Alla Nato uno yankee venuto dalla Polonia di Aldo Rizzo

Alla Nato uno yankee venuto dalla Polonia OSSURVATORiO Alla Nato uno yankee venuto dalla Polonia L nuovo comandante della Nato è un generale venuto dall'Est. E' nato a Varsavia da madre polacca e da padre georgiano. Si chiama Shalikashvili, un cognome che subito evoca Tbilisi e dintorni (per dire, Stalin, che era di quelle parti, si chiamava in realtà Dzugasvili). E' un segno dei tempi, cioè della caduta delle barriere tra Est e Ovest e, in conseguenza, della ricerca di una sicurezza comune? No, è un caso, almeno ufficialmente. Shalikashvili è un generale americano di nome John, come il suo collega Galvin, al quale succederà il mese prossimo. E' già stato «numero due» della Nato. E tuttavia come non notare la singolare coincidenza tra i dati anagrafici del nuovo comandante atlantico e i clamorosi cambiamenti intervenuti in Europa? Il blocco militare dell'Est comunista si chiamava, appunto, Patto di Varsavia. Non esiste più, ufficialmente, dal 1° luglio 1991: di fatto era finito con le rivoluzioni democratiche del 1989. Ora i Paesi ex membri del Patto fanno a gara nel chiedere l'ingresso nella Nato. La stessa Russia, il grande cuore geografico e strategico di quella che fu l'Unione Sovietica, ha prospettato questa ipotesi. Non è, non può essere, un problema immediato. Ma già è in atto una forma di associazione tra l'Alleanza Atlantica e il blocco sconfitto e disfatto dell'Est (sconfitto e disfatto dall'interno, senza che vi sia mai stato bisogno, fortunatamente, di sparare un colpo di cannone o di lanciare un missile). E' il Consiglio per la cooperazione dell'Atlantico del Nord, nel quale gli occidentali e gli ex comunisti affrontano insieme le questioni del disarmo, impostate durante l'epoca gorbacioviana e ora accelerate in un senso, ma diventate più complicate e confuse in un altro, per la frantumazione del dispositivo militare dell'Est. Naturalmente l'espressione «Atlantico del Nord» è riduttiva, è un omaggio alla denominazione d'origine dell'Alleanza occidentale. In realtà, la Nato sulla quale «regnerà» il generale I Shalikashvili è ormai una I struttura di sicurezza tri- continentale, che va, secondo la formula d'uso, «da Vancouver a Vladivostok», cioè dalla riva canadese dell'Oceano Pacifico all'estremo lembo della Russia asiatica. E' vero che il suo epicentro resta l'Europa, e infatti si parla della Nato come del braccio armato della Csce, per compiti di «peacekeeping», mantenimento della pace, tipo i caschi blu dell'Orni; ma la Csce, cioè la Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa, si è ormai dilatata ben oltre i confini del Vecchio Continente, con l'ammissione delle Repubbliche asiatiche dell'ex Urss. Quant'è cambiato il mondo, da quando John Galvin, il comandante uscente, s'insediò a Bruxelles. Era il 1987. Già tante cose stavano mutando, sotto la spinta di Gorbaciov, ma nessuno poteva immaginare la pollata del cambiamento. E tuttavia un dato è rimasto uguale, anzi si accentua: il ruolo egemone dell'America, mente e braccio della struttura tricontinentale. Molti europei, della Comunità europea, mugugnano per questo, pur senza disconoscere la necessità vitale di un collegamento con Washington. Ma riuscirà a emergere un «pilastro» europeo in questa cruciale fase storica? Sarebbe tanto più necessario in quanto l'America ha confermato (proprio in questi giorni, con la tragedia razziale e sociale di Los Angeles) di avere gravissimi problemi interni. Ma anche la Comunità europea ha i suoi, persino nella fortissima Germania. E resta da vedere se la spinta di Maastricht produrrà i fratti previsti, nei tempi previsti. Così, per il momento, il nuovo ordine, o i nuovi equilibri, come si vuol dire, restano affidati essenzialmente all'America, nonostante tutto. E, per quel che gli compete, al generale Shalikashvili, d'origine georgiana. Aldo Rizzo !ZO

Persone citate: Galvin, Gorbaciov, John Galvin, Shalikashvili, Stalin