parliamo di ambiente, parliamo della Terra, degli oceani, delle foreste. Dunque questa è una cosa buona. Leggete con attenzione e ascoltateci». Insomma l'impaginazione festosa, i disegni dei bambini e la titolazione elementare («popolare», direbbe uno specialista di titoli] danno a tutto il supplemento Focus quel tono bona¬ rio, ma anche perentorio, che hanno i libri per bambini, ai quali dolcemente diciamo: «Di qua, piccolo mio. Questa è la strada buona e giusta per diventare adulto. Seguimi e vedrai». Ma seguire chi? La rivista mi risponde a pagina 4 con questa nota in grassetto: «Focus è la rivista per il pensiero globale, punta su impegni che rompano la visione miope del passato e su alternative che schiudono un futuro migliore. Vi porteremo al limite del secolo e al limite della visione umana. Focus raggiunge mezzo milione di persone che hanno la mente aperta e che sono capaci di fare una vera ^ .fS^J • differenza». E indica alle spalle di questo progetto «The media Focus Group» seguito da nomi e indirizzi che non dicono molto al lettore. Entriamo un po' più nel cuore della materia a pagina 7, dove un articolo dal titolo «Verde di fuori e di dentro» è firmato da una Susan Hussey, che deve essere celebre nel suo ambiente perché su di lei non c'è alcuna nota di identificazione. Ma nell'articolo è incastonata la pubblicità di una ((maschera naturale di bellezza» che si chiama «rosa Mosqueta», che non contiene ingredienti chimici, e costa dollari 25.50 più tas¬ se. Infatti c'è scritto, molto piccolo in alto, in ogni pagina, ((pubblicità». Ma questo comporta un problema nuovo, curioso. Che cosa è pubblicità, in questa rivista? I prodotti come le «maschere di bellezza naturale» o il contenuto degli articoli? Per esempio, pagina 8 e 9 sono dedicate a un famoso progetto indiano, amato da molti e mai finito, la città utopica di Auroville, che sta in India come potrebbe stare su Marte, splendida e sconnessa. Ma il giornale, sotto la parolina piccolissima ((pubblicità», spiega che questa città è una delle ((Alternative globali» a cui dobbiamo pensare andando al Summit di Rio. A pagina 12 c'è un'altra sorpresa. Il mondo, almeno nella versione di questo giornale, ha uno sponsor. E' una ditta che si chiama Tinkerbell, come il personaggio di Peter Pan, produce profumi e cosmetici naturali e promuove un grande concorso ecologico in cui i bambini disegnano il mondo a forma di cuore, o il leone buono che sorregge il globo. Il giornale è completato dalla rubrica del pediatra (consigli ecologici per la salute dei bambini), da un articolo intitolato «Quando la Terra smise di respirare» («La rispoI sta è semplice, dice l'autore: dobbiamo troncare ogni inquinamento dell'aria, dell'acqua e della terra, e piantare milioni di alberi»). E dalla ^oria per bambini, bella e generica come gli articoli, di cui ho già parlato. Ma il caso è molto più complicato dello strano rapporto fra testo e pubblicità o fra autori e testi o fra responsabilità politica (in una materia importante come l'ambiente) e identificazione delle persone che parlano e delle loro ragioni. Per esempio, a pagina 24 trovo una pubblicità di «Biosfera 2» uno dei progetti più controversi che esistano in America. Ne ho parlato su La Stampa (il 1° marzo) e ne hanno parlato i giornali e la televisione d'America, d'Europa. Soprattutto, documentato e stroncante, ne ha parlato l'Economist. Tutto è dubbio su «Biosfera 2», che pretende di essere un progetto di «nuovo mondo» e di vita alternativa: le fonti scientifiche, le risorse economiche, le ragioni dell'esperimento e la sua credibilità tecnica. Eppure ci viene raccomandato qui su que- ,| sto giornale «buono», «ecologico», autenticato dal materiale delle Nazioni Unite diretto a grandi e a bambini. Ma - quanto ai dubbi sulla politica dell'ambiente - c'è dell'altro in questo giornale. A pagina 23, un lungo