In castigo il mito di Conner

In castigo il mito di Conner LA VENDETTA DEL MAGNATE In castigo il mito di Conner Ha perso e non sarà ripescato dal Defender SS AN DIEGO TA in mare tutti i giorni da almeno sei mesi, ma non riesce ad abbronzarsi, è sempre vestito di bianco come un crociato, qualche volta balbetta quando parla in pubblico e va in barca a vela da appena 8 anni, ma adesso è diventato il velista più famoso degli Usa: è il miliardario del Kansas Bill Koch che, battendo Dennis Conner due giorni fa, si è qualificato come defender della 28a edizione della Coppa America. Il sorriso da bambino felice è tornato a brillargli in faccia, dopo che nei giorni scorsi Dennis Conner lo aveva sconfitto per tre volte di seguito, arrivando al pareggio con la sua vecchia Stars and Stripes, una barca che Gardini aveva definito «rottame rabberciato». Conner, «mister Coppa America», dal 1974 è stato protagonista di questo trofeo: lo ha difeso con successo quattro volte, 1974, 1980, 1987, 1988 e nel 1983 ha fermato il cuore di una nazione perdendo la Coppa contro gli australiani, che avevano presentato una barca eccezionale. E' stato il primo e unico americano a perdere la Coppa che sino ad allora era stata gelosamente custodita dal New York Yacht Club. Allora disse piangendo: «La riporteremo a casa», e nell'87, nelle acque di Fremantle in Australia, riuscì a riconquistarla, guadagnandosi un trionfo con tanto di parate e stretta di mano del presidente Reagan. Anche venerdì, dopo la settima sconfìtta subita da Koch, Conner ha detto che tornerà più forte nella prossima campagna del 1995. Nei giorni scorsi si era fatta sempre più sentire la voce secondo cui Koch avrebbe affidato un ruolo sulla sua barca a Conner per poter ga¬ rantire, grazie alla sua esperienza, una migliore difesa per la Coppa, ma dopo la vittoria «Cocco Bill» ha chiaramente detto che il suo equipaggio «è fortissimo» ed è «già composto da persone efficientissime». Una vera e propria pietra tombale sulle speranze di Conner di essere in questo evento. Sarà stato lo champagne bevuto a fiumi, lo choc dell'acqua fredda della baia in cui l'hanno buttato i ragazzoni dell'equipaggio, ma venerdì Bill Koch ha ritrovato tutto il suo coraggio e ha lanciato dichiarazio¬ ni di fuoco contro gli italiani, cominciando anche la guerra psicologica contro Cayard, lo skipper del Moro: «Sono americano ha dichiarato fiero - e correrò per l'America, non lo farei mai per un altro Paese come sta facendo Cayard, ma lui è un professionista, ha diritto di scegliere di andare dove ci sono i soldi». Questa polemica con i professionisti «Cocco Bill» l'ha avviata da molti mesi, per l'esattezza dal maggio del 1991, quando all'improvviso il campo di regata fu spazzato da un vento superiore a 20 nodi, che in pochi minuti causò danni per oltre 1 milione di dollari, con Nippon che perse un uomo in mare e poi ruppe l'albero. Bill Koch, con i capelli ancora spettinati dal vento e l'espressione di uno che è appena uscito da una lavatrice, non esitò a dire che chi aveva inventato queste nuove barche della Coppa America era «un perfetto imbecille», perché erano «troppo leggere, veloci e pericolose». Subito fu beccato dagli altri skipper, e per tutti parlò Chris Dickson, il timoniere di Nippon: «Io guido bene la mia Porsche disse Dickson - ma non credo che sarei in grado di guidare un'auto di Formula 1. Vedi, caro Bill, questa è la Formula 1 della vela, ci sono solo i migliori, o hai il coraggio di stare con noi oppure ritirati». E Koch ha accettato la sfida, continuando a prendersi le pernacchie di tutto l'ambiente della Coppa America, per la sua mania di timonare sempre personalmente la barca, alla quale ha rinunciato dopo aver cacciato tre o quattro timonieri tra i migliori del mondo, affidan¬ do sempre più spesso il timone al veterano Buddy Melges. Comunque si vede che freme alle spalle del vecchio Buddy, è proprio un ragazzo di buona volontà, si sporge con i suoi due metri dal bordo per pulire lo scafo dalle alghe e quando perde non riesce a nascondere la rabbia, con le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto. A suo modo è anticonformista e rivoluzionario, come quando ha deciso di avere in equipaggio una donna, Dawn Riley, e due uomini di colore, Art Price e Marty Stephan, i primi in un equipaggio di Coppa America. A San Diego ha comprato una grande villa davanti allo Yacht Club dove è custodita la Coppa, e l'ha riempita con la sua collezione d'arte: in giardino ci sono alcune delle statue più famose di Boterò e in casa quadri d'autore alle pareti. Lui tutte le mattine alle 6 abbandona tutto e se ne va a correre lungo la spiaggia, vestito di bianco come i protagonisti di «Momenti di gloria», circondato dai suoi ragazzi che naturalmente sono tutti belli. Certo, non riuscire a rubargli la Coppa, sarebbe proprio una vergogna. Pietro De Luna E' Bill Koch il nuovo re «Il mio equipaggio non ha bisogno di rinforzi. Vincerò, Cayard è un venduto» A sinistra Dennis Conner, lo sconfitto nel duello fra gli americani; qui a fianco Bill Koch, Il miliardario del Kansas che ora sfiderà la squadra di Gardini per la conquista della 28a edizione della Coppa America a San Diego