Il Michelangelo conteso finirà all'asta su ordine del giudice

Il Michelangelo conteso finirà all'asta su ordine del giudice Firenze, prezzo base di 2 miliardi Il Michelangelo conteso finirà all'asta su ordine del giudice FIRENZE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non potendosi dividere la statua, si divideranno l'incasso della sua vendita che si prospetta notevole. «Il dio dell'amore», una stupenda scultura in marmo attribuita a Michelangelo, sarà battuto all'asta dalla casa Pandolfini il 26 maggio prossimo. Prezzo base: due miliardi di lire, la quotazione più alta raggiunta in Italia da un'opera d'arte (per ora il record spetta a un Tiziano acquistato a Venezia per 1 miliardo e mezzo). La statua (alta 56 centimetri) ha due proprietari: un collezionista e un nobile, entrambi fiorentini; Non riuscendo a mettersi d'accordo su chi materialmente dovesse avere il possesso del capolavoro (vano il tentativo di esporlo in casa un po' per uno) hanno deciso di rivolgersi al tribunale per risolvere la questione. E il tribunale civile di Firenze nell'udienza dello scorso 24 ottobre ha deciso per la messa all'asta della statua. I due proprietari si potranno dividere il ricavato. L'opera michelangiolesca (l'attribuzione è del professor Alessandro Parronchi) è arrivata a Firenze dalla Svizzera, dove era conservata, giovedì mattina, scortata da due volanti della polizia. Non è la prima volta che «Il dio dell'amore» entra in Italia. Nell'85 era stato esposto in uno stand della Biennale dell'antiquariato in Palazzo Strozzi. Secondo il professor Parronchi la piccola statua scolpita da Michelangelo costituiva, insieme con altre due, l'ornamento della fontana realizzata dal Verrocchio per la villa medicea di Careggi. II soprintendente ai Beni artistici e storici di Firenze, Antonio Paolucci, ha dichiarato di voler vedere la scultura prima di pronunciare qualunque giudizio. Nessun commento neppure da parte di John Pope Hennessy, tra i massimi studiosi di Michelangelo, che si è limitato a dire che forse andrà a vedere la scultura. Giulio Carlo Argan ha dichiarato di conoscere la statua solo attraverso fotografie di piccolo formato del Parronchi e di non poter quindi esprimere alcun giudizio prima di aver preso visione direttamente dell'opera: è ad ogni modo «abbastanza dubbioso» che sia una scultura di Michelangelo. Il fatto che un'opera di questo soggetto sia citata nelle fonti non significa che si tratti proprio dell'opera messa in vendita. Per Argan l'aspetto da accertare subito, e certamente Paolucci lo farà, è di sapere come la scultura sia uscita dall'Italia perché in passato molte opere importanti sono state fatte uscire clandestinamente e poi sono rientrate con il certificato di «importazione temporanea» che permette la riesportazione senza difficoltà di sorta. «Per quello che mi ricordo, all'epoca della scoperta del Parronchi, per me dubbiosa ha detto Argan -, la scultura si trovava in Italia, a Firenze». Se la scultura fosse veramente di Michelangelo «è evidente che bisognerebbe cercare di farla rimanere in Italia» ha concluso Argan. Francesco Mattefni