articolo non firmato consiglia pesantemente il Governatore Cuomo a non rinnovare un certo contratto idroelettrico con l'autorità del Quebec. Ci sono mille ragioni per prendere questa posizione (risparmiare danaro a New York) e ce ne sono mille per prendere quella opposta (fra cui evitare il crollo economico della parte francese del Canada). Ma in questo giornale seducente chi si sta assumendo la responsabilità di consigliare? E perché lo fa con un articolo non firmato? Poi c'è la sorpresa finale. In ultima pagina, 26 centimetri per 21, c'è la pubblicità delle sigarette «Kent» con la scritta «Portraits of Pleasure» (ritratti del piacere). Le sigarette con la Terra, l'oceano, le foreste, i leoni buoni, l'inquinamento, l'aria e l'acqua pura, la politica degli insediamenti e il Summit di Rio? Le sigarette con i bambini, a cui sono vistosamente dedicati due terzi del materiale? La conclusione allarmante mi sembra questa. Si può essere giocati anche dalle buone cause. Non c'è bisogno di pensare che la gente di «Global Focus Media» abbia voluto deliberatamente imbrogliarmi. Basta che in cuor loro siano davvero persuasi (ed è una persuasione sbagliata) che dedicarsi all'ambiente è una causa santa che purifica tutto. Basta illudersi che gli slogan salvino il pianeta. Basta coinvolgere i bambini in una crociata di illusioni. Forse, si deve essere grati a questo evento giornalistico perché dimostra che anche le buone cause possono essere, sospette, e non si finisce mai di stare in guardia. La favola buona adesso è l'ambiente. Merita di essere ascoltata con attenzione, ma senza rilasciare assegni in bianco. E c'è una rivelazione: se i documenti delle Nazioni Unite sono redatti nel modo primitivo con cui appaiono in questo giornale l'evento si può archiviare fin d'ora come mai avvenuto. Infine la speranza. Sempre meglio sapere. E affrontare questo grave problema da adulti. Furio Colombo La favola buona di oggi è la natura Ma talvolta non è buono il narratore estose illustrazioni n testo sul «Global riscaldarsi della non è un articolo l sommario di un gno che avrà luogo Storia Naturale di 5 maggio. Nel testo om? di scienziati o i delle varie sessiono. Forse per bre se fossi un esperto lutare il grado di hi svolgerà le molnunciate. ogliando le pagine o che la vera peri autori è questa: mbiente, parliamo gli oceani, delle fo questa è una cosa e con attenzione e nsomma l'impagisa, i disegni dei itolazio («popobe uno i titoli] mite del secolo e al limite della visione umana. Focus raggiunge mezzo milione di persone che hanno la mente aperta e che sono capaci di fare una vera ^ .fS^J • ((maschera naturale di bellezza» che si chiama «rosa Mosqueta», che non contiene ingredienti chimici, e costa dollari 25.50 più tas¬ nessa. Ma il giornale, sotto la parolina piccolissima ((pubblicità», spiega che questa città è una delle ((Alternative globali» a cui dobbiamo pensare andando al Summit di Rio. A pagina 12 c'è un'altra sorpresa. Il mondo, almeno nella versione di questo giornale, ha uno sponsor. E' una ditta che si chiama Tinkerbell, come il personaggio di Peter Pan, produce profumi e cosmetici naturali e promuove un grande concorso ecologico in cui i bambini disegnano il mondo a forma di cuore, o il leone buono che sorregge il globo. Il giornale è completato dalla rubrica del pediatra (consigli ecologici per la salute dei bambini), da un articolo intitolato «Quando la Terra smise di respirare» («La rispoI sta è semplice, dice l'autore: dobbiamo troncare ogni inquinamento dell'aria, dell'acqua e della terra, e piantare milioni di alberi»). E dalla ^oria per bambini, bella e generica come gli articoli, di cui ho già parlato. Ma il caso è molto più complicato

Persone citate: Claes Nobel, Cuomo, Furio Colombo, Patricia Szczerba, Peter Pan, Susan Hussey

Luoghi citati: America, California, Canada, Europa, India, New York