Iri, addio ai fondi statali di Roberto Ippolito

Iri, addio ai fondi statali Nobili comincia collocando azioni Stet per 1700 miliardi Iri, addio ai fondi statali «I soldi ce li procureremo da soli» ROMA. Da solo. L'Iri farà da sé. Non chiederà più una lira allo Stato, benché sia il suo azionista. Cercherà altrove i soldi. E ha già deciso dì farlo vendendo un grosso pacchetto di azioni della Stet, la sua finanziaria per le telecomunicazioni. «Da ora in poi cammineremo soltanto con le nostre gambe» annuncia il presidente Franco Nobili. Per crescere, investire e competere sui mercati l'Iri vuole trovare 8 mila miliardi cedendo quote di minoranza di aziende controllate e in qualche caso potrà rinunciare alla maggioranza. Il mutamento di rotta è contenuto nel programma 1992-95 approvato ieri dal consiglio di amministrazione insieme all'intervento sulla Stet nella quale la partecipazione dell'Iri al capitale ordinario scenderà dal 69 al 53%. L'operazione può fruttare 1700 miliardi con le quotazioni attuali. Il piano quadriennale non fa più affidamento su contributi pubblici, fatta eccezione dei provvedimenti già previsti (va convertito in legge un decreto che stanzia 8550 miliardi). Spiega Nobili: «Prendiamo atto che lo Stato non è più in grado di fornirci capitale di rischio sotto forma di fondo di dotazione e perciò rinunciamo a ulteriori apporti di risorse pubbliche». Sulla scia del dibattito sulle privatizzazioni, le partecipazioni statali ripensano le strategie. Da sei anni l'Eni ha rinunciato ai fondi di dotazione. L'Iri fa altrettanto benché alcuni settori siano vere palle al piede. La vendita di partecipazioni per 8 mila miliardi deve consentire sia gli investimenti che, come dice una nota, «una stabilizzazione sui valori di fine 1991» dell'indebitamento che ha raggiunto il pesante livello di 61 mila miliardi. Ma oltre al maxi pacchetto di azioni Stet, cosa cederà l'Iri? Il piano quadriennale non lo specifica, anche se gli uffici hanno predisposto ipotesi alternative. E ieri in consiglio di amministrazione il vicepresidente Riccardo Gallo ha manifestato la sua preferenza per vendere il controllo di aziende piuttosto che cedere quote di minoranza. Al centro delle attenzioni c'è il settore delle costruzioni dell'Iritecna. Nobili è contrario allo «Stato muratore»; potrebbero essere cedute quote della Condotte o dell'Italstrade. La prima può essere privatizzata del tutto. Non è escluso che venga messo sul mercato un grosso pacchetto di azioni della Banca commerciale. Ed è in programma la quotazione in Borsa dell'Uva, dopo l'avvio delle procedure per la Finmeccanica. Le entrate previste per il 1992 comprendono i 480 miliardi già incassati con la privatizzazione della Cementir e il ricavato dell'operazione Stet. Il vero rischio è il pessimo momento della Borsa, tanto che è stato precisato che «l'Iri non sarà comunque in nessun modo impegnato a cedere i pacchetti in presenza di un andamento negativo delle quotazioni» della Stet o della Borsa. L'Iri cederà il 16% delle azioni ordinarie Stet possedute e il 24% delle risparmio di cui detiene oggi il 24,7% più un altro 13,3 in gestione fiduciaria. Il collocamento sarà diretto dalla Mediobanca e scatterà a giugno. Avrà carattere internazionale ma riguarderà prevalentemente l'Italia con il meccanismo dell'offerta di pubblica vendita. Agli attuali azionisti di minoranza è riconosciuto il diritto di prelazione. Vengono offerte 350 milioni di azioni ordinarie e di warrant, cioè di titoli che consentono il successivo acquisto di altri 175 milioni di azioni ordinarie e 350 milioni risparmio. Il prezzo sarà fissato in base alle quotazioni medie. Con le risorse ottenute l'Iri attuerà il piano quadriennale che comporta investimenti per 71 mila miliardi. Nel 1995 il valore della produzione arriverà a quota 111 mila miliardi dai 79 mila del 1991. Stando al comunicato i risultati di gestione del settore industriale supereranno i 3 mila miliardi nel 1995. Roberto Ippolito Nel '91 bene petrolio e metano La pecora nera resta la chimica Gabriele Cagliari presidente dell'Eni

Persone citate: Franco Nobili, Gabriele Cagliari, Riccardo Gallo

Luoghi citati: Italia, Roma