«Il signor Chiesa si sbaglia non abbiamo mai preso soldi»

«Il signor Chiesa si sbaglia non abbiamo mai preso soldi» li. CASO IN COPPIA «Il signor Chiesa si sbaglia non abbiamo mai preso soldi» MELANO. Per primo, alle 18, arriva Carlo Tognoli, faccia tesa, niente sorrisi: Cammina veloce lungo i corridoi del Palazzo delle Stelline seguito dal ronzio delle telecamere, bersagliato dai flash, assediato dalla calca dei cronisti. Si siede. Silenzio. Esordio: «Mi sono permesso di disturbarvi perché ho ricevuto un avviso di garanzia. Il magistrato mi ha informato che sarebbero state aperte le indagini nei miei confronti. Mi si accuserebbe di avere ricevuto soldi dal signor Mario Chiesa negli anni '84 e '85. Ma non so a che titolo, né in quale occasione. Dico subito che sono assolutamente estraneo. Non ho mai ricevuto somme di denaro né allora né in altre occasioni». Tognoli parla per dodici minuti. Lucido. Non pronuncia mai la parola «ricettazione» che invece compare nell'avviso di garanzia. I verbi li declina, puntigliosamente, al condizionale. Si tormenta la cravatta. Quando un cronista lo interrompe per chiedere una precisazione, replica così: «Se non lo sa, si informi». A fine esternazione si alza, scompare in una stanzetta, e sulla stessa sedia si accomoda Paolo Pillitteri: «Scusate il ri- tardo, non ho trovato parcheggio». Accenna un sorriso, ma ci rinuncia. Emozionato, il tono delle parole spento, le frasi sbriciolate: «Sottolineo quello che ha detto Tognoli essendo anch'io ipotizzato dal signor Chiesa... Devo assolutamente respingere... Mai ho preso denaro, mai ne ho discusso. Sono estraneo a questi fatti». Va avanti così per undici minuti. Quando si alza, sta sudando. Si consuma in 23 minuti di parole il colpo di scena di questo settantacinquesimo giorno dell'inchiesta «Mani pulite» che sta picconando il piedistallo di Milano. I clamori degli arresti, la frana delle rivelazioni, il terremoto che oggi scuote i palazzi della politica meneghina, tutto sembra riassumersi in questo doppio monologo dei due ex sindaci-simbolo, che ieri, davanti ai microfoni, condividevano la stessa autodifesa e la medesima sedia. La notizia arriva via telefono alle 17. E' lo stesso ministro Tognoli che si incarica di convocare i giornalisti: «Pronto, sono Carlo Tognoli, ho ricevuto l'avviso di garanzia. Parlerò alla stampa tra un'ora. Buongiorno». Quando compare, avverte: «Mi dicono che stia venendo anche Pillitteri». Avviso di ga- ranzia pure per lui? «Sì». Un cronista fa lo spiritoso: chi altro arriva dopo? Il clima è questo. Tognoli dice subito: «Non risponderò a nessuna domanda, consentitemi almeno questo». Comincia con le accuse «del signor Chiesa»: «Ecco, mi si dice che io avrei preso i soldi nel 1984 e nel 1985. All'epoca ero sindaco di Milano e nell'84 anche capolista del psi alle europee. Molti a Milano mi conoscono, sanno come mi sono comportato e come ho vissuto. Lo sanno i cittadini, i politici, gli imprenditori. Ho sempre cercato di ispirarmi alla massima correttezza. Non lo dico con presanzione, ma con umiltà». Pausa. «Naturalmente le vicende di queste settimane hanno messo in luce uno spaccato preoccupante di corruzione, di tanti amministratori e imprenditori coinvolti, di finanziamenti diretti o indiretti ai partiti. Ecco, io ho la massima fiducia nei magistrati. Chiedo chiarezza. Auspico che vengano prese misure drastiche per ricucire il rapporto di fiducia tra cittadini e amministratori. Un rapporto che si è spezzato. Ripeto, io sono completamente estraneo. Non ho responsabilità personali». E' la sua ultima parola. Dopo di lui Pillitteri, che cer- ca di prenderla larga: «Questa inchiesta dimostra una cosa lampante... I partiti sono arrivati al capolinea, voglio dire: questo sistema, questo intreccio pubblico e privato, questa organizzazione della tangente... Ho letto ieri sui giornali della cupola. Si chiama cupola, no? Può darsi che esista, non lo so, un sistema organizzato, per finanziare, diciamo, i partiti... Non mi sorprende in una città come Milano, bisogna dirlo, dove i soldi sono molti, l'ipotesi della cupola può essere più o meno vera... Non lo so, sono cose assolutamente nuove per me. Spero che la magistratura accerti, che si faccia in fretta. Perché il sistema si è inceppato, non c'è dubbio... Ci vogliono nuove regole. Il clima, lo vedete, è di grande preoccupazione. Per quello che mi riguarda, sono estraneo...». Scusi onorevole, in che anni Chiesa dice di averle dato i soldi? «In che anni? Non lo so». Non c'è scritto nell'avviso di garanzia? «Forse. Non lo ricordo». Si dimetterà? «Mi sono già dimesso da sindaco». E da parlamentare? Pillitteri si guarda in giro, dice: «Ora devo andare». PinoCorrias Sorrisi forzati «Abbiamo fiducia nei magistrati. Devono ripulire questo sistema»

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