Truffa inps 50 condanne

Truffa inps, 50 condanne Concluso in tribunale il processo per le pensioni fasulle Truffa inps, 50 condanne Agli imputati inflitte pene da uno a sei anni Dovranno pagare all'Istituto 2 miliardi e mezzo Raffica di condanne al processo per lo scandalo delle pensioni fasulle all'Inps: dei 54 imputati giudicati con il rito ordinario, 50 sono stati ritenuti colpevoli, due sono stati assolti e altri due rinviati al pm per un errore nel capo di imputazione. La pena più alta, 6 anni eli mesi di reclusione e un miliardo e 300 milioni di risarcimento, è stata inflitta a T" resita Maccagno, 58 anni, ex impiegata del patronato Uil, ritenuta la mente dell'organizzazione. La donna è stata condannata per associazione per delinquere con ruolo di promotore, corruzione, concorso in falso e truffa. Vittorio Vitulano, 55 anni, l'impiegato che all'interno dell'Inps avrebbe favorito la truffa, ha avuto 5 anni e un mese di reclusione e un miliardo di risarcimento all'Inps: due anni sono stati condonati. La pena inferiore rispetto al complice si spiega con il diverso ruolo: Vitulano sarebbe stato un semplice partecipe dell'organizzazione. Partecipi sarebbero stati anche Scarafia Michele e la moglie Ferrerò Clara, condannati rispettivamente a 2 anni e 9 mesi di carcere e a 3 anni a 10 giorni, tutti condonati. I due avrebbero fatto da tramite tra vari pensionati e la Maccagno. Gli altri 46 imputati, tutte persone che grazie a raggiri e documenti fasulli erano riuscite a crearsi o ad aumentarsi la pensione, hanno avuto condanne da un anno ad un anno e mezzo. Erano accusati di falso, concorso in truffa e corruzione: reati falcidiati da amnistie e prescrizioni che hanno ridotto le condanne a livelli minimi. Più che la pena, cancellata dalla sospensione condizionale e dalla non menzione, per questi beneficiari di pensioni fasulle, la condanna più pesante è rappresentata dal risarcimento che devono versare all'Inps: in media sui 50 milioni. I pm Passio e Virginia Borgani avevano chiesto 7 anni per Vitulano e Maccagno e 2 anni e mezzo per i «pensionati» fasulli. Le 50 condanne di ieri vanno aggiunte ai 104 patteggiamenti conclusi con pene da 7 a 18 mesi, davanti al gip Rita Caprioglio e in tribunale all'inizio del processo, il 28 ottobre scorso. Alla lettura della sentenza, che si è protratta dalle 11,45 alle 13,30, c'erano in aula soltanto alcuni «pensionati» e il sempre presente Vittorio Vitulano. L'ex impiegato Inps, difeso dall'avvocato Ritucci, non ha perso un'udienza a differenza della Maccagno (difesa dall'avvocato Trincherò) che non si è mai fatta vedere. Vitulano ha commentato con amarezza: «E' una sentenza bugiarda. Io ero un semplice operatore addetto alle taglierine, confezionavo fascicoli, non ero addetto alle liquidazioni come sostiene l'accusa. I veri colpevoli non sono venuti fuori in questo processo. Bisognava indagare oltre, non fermarsi in superficie». Alla lettura del verdetto c'erano tanti avvocati: Tom Servetto (che assisteva uno dei due assolti), Turi Lo Greco, Chira Vittone, Armillotta e un nugolo di giovani procuratori attenti a non perdere una battuta del presidente Malchiodi e del giudice Gianfrotta che si sono alternati nella lettura del dispositivo. In nove anni, dall'80 all'89, quando si avviò l'inchiesta del pm Stella Caminiti dopo un esposto di Umberto Fumarola, direttore della sede di via XX Settembre, furono percepite pensioni fasulle per 7 miliardi. Finora l'Inps (parte civile con l'avvocato Petrucciano) ha recuperato circa un miliardo. Nino Pietropinto A fianco Vittorio Vitulano, Impiegato Inps: avrebbe favorito dall'interno la truffa. Sotto, Te re sita Maccagno, del Patronato Uil: era la «mente» del raggiro