Tra le mandrie di Cremonini cavalca iI Gringo di V. Cor.

Tra le mandrie di Cremonini cavalca iI Gringo L'acquisto della «Montana» consente all'Inalca di completare il ciclo di lavorazione della carne Tra le mandrie di Cremonini cavalca iI Gringo Parte un'offensiva europea sui salumi, investiti 100 miliardi BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO In casa Cremonini hanno proprio un debole per i cowboys. Dopo quello del famoso spot per la catena di fast food Burghy, ritorna il «Gringo». Negli Anni 60 e 70 questo pistolero alla Clint Eastwood era in testa all'hit parade di Carosello ed ogni volta, dopo aver sconfitto il «cattivo» chiudeva l'avventura stringendo in mano una scatoletta di carne «Montana». Ora la Montana l'ha in pugno una donna, Claudia Cremonini, che è da pochi giorni presidente dell'ultimo acquisto del gruppo, l'Acsal, già di proprietà della Gerolimich di Genova. L'obiettivo è quello di rilanciare il marchio affiancando alla carne in scatola una serie di piatti pronti, per soddisfare le sempre più pressanti richie¬ ste di praticità che vengono dai consumatori, restando però ben agganciati all'ambito della tradizione. E un primo successo è già arrivato: una fornitura da 28 miliardi di lire (11 milioni di scatolette) che saranno spedite a Mosca entro l'anno e consentiranno di far salire il fatturato della società a 50 miliardi (contrai21,8del '91). Per l'Inalca (la capofila del gruppo Cremonini che dà 670 degli oltre 2400 miliardi di fatturato totale) «si tratta di un acquisto strategico - spiega Claudia Cremonini - che consente di chiudere il ciclo della lavorazione della carne». E la strategia, si capisce, non si ferma qui. «Montana» è il primo passo verso la conquista di nuovi spazi nel settore del conservato, un comparto che, soprattutto all'estero, offre possibilità allettanti. Ma le avanzate dell'impero della carne non si esauriscono qui. Un'altra operazione in grande stile è scattata sul versante dei salumi. Si sono spesi 100 miliardi per acquistare e riorganizzare aziende del comparto, che oggi ha raggiunto una capacità produttiva di oltre 26 mila tonnellate annue. Articolata su tre marchi (Montorsi e Blasi, Cortebuona e Collizzolli) questa branca del gruppo Cremonini punta ad esportare, entro il '93, il 30 per cento del fatturato (oggi solo il 10 per cento raggiunge i mercati stranieri). La capacità produttiva delle tre aziende che garantisce attualmente un fatturato di 145 miliardi arriverà ad essere triplicata. Obiettivo primario del pontenziamento dell'export saranno, oltre alla Cee, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, le Repubbliche dell'ex Urss ed i Paesi dell'America Latina. A presentare i nuovi piani di battaglia Luigi Cremonini non c'era. Al suo posto la figlia Claudia, il figlio Angelo (amministratore delegato di Montorsi e Blasi) e il neodirettore' generale Elio Di Curzio. Aria di successione in famiglia? «No assicura Claudia - è solo una suddivisione di responsabilità, necessaria data la crescita della nostra holding». E certamente il «cavalier Luigi», a 53 anni, non pensa alla pensione. Il suo impero, fondato nel '63, oggi spazia dalla lavorazione delle carni alla ristorazione, dalla distribuzione al settore immobiliare, dai surgelati ai servizi, all'acqua minerale. E tutti gli indicatori sono in crescita tale da far supporre che, a settembre, quando si conosceranno nel dettaglio i dati di esercizio, il fatturato del gruppo avrà fatto un bel passo avanti verso quota 3 mila miliardi, [v. cor.]