La Coriandoli e altri travestiti di Giuliano Ferrara

La Coriandoli e altri travestiti Da Giuliano Ferrara a Gianfranco D'Angelo la fìnta donna è di moda in tv La Coriandoli e altri travestiti L'antesignano Arbore: «Oggi non mi divertirebbe più» Poli e Brachetti ne hanno fatto una regola di teatro MILANO. Il caso della signora Coriandoli, ossia del personaggio che prende vita rescindendo il cordone ombelicale che lo lega al suo inventore, ha almeno un precedente Barry Humphrey, comico australiano, ha creato una star Anni Cinquanta, dai capelli viola, gli occhiali a farfalla e vertiginosi tacchi a spillo che si chiama Dame Edna Average ed è famosa in tutti i Paesi anglofoni. I due, il creatore e la sua creatura, sono esattamente agli antipodi: tanto Humphrey nella vita è dolce, paterno, timido quanto Dame Edna sulla scena è witty, cioè linguacciuta, sarcastica, pungente. Conduce persino un talk-show televisivo che l'ha resa talmente popolare da farne l'ospite più ambita del jet-set anglosassone. Ormai è come se i due fossero persone diverse conviventi in un unico corpo: e Humphrey parla di Dame Edna con la reverenza di un impresario verso una star di prima grandezza, lontana e irraggiungibile. Il travestimento è diventato il grande boom della televisione attuale. Non c'è conduttore o comico che non abbia fatto la sua brava comparsa vestito da donna: persino Giuliano Ferrara ha ceduto alla voglia del momento presentandosi sul video in velo bianco, come una sposoria di periferia. E poi, Leo Gullotta, Gianfranco D'Angelo, Gianni Fantoni (è Gladys, la Coriandoli-figlia). «Una sorta di tarda filiazione, neppure tanto spontanea: l'extrema ratio per una tivù che ormai vive di espedienti», commenta Renzo Arbore, antesignano in materia, avendo interpretato sul video le mamme dei figli celebri (compresa la sua). «Feci anche una sorella, in coppia con Banfi. Tutte cose che all'epoca non usavano ancora: io ci misi molto gusto goliardico e un tocco da carnevale di provincia, quando ci si traveste per divertirsi e far ridere. Il che può accadere soltanto se il maschio rimane molto maschio, cioè coi peli della barba che fanno capolino. La figura del travestito piace sinché è soft, cialtrona e carnevalesca, sennò, diventa inquietante». Ma lei, Arbore, si è divertito davvero, vestendosi da donna? «Un tempo, forse: oggi non solo non mi divertirei, ma credo non lo farei più. Anche se non bisogna mai porre limiti alla creatività umana». Parla Paolo Poli, che nella sua carriera ha fatto del travestimento una regola, di volta in volta madre, sposa, vergi*- : santa o maliarda bellissima dall'occhiata assassina e il tumido labbro crudele. «Il travestimento? Un trucco della clownerie, vecchio come il mondo. Già Sofocle interpretava la parte di Nausicaa, poiché era un esperto giocatore di palla, avvolgendo le braccia pelose in una nuvola di veli. E nei secoli bui, quando tace la grande letteratura, la forma di spettacolo più diffusa è la sfilata carnevalesca o la processione. Diceva il cardinale Borromeo mentre in- furiava la peste: "Su, facciamoci una bella processione!". Quando sono venuto al mondo, per esempio, mi son visto davanti l'Italia fascista con tutti travestiti da balilla, cioè da soldati. In seguito, ci siamo travestiti da chierichetti, cioè da preti; E la sfilata continua. Quanto a me, le prime esperienze teatrali le feci nelle parrocchie, con tutti gli omini vestiti da donna: allora difficilmente si vedeva la compagnia mista». Il travestimento ha i suoi corsi e ricorsi: già Sarah Bernhardt recitava spesso vestita da uomo, le sorelle Gramatica amavano scambiarsi i ruoli, una faceva Amleto, l'altra Ofelia, Aldo Patrizi si travestiva da bambinaccia con le treccine e la gonna a pieghe che gli tirava sul pancione e persino Cary Grant non disdegnava di farsi vedere in negligé. Niente di troppo nuovo, dunque. Eppure è bastato un film come Tacchi a spillo di Almodóvar per risollevare la questione offrendo materiale di dotte disquisizioni a semiologi e sociologi, esperti di costume e travestitismo. E dunque: perché i maschi amano travestirsi da donna e non da Casanova o da Arsenio Lupin? Persino Thomas Mann approfittava di ogni carnevale per offrirsi il brivido di una parrucca a riccioloni neri e una lunga tunica di raso variopinto. Perché? «Semplice - rispondono all'unisono i sommi vati -. Per esorcizzare il complesso atavico di paura-attrazione verso l'altro sesso». Oddio, che squallore: sarà poi così vero? «Forse lo è - interviene Brachetti, cui il Comune di Ciriè dedica appunto la mostra "Arturo Brachetti davanti e dietro la maschera", dal 9 al 17 maggio - anche se a me travestirmi da donna piace quanto travestirmi da vecchietto o da bambino e penso che oggi non sia più così trasgressivo, come poteva esserlo un tempo. Già negli Anni 60 a Parigi, Jean Louis Rivière presentava come numero di attrazione Peki d'Oslo, cioè Amanda Lear, in uno spogliarello con sorpresa finale: una donna coi seni e lo zizi. Ormai queste cose non scandalizzano più nessuno: anche l'ermafrodito ha fatto il suo tempo». Ma a parte i tanto citati complessi atavici, che cosa significa per un uomo calarsi in panni femminili? «Per me significa trasformarmi in una persona diversa. Con il trucco e la parrucca mi sento protetto, quasi fossi dietro una maschera: divento cattivo, pungente, aggressivo, mentre quando mi presento in pubblico con la mia faccia e i miei pantaloni sono timido e a disagio, come se fossi nudo. Non a caso i maschi travestiti da donna si scatenano, liberando gli istinti repressi. E incarnano sempre donne grottesche, eccessive, sguaiate: insomma, puttane». «Io credo che l'uomo vestito da donna non diverta più il pubblico di oggi, anzi, lo irriti: perché ormai si è portati a identificare il travestimento con l'omosessualità», dice Saverio Marconi che con la Compagnia della Rancia, di cui è direttore artistico, ha messo in scena quest'anno La cage aux folles. «Commedia che risale al '72 quando una vicenda del genere faceva ridere perché significa¬ va ancora trasgressione. Oggi, no; la gente ossessionata dai travestiti da marciapiede, non ha più voglia di vedere queste cose e la storia di un grande amore omosessuale rischia di trasformarsi in una vicenda tristemente equivoca. Perciò bisogna andare molto cauti sul piano del travestimento e spingere l'acceleratore per sottolineare invece quella che è la presa in giro di una coppia molto borghese». Se, per il teatro il travestitismo appare superato e vieuxjeu, è invece una novità per la televisione e ritorna, a fasi alterne, in cinema. E' chiaro, dunque, che i confini del sesso si fanno ogni giorno più labili e sfuggenti, lui diventa lei sempre più spesso, nella vita, come sulla scena: qual è la fantasia, quale la realtà? Paolo Poli uscito dai panni della maliarda e vestito sobriamente di flanella grigia, conclude: «In fondo la grande paura del maschio cbe si traveste da donna è quella di passare per frocio. Io non ho mai avuto di questi problemi: perché ho sempre amato e odiato le donne così come ho sempre amato e odiato gli uomini. E poiché da giovane ero molto bellino, tutto biondo e ossigenato, sono stato amato indifferentemente da uomini e donne. Ma oggi il tempo della scapigliatura è passato. E lo dico senz'ombra di rimpianto perché spero di restar sulla breccia sino a novantanni, come la Borboni: ci sarà pur sempre bisogno di qualcuno che faccia la parte della nonna, le pare?». Donata Gianeri MILANO. Emma Coriandoli da Bagnacavallo, 39 anni portati come fossero 59, che in «Striscia la notizia» commenta i fatti del giorno con calda pastosità romagnola, agitando in continuazione le mani grassocce e arrotando le vocali nella bocca a pneumatico, ha ottenuto un successo così strepitoso da diventare una diva del teleschermo, come la Bonaccorti o la Carrà. E sono in molti a dimenticare che nel suo petto da balia, ornato da tre fili di perle, batte il cuore di Maurizio Ferrini, grazie a lei tornato perentoriamente agli onori della ribalta (a giugno uscirà anche il suo primo libro, «L'ultimo comunista»). Non è da tutti, in effetti, pensare di travestirsi da massaia, per commentare gli avvenimenti politici. «Io l'ho fatto così come avrei potuto travestirmi da camionista di Barletta, senza un vero perché: anche se non posso negare che la Coriandoli sia un personaggio che ha finito per affascinare anche me, col suo vissuto spicciolo e casereccio. Capisco che sia diventata tanto popolare: c'è addirittura chi è convinto che esista realmente e le scrive. Qualche ottantenne ha avuto persino dei momenti di tensione erotica vedendola apparire sul teleschermo». Dunque, ha scelto il genere casalingo-grassoccio pensando che ispirasse maggior sicurezza e credibilità? L'ho dovuto scegliere per forza, dato che anch'io sono grassoccio. E poi mi sembra un tipo di donna in cui ciascuno di noi può ritrovare una faccia nota, la zia, la vicina di casa, la vecchia tata. Per me è come guardare nello specchio e vedervi riflesse tante donne romagnole che hanno attraversato la mia vi'a: e basta che mi trucchi, per ritrovare tic, movimenti, vezzi, come se fossi in trance. Ma il fatto che il travestimento provochi in lei questa improvvisa inversione di mentalità, non la turba? C'è qualcuno che vede nel travestirsi la voglia di una sessualità diversa: e a me non piace suscitare questo tipo di sensazioni. Io sono un maschio psichicamente equilibrato e la signora Coriandoli non è un personaggio portatore dei miei complessi: per cui la vivo con estrema tranquillità, trattandola come una vecchia conoscenza. Ormai, la sento addirittura autonoma, completamente staccata da me. [d. g.J E' anglosassone la nuova star sui tacchi a spillo: si chiama Barry La bambinaccia diAldoFabrizi, Grant in negligé e Sarah Bernhardt «Emma non son io» E Maurizio Ferrini prende le distanze dalla nuova diva Per Paolo Poli il travestimento è pura clownerie, «cosa vecchia come il mondo». Per Brachetti il trasformista «il trucco è una protezione» li comico emiliano Maurizio Ferrini nei panni della signora Coriandoli nuova star di «Striscia la notizia»

Luoghi citati: Bagnacavallo, Barletta, Comune Di Ciriè, Italia, Milano, Oslo, Parigi