Casarin, dure accuse agli arbitri italiani

Casarin, dure accuse agli arbitri italiani BILANCIO «Si corre poco, diversità di interpreta2ioni» Casarin, dure accuse agli arbitri italiani ROMA. Giovane, preparato, amante del calcio e senza potere. Questo l'identikit del futuro arbitro secondo Paolo Casarin, ma ovviamente dovrà guadagnare qualcosa di più. Basta, dice il commissario della Can, con i mezzi «trasversali». Aggiunge: «Non voglio più vedere arbitri impegnati in politica o nelle pubbliche relazioni di aziende». Quanto costerà la rivoluzione prevista per il prossimo campionato? Il doppio, ma si parte da poco. Il bilancio della Lega è di 500 miliardi, gli arbitri oggi incidono appena per tre. Dal prossimo campionato Casarin chiede insomma 9 milioni a gara (contro i 4,5 di oggi) per pagare cinque persone (arbitro, due guardalinee, quarto uomo e supervisore). E bisogna considerare che quasi due milioni e mezzo se ne vanno per le spese di viaggio. L'arbitro dovrà comunque continuare ad avere il suo lavoro. E' il minimo indispensabile, dice Casarin, per chi deve togliere alla propria attività tre giorni ogni settimana. L'arbitro, infatti, non ha solo i campionati di A e B, le partite di Coppa e quelle internazionali: si deve allenare e dovrà anche essere il «maestro» che armato di videocassetta spiega ai più giovani come ha diretto la gara. Ma restiamo a questo campionato. Il voto di Casarin scende. Sette l'anno scorso, sette meno meno oggi. «Perché qualche giovane, purtroppo, si è montato la testa. Vedo aria di sufficienza dice il commissario della Can -, certe persone credono già di essere arbitri veri, li riporteremo con i piedi in terra». Le critiche non finiscono qui. «Va ridotta la discrezionalità, è diventata un paravento per nascondere gli errori. Per esempio dovremo fissare parametri certi per i falli di mano in area: a una certa distanza l'involontarietà non c'è più. E non si può neanche saltare con un braccio in alto sicuri di cavarsela se si stoppa la palla. Poi mi schiero con i portieri. Se in area, tentando la parata, bloccano l'attaccante vanno puniti con il rigore, ma niente Casarin, comm sario Can espulsione. Mentre il cartellino rosso è inevitabile ogni volta che, usciti dall'area di rigore, commetteranno il fallo sull'uomo lanciato a rete». «Siamo indietro nell'uniformità di interpretazioni - continua Casarin -, ma possiamo disporre di una ricca casistica che ci permetterà di indicare agli arbitri la giusta interpretazione del fallo: certo chiudiamo questo '91-'92 in negativo. Ma so che tra qualche anno saremo i padroni dell'Europa, saremo noi ad avere i dieci arbitri più forti». Confermato che nel prossimo campionato entreranno sei giovani e usciranno in sette o otto (a quel che si dice. Lo Bello, D'Elia, Lanese, Fabbricatore, Cornieti, Luci e Guidi), ecco Casarin ribadire che più ristretta è la rosa, più omogenei sono gli arbitraggi. Tanto più che con i limiti di età attualmente un fischietto esce dopo 13 o 14 anni ad alto livello, quindi deve intensificare la carriera. E il sorteggio? E' un'ipotesi che toglie il sorriso a Casarin: «Io lavoro su queste basi. La Federazione è libera eventualmente di cambiare, ma non so se io sarei in grado di garantire i risultati. Oggi invece sono ottimista per il futuro». E per stare sul sicuro Casarin si affida all'arbitrometro (due telecamere fisse collegate a un computer che riporta su carta il percorso fatto dal direttore di gara). «Io non correvo molto - conclude Casarin - ma il calcio oggi vuole che l'arbitro percorra 12 km a partita, di cui sei allo sprint. Perché chi corre poco è portato a spezzettare il gioco per riprendere fiato. E così si falsano le gaie. Ma non basta il fisico, l'arbitro oggi deve conoscere il calcio. Sapere che oggi si cercano i falli a centrocampo per bloccare l'avversario e quindi trovare la giusta severità». Una curiosità: siamo i campioni del mondo nel soccorso medico. In nove partite si perdono dai 23 ai 30 minuti. Giusto tutelare l'integrità dei calciatori, ma sarebbe bene non esagerare. Piero Serantoni Casarin, commissario Can

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