Funerali da boss ai morti senza colpe

Funerali da boss ai morti senza colpe Esequie separate e in sordina per le vittime della strage, la polizia nega d'aver dato l'ordine Funerali da boss ai morti senza colpe Acerra, Don Ribaldi attacca Scotti NAPOLI. Facce giovani rigate di lacrime, ragazzi con i fasci di fiori bianchi stretti tra le mani, il gagliardetto della scuola che pencola sotto la spinta della folla. La tensione è palpabile nella piccola chiesa di San Giuseppe dove si celebrano i funerali di Pasqualino Auriemma. Non aveva ancora 15 anni ed è una delle vittime della strage che ha colpito al cuore la gente di Acerra. Qui, accanto alla bara sommersa dalle corone, c'è la pena per una vita spezzata per caso. Ma c'è anche la rabbia di quanti vivono in un paese dove «chi ama il prossimo viene ammazzato e chi non lo arria, ammazza». Non ci sono rappresentanti delle istituzioni nella parrocchia gremita fin sul sagrato. Parla il vescovo, monsignor Antonio Riboldi, chiama «struttura del peccato» la politica. Lo sterminio di una famiglia e di un ragazzo, bersagli innocenti di una camorra sanguinaria, pesa. Gli operatori delle tv ed i fotografi vengono cacciati via in malomodo, qualcuno tenta di aggredire una troupe. Sono i segni di un'ira impotente che si mescola al dolore. Per Pasqualino la città ha pregato unita, ma non c'è stata cerimonia pubblica per Vincenzo Grimaldi, la moglie Emma, i figli Livia e Silvio. Dall'obitorio li hanno portati in tutta fretta al cimitero, nel pomeriggio: funerali separati, come quelli riservati ai boss. Una scel- ta di cui adesso nessuno pare voglia assumersi la responsabilità e che don Riboldi definisce amaro «una tragedia nella tragedia». Il vescovo avrebbe voluto benedire quei morti, tutti insieme, nella cattedrale, fare della cerimonia un'occasione di riscatto. Ma è prevalso un eccesso di prudenza. Motivi di ordine pubblico? «Non ci sono state limitazioni alle funzioni religiose per le vittime della strage», dice il questore di Napoli, Vito Matterà. I parenti però negano di aver deciso esequie in forma privata. «Si è voluto creare un clima di paura - sottolinea ora il vescovo - può darsi che effettivamente ci sia, ma così è come se si fosse voluto dire che il ragazzo ucciso era buono, quegli altri quattro cattivi. Qualcosa non ha funzionato. Le sorelle del capofamiglia mi hanno detto che è stata la polizia a imporre un rito in sordina. Volevano che andassi a benedire anche i loro parenti e io sono andato: non potevo dividere i morti in due categorie». La solidarietà è stata concessa a Pasqualino. C'era tutto il rione di via Pietrabianca nella chiesa circondata da lembi di campagna mangiati dal cemento. C'erano il padre del ragazzo, Vincenzo, operaio del Comune, la madre Nunzia, che aspetta un altro figlio, la sorella, Marianna, un'adolescente piegata dai singhiozzi. E c'erano i compagni di scuola: gli alunni della terza M, con la preside, i professori. Di questa gente, dell'altra faccia di Acerra si è fatto interprete monsignor Riboldi: «Chi deve sentirsi responsabile? Tutti: dal cittadino, al politico, a chi governa. Io mi sento di accusare le strutture del peccato. La politica, l'economia, che non sono capaci di estendere lo sviluppo, la solidarietà. Ne ho viste tante in vita mia, ma stavolta ho pianto». E ancor prima della messa, il vescovo era stato più che esplicito. A chi gli ricordava che secondo il ministro dell'Interno la criminalità organizzata è sotto controllo, aveva risposto senza mezzi termini: «Non so che controllo ci sia. Qui nel territorio della mia diocesi, in poche ore hanno potuto ammazzare, vendicarsi, ri¬ vendicarsi. Io guardo i fatti, e i morti ammazzati sono fatti, non parole». Un'analisi spietata' che fa da sfondo ad una brutta storia, ad una vicenda piena di aspetti sconcertanti anche sul piano delle indagini. La polizia avrebbe identificato altri quattro componenti del commando che ha massacrato la famiglia Grimaldi. Ma la notizia è stata poi smentita, dopo un «confronto» tra procura e investigatori. Mariella Cirillo Paese in rivolta e molta tensione La folla tenta di aggredire troupe tv Il vescovo: «Qui vedo gente uccisa, dal ministro sento soltanto parole» Nella foto grande i funerali di Pasqualino Auriemma che aveva 14 anni. A sinistra don Riboldi, sopra il ministro Scotti ifotoap)

Persone citate: Antonio Riboldi, Grimaldi, Mariella Cirillo, Pasqualino Auriemma, Riboldi, Vincenzo Grimaldi

Luoghi citati: Acerra, Napoli, Vito