Nel caos l'Italia del mattone di Bruno Gianotti

Nel caos l'Italia del mattone Ricorso al Consiglio di Stato contro il Tar. Un «buco» da oltre 6000 miliardi Nel caos l'Italia del mattone Il governo s'aggrappa agli estimi catastali ROMA. Estimi catastali atto secondo: il buco del Fisco sarà molto più ampio del previsto. Non soltanto i 2500 miliardi di perdita secca calcolati fino all'altro ieri, all'annuncio che il Tar del Lazio aveva accolto i ricorsi della Confedilizia ed aveva bocciato le tabelle elaborate dalla Commissione censuaria per conto del ministro delle Finanze. Rino Formica è stato duro con i suoi esperti: «Nel decreto sono state recepite tutte le indicazioni della Commissione. Se, quindi, il tribunale, entrando nel merito, ha preso questa decisione vuol cure che il lavoro non era all'altezza. Io vedo i risultati». Smentiti e licenziati gli illustri professori, ieri si sono messi al lavoro i tecnici dei tre ministeri finanziari ed hanno calcolato quanto costerà allo Stato tornare ai vecchi parametri, abolire quall'aumento «illegale» del 70%. Fatti i nuovi conteggi, la tragicommedia dell'estimo comincia a dare i brividi: 2500 miliardi si riferiscono solo alle imposte dirette. Se si aggiungono Invim, rivalutazione dei beni d'impresa, scorporo dei beni dell'imprenditore e tutte le partite legate al mare di immobili in odore di privatizzazioni, il buco diventa una voragine da 6-7 mila miliardi. E la reazione a catena minaccia di estendersi a tutto il settore immobiliare: l'incertezza sulle aliquote degli estimi bloccherà milioni di compravendite, compreso il patrimonio Iacp, con tutti i contratti di cessione già pronti e i prezzi di vendita calcolati sugli estimiFormica. Una tragedia nazionale, insomma. Ma senza spettatori, perché ci sono soltanto protagonisti: milioni di contribuenti. L'autore, la commissione, è stato licenziato in tronco. Il regista, il ministro Formica, ha le valigie pronte. I padroni della compagnia, gli uomini di governo, sono praticamente sciolti: ieri non è neppure riuscito un tentativo di riunione. Se ne parlerà la prossima settimana, ma le decisioni spetteranno al nuovo governo, quando sarà formato e quando riuscirà a deliberare. Le vie d'uscita non sono davvero molte. Il ministro Formica ha annunciato ieri che le Finanze ricorreranno al Consiglio di Stato contro il verdetto del Tar per tenere in vita il provvedi- mento varato lo scorso settembre ed evitare più grandi complicazioni. A Montecitorio, l'ex presidente della Commissione Finanze, il socialista Franco Pira, ha proposto un'alternativa: il governo anticipi a giugno la finanziaria '93 accompagnandola con una sola legge fiscale. L'incertezza, legata al mo- mento politico, resta sovrana. Con un coro pressoché unanime di biasimo per le Finanze: «Un errore comprovato del ministero», l'ha definito il senatore Giovanni Agnelli. Soltanto Giorgio Benvenuto segretario generale del dicastero, accusa la Confedilizia, mentre torna a galla il nodo dell'equo canone, dimenticato, secondo il ministro dei Lavori Pubblici Gianni Prandini, dal Parlamento: non si sarebbe arrivati al fattaccio «se fosse stato sollecito ad approvare il pacchetto-casa, incentrato sul superamento dell'equo canone e sull'attivazione del fondo sociale teso a favorire le categorie redditualmente più deboli e che era stato approvato dal Consiglio dei ministri nel dicembre del 1990 e sul quale vi era stata convergenza delle parti sociali interessate». Più radicale, il senatore socialista Francesco Forte, considera la bocciatura del Tar «un segnale per il futuro» e indica che «l'intero impianto va superato, perché stravolge completamente la teoria del catasto, che si basa sulla capitalizzazione del reddito e non sui valori patrimoniali. Ciò che ha fatto la commissione censuaria segue la natura: quando il Fisco non rispetta le leggi dell'economia, inevitabilmente l'economia si ribella». Bruno Gianotti Convocato e poi disdetto un vertice per trovare fonti alternative di gettito Agnelli: un errore comprovato Da sinistra il ministro delle Finanze