Il principe matricola per sfida

Il principe matricola per sfida Torino, un amico conferma: il 12 novembre lo accompagnai in segreteria e portò i documenti Il principe matricola per sfida Vittorio Emanuele iscrìtto a Legge nel '56 TORINO. Vittorio Emanuele di Savoia a Torino negli Anni Cinquanta? Dopo la sua «confessione», ora c'è la prova, con una data precisa: il 12 novembre 1956, giorno della sua immatricolazione all'Università di Torino, facoltà di Giurisprudenza. Un documento ufficiale, conservato nell'archivio dello stesso ateneo. Un documento che conferma la scappatella clandestina in Italia e a Torino ammessa per la prima volta dallo stesso principe nell'intervista a «Il Giornale» e che al tempo stesso mette fine a un «giallo» mai chiarito per decenni. Il Savoia erede al trono non solo, dunque, varcò dalla Svizzera il confine italiano a bordo di una «Fiat 1400», come ricordano alcuni testimoni della «bravata», ma si presentò agli sportelli della segreteria studenti dell'Università torinese per iscriversi al primo anno di Giurisprudenza. Qualcuno, nell'occasione, riconobbe quel diciannovenne, alto, biondo, con gli occhi chiari? Nessuno fra gli attuali impiegati, amministratori e docenti è in grado di rispondere. Sono trascorsi troppi anni per recuperare testimoni diretti. Ma per loro parlano i documenti. S'apprende così che «Vittorio Emanuele Alberto Carlo» figlio di «Teodoro Umberto di Savoia», nato a Napoli nel 1937, viene immatricolato il 12 novembre 1956, numero 18611. Il diploma di maturità che presenta alla segreteria, gli è stato rilasciato il 6 ottobre dello stèsso anno dal «Liceo scientifico Vilfredo Pareto» di Losanna. L'aspirante dottore sceglie anche i corsi da frequentare. Sotto la voce «materie» ne sono indicati cinque, con i rispettivi docenti: Istituzioni di diritto privato (tenuto dal prof. Allara), Istituzioni di diritto romano (prof. Romano), Storia del diritto romano (prof. Grosso), Economia politica (prof. Zaccagnini), niente Diritto penale, cancellato con un tratto di penna e sostituito da Statistica (prof. Golzio). Ma il principe si presentò personalmente in via Po 17 a Torino, sede del Rettorato e della segreteria di Giurisprudenza o incaricò altri di svolgere le pratiche burocratiche? Sulla prima ipotesi non ci siano dubbi c'è la testimonianza diretta di uno degli amici di Vittorio Emanuele. E' il dottor Italo Pennaroli, 59 anni, attuale responsabile amministrativo del movimento monarchico, nonché sindaco eletto come indipendente in una lista civica di un Comune torinese, Villarbasse. Ricorda Pennaroli: «Sì, lo accompagnai anch'io insieme con altri amici alla segreteria di via Po». Ma perché Vittorio Emanuele voleva iscriversi pur sapendo di non poter frequentare? Pennaroli non ha dubbi: «Il suo intendeva essere un gesto provocatorio». Davvero solo provocazione? Ma come si spiega, allora, il fatto che il principe abbia pagato, quattro mesi dopo (esattamente il 25 marzo 1957) anche la seconda rata dell'iscrizione? Lo attesta lo stesso registro che riporta l'avvenuto pagamento di lire 20.250, per tasse, soprattasse e contributi. Il «principe-matricola» paga ma non sostiene esami. E come potrebbe visto che gli è vietato l'ingresso nel Paese di nascita? Sotto le voci «attestato di frequenza» e «votazioni» la pagina del registro rimane bianca. La «ragazzata» come ora Vittorio Emanuele definisce la scappatella clandestina del '56, non poteva essere ripetuta. Troppo pericoloso. S'era arrabbiato il padre Umberto quando aveva saputo del viaggio «proibito» nel capoluogo piemontese. Che figura se si fosse diffusa la notizia che l'erede di casa Savoia, venuto in Italia, aveva violato la Costituzione italiana. La «ragazzata» non si ripete, la visita imprevista e improvvisa nel più esclusivo circolo torinese, il Whist, e nella segreteria dell'ateneo non ha un seguito. Il principe aspirante dottore in Giurisprudenza preferisce non continuare nelle pericolose bravate. Nella penisola non torna più. Addio sogni di laurea nella sua amata Torino. Rinuncia ad iscriversi «fuori corso» e chiede nell'57 all'allora rettore dell'Università, Allara, di riavere il diploma di maturità presentato in segreteria l'anno precedente. La richiesta viene accolta il 7 ottobre 1957. Si legge nel registro, sotto la voce «annotazioni diverse»: «Restituito diploma di maturità scientifica avendo l'interessato dichiara- to di trovarsi nella impossibilità di frequentare questa Università». Caso chiuso per l'aspirante dottore ed erede al trono ma anche per lo stesso rettore Mario Allara. Caso chiuso e una liberazione per quest'ultimo. Qualcuno, nell'ambiente accademico, non era disposto a perdonare al rettore d'aver accettato l'iscrizione del giovane Savoia, seppure formalmente ineccepibile (tutti i documenti erano in regola), secondo le spiegazioni dello stesso docente di Diritto privato. Ma al di là delle motivazioni giuridiche, il disagio per l'anomala situazione si respirava, eccome - assicurano i docenti dell'epoca - nell'ateneo. Quell'iscritto, seppure di sangue blu, era destinato a creare più problemi che lustro all'Università. Guido J. Paglia Varcò il confine italiano a bordo della sua Fiat 1400 Quel viaggio «proibito» gli costò un litigio col padre rilasciatogli ài&Q&jjl** ' Ci i,oli del regiitro di al N* Vtf VERTENZE — 1» Se lo Rudente goàt posli i\ sludio, sussidi, ecc. ovvero t Impiegato in qualdri AmmJ penotudi. T Nella casella Esami si noterà la data, la qualità, la votazione di ciascun esame. Il documento che prova l'iscrizione di Vittorio Emanuele di Savoia all'Università di Torino. A fianco, un ingrandimento che consente di leggere la prova. A destra, Vittorio Emanuele