Impiegati a scuola di bon fon

Impiegati a scuola di bon fon Stage di tre giorni per dipendenti comunali e dell'Usi a Moncalieri Impiegati a scuola di bon fon Lo sportello ideale? Sorrisi ed efficienza Eccoli gli «sportellisti». Venti impiegati di Comune e Usi di Moncalieri, primo contatto per il cittadino che domanda, che pretende, che protesta, spesso i «colpevoli» della malasanità, del burocratismo, degli errori commessi da altri. Li hanno inviati a scuola di «bon ton», stage di tre giorni per rinverdire comportamenti _ e trucchi del mestiere imparati in anni di contatto con la gente: «Come me la cavo? A volte vendo fumo, perché non ho nulla di concreto da offrire» confida Antonella Pochettino, impiegata all'ufficio Casa. Il suo sportello è uno dei punti neri nella mappa del disagio cittadino: «Arrivano sfrattati, senza tetto, casi che definiamo sociali ma dovremmo chiamare drammatici. Posso spiegare tutto quello che voglio, ma 5 problema resta: la casa per quella gente non ce l'ho». Quante signore Pochettino ci attendono dietro gli sportelli d'I¬ talia. Qui, nella vecchia scuola di strada Revigliasco, incontriamo uno spaccato del loro mondo. C'è Sandro Mazzoni, 13 anni alla portineria dell'ospedale: «Tredici anni a trattare con tutti, sì anche con i primari che vogliono parcheggiare dove non cè più posto, a fare compromessi, cercando di salvare la faccia e non prendersela troppo». C'è Anna Maria D'Onofrio, 22 anni di sanità tra pronto soccorso e ufficio ticket: «Provate a spiegare a un anziano che per 100 mila lire di reddito in più gli si tolgono le medicine gratuite. E' difficile». Difficile e faticoso. Come vincere lo stress? «Innanzi tutto evitando il confiuto con se stessi» sostiene Mia Gambotto Dessy, responsabile dell'Istituto di Scienza e tecnologia del comportamento che le amministrazioni di Moncalieri hanno incaricato dei corsi. Non incassare senza reagire, dunque. Ma nemmeno difendersi attaccando. Come evitare lo scontro? I comandamenti di questa tre giorni sono tanti: discriminare tra critiche costruttive e distruttive, comprendere il perché delle obiezioni, porre domande precise, fornire informazioni favorevoli al cittadino, accettare il compromesso soddisfacente. Roberto Anchisi, responsabile dei corsi, punta anche sul linguaggio: «Da evitare espressioni come "non mi faccia perdere tempo" o "ma non vede quanta gente c'è dietro di lei?". O ancora: "guardi che lei è in errore" e "lei non ha capito"». Meglio un fermo ma diplomatico: «Forse non mi sono spiegato». Una vita di lavoro può non bastare per raggiungere obiettivi come questi. Figuriamoci tre giorni di stage: «L'esperienza andrebbe fatta a inizio carriera» sostiene Maria Santoro, sportellista ai servizi di base. L'assessore Albino Cocomero (psi) precisa che le risorse sono arrivate negli ultimi anni, prima non si poteva. Assessore, perché proprio Moncalieri? Bicevete molte proteste?: «Non più che altrove. Anzi, le dico che se fosse possibile manderei a scuola anche i cittadini». Dentro, nell'aula del vecchio istituto, il dottor Anchisi sta spiegando che a volte può essere utile confessare la propria impotenza: «Anche i lupi lo fanno. Quando sono nei guai mostrano la gola e i nemici rinunciano a sbranarli». «A me la taglierebbero con il rasoio» lo interrompe Cesare Beldi, operatore del servizio tossicodipendenze. Ma Beidi occupa il posto più rischioso della città. «Lo hanno messo 11 perché è bravo» confida una collega. Aggiunge: «Ma anche perché è grande e grosso». Giampiero Pavido Anna Maria D'Onofrio (sotto), 22 anni tra pronto soccorso e sportello ticket e, a fianco, Antonella Pochettino, ufficio Casa In basso Mia Gambotto Dessy che coordina i corsi

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