Tognoli: Cossiga mi ha detto «Leggiti la Colonna Infame»

Tognoli: Cossiga mi ha detto «Leggiti la Colonna Infame» L'EX SINDACO DI MILANO Tognoli: Cossiga mi ha detto «Leggiti la Colonna Infame» MILANO. L'ha svegliato, ieri mattina, Francesco Cossiga in persona. Cosa voleva? «Mi ha consigliato - risponde Tognoli la lettura di Manzoni, dei Promessi Sposi, della Colonna Infame». E lei? «Per ora leggo Silvio Pellico, Le mie prigioni». Ride amaro Carlo Tognoli. Quest'avviso di garanzia no, proprio non lo manda giù. Corrono le voci, le prime indiscrezioni e Tognoli si ribella. «Non è - ribadisce - né una condanna né un rinvio a giudizio». E poi aggiunge: «Quando ho saputo dell'informazione di garanzia mi sono fatto un esame di coscienza». Ebbene? Non credo di avere collegamenti né diretti né indiretti con questa vicenda. Di più non posso dire anche perché sto cercando di ricostruire la storia. Non è facile difendersi da un'accusa, per ora, indefinita. Ma Mosini, Carriera, li conosceva. Dicono che sono suoi fedelissimi... Certo, non rinnego i nostri rapporti passati. Per Carriera, in particolare, dirò di più: siamo amici, fin dai tempi in cui eravamo militanti di base, nenniani. Da Nenni alla cupola mafiosa, ministro... No, alla piovra a Milano io non ci credo, con buona pace della Ombretta Fumagalli. Ma i politici più ricchi, sempre più ricchi, sono una realtà milanese di questi anni. E già si annuncia un'indagine. E' d'accordo? Perfettamente d'accordo. Sono favorevolissimo all'indagine. I nuovi ricchi non sono sfuggiti nemmeno a me. Ma non solo i politici, anche certi professionisti. Comunque è vero: alcune situazioni, che so, le tre o quattro case a Milano sono tutte da spiegare. Però non si può liquidare tutto in questo modo. Quel che mi dà fastidio è mettere tutto nel mucchio, dalla corruzione al taglieggiamento. E' una storia non trascurabile quella di Milano... Certo, ministro. Lei ha legato il nome a una stagione di Milano positiva... Mica tutti la pensano così. Craxi ha detto che dovevamo costruire i grattacieli. Meno male che non li abbiamo fatti. Ma cominciamo dall'inizio. A metà Anni Settanta, quando sono diventato sindaco, la situazione era abbastanza tragica: economia immobile, investimenti pubblici fermi. Diamo atto a quella giunta di aver mobilitalo le energie della città, di aver avviato gli investimenti nei trasporti e un'intensissima attività culturale. Non è lì che inizia uno scadimento della vita politica, dell'attività del Comune? Il peggioramento sì, io l'ho constatato. Ma non è che le cose prima fossero poi così limpide. Vuole tornare indietro nel tempo, al famoso rito ambrosiano? Ecco, ci spieghi il rito ambrosiano. Che cos'è? Negli Anni 50 le cose andavano così. Si davano le licenze edilizie di costruzione in precario. Sa cosa vuol dire? Si edificava su aree con destinazione diversa, magari servizi o verde pubblico. L'unico rischio era che, nel caso si fosse reso necessario abbattere l'edificio, lo si sarebbe abbattuto. Ma era un rischio teorico. Tecniche selvagge, insomma. O no? Per carità, c'erano ragioni sa¬ crosante, anzi talvolta sante e benedette. Si doveva ricostruire. Eppoi, lo stile e l'efficienza allora erano diversi. Non c'era l'arte del taglieggio sui singoli appalti. Benedetti i selvaggi. Poi si passa al piano regolatore e alle varianti... Certo, l'epoca di Ligresti, della Bonomi, della Beni Immobili. E all'inquinamento della pubblica amministrazione. Vero? No, ho parlato di peggioramento, mai d'inquinamento. C'è stato, e io l'ho visto, uno scadimento della burocrazia. E forse all'origine c'è il pesante clima di continuo sospetto nei confronti della burocrazia. I politici hanno voluto sostituirsi ai burocrati, li hanno esautorati e si sono corrotti a loro volta. Corrotti? Parlo in senso generale, non necessariamente di quattrini. Il politico cominHa a perder tem- po, a occuparsi di tutto. E non fa più il suo mestiere. Quanta gente campa di politica in Italia. Martelli, dieci anni fa, calcolava che almeno un milione di italiani viveva in questo modo. Anche il sindaco di Milano... Ma lui è giustificato. Guardi, io mi sono ritagliato spazi di vita mia, di vita privata solo quando sono diventato ministro. Prima era impossibile. E lo era anche prima. Pure Bucalossi, in pratica, faceva il sindaco a tempo pieno. Tutti giustificati, quindi? Io parlo del sindaco. Per altri, sono d'accordo, il tempo pieno non si giustifica. Già, ma accanto ai politici c'è tanta gente che campa bene. Imprenditori che trattano con la pubblica amministrazione, galoppini di partito che trattano con le imprese... E questo succede dappertutto, mica solo a Milano. Anzi. E' a Roma che il fenomeno si avverte in tutta la sua imponenza. Eppoi, tanto per essere schietti, in Francia o negli Stati Uniti si verificano situazioni del genere. La differenza è che là c'è rispetto per i costi reali. I conti devono tornare, senza danno per la collettività. Se uno paga le tangenti, insomma, sono fatti suoi. E da noi la tangente la paga il cittadino? Sì, qui i costi lievitano. Il fenomeno è sempre esistito, ma in misura lieve, poi si è gonfiato a dismisura. Più nelle Usi che nel Comune o nelle sue controllate. Scusi Tognoli. Ha fatto il sindaco per dieci anni e mezzo. Vero? Vero. E ho conosciuto tanti imprenditori e tanti millantatori. E non si è accorto di nulla? Il sindaco può effettuare un controllo generico, nulla più. Non mi rimprovero di non aver fatto il controllore. No, non era un compito mio. E che si rimprovera? Le cose che non ho fatto. Per esempio, non aver cercato il mutuo per il secondo lotto del Piccolo Teatro, oppure di essermi fidato del. Coni per il Palasport. O di aver fatto, da sindaco, poche piste ciclabili. Ma no, non mi pento di non aver fatto il controllore. Tra l'altro erano anni diversi. Cioè? Quando le cose vanno bene, si bada meno alla questione morale. Quando le risorse sono più limitate e occorre essere più selettivi, ecco che prende quota il problema. No, non dimentichiamo quello che abbiamo fatto in passato, gli investimenti nei trasporti e nella cultura. Poi è mancato qualcosa, occorreva costruire una nuova.realtà urbana. E chi tocca l'edilizia muore, vero ministro? No, non è solo questione di edilizia. Non basta costruire il contenitore, Tecnocity alla Bicocca, se poi non si è in grado di metterci dentro i contenuti tecnologici. E adesso i contenuti li mettono i magistrati... Guardi, mi limito a dire questo: se stiamo attraversando un fosso oltre il quale c'è terra fertile, ebbene allora dico anch'io che vai la pena di fare il bagno. Altrimenti? Se porta, al contrario, in una palude e nelle sabbie mobili allora no, io non ci sto. Ma sia chiaro: ho fiducia nei magistrati e non lo dico in forma rituale. Ministro Tognoli, un'ultima domanda: sia sincero, se l'aspettava questo avviso? No, francamente no. Sì, avevo avuto nell'ultimo mese ripetuti avvertimenti da parte di amici, giornalisti soprattutto. C'erano molte chiacchiere, indiscrezioni. Ma quando ho cercato di far verifiche non è mai risultato nulla. Ed eccomi qua. E come ha vissuto la sua prima giornata da inquisito, l'ex sindaco di Milano, il ministro dello Sport? Con imbarazzo. Io sono abituato a girare senza scorta per la città, senza troppe formalità. Ho avuto l'impressione, all'inizio, che i milanesi mi guardassero storto. Una brutta esperienza per un ex sindaco... Ma, tutto sommato, è stato meno penoso di quanto io pensassi. Ugo Bertone «Non mi rimprovero di non avere fatto il controllore: era impossibile controllare tutto» «All'inizio ho avuto l'impressione che la gente mi guardasse storto» Carlo Tognoli (foto grande) Sopra: Martelli In alto: Nenni A fianco: Ombretta Fumagalli A destra: Cossiga Sotto: Bucalossi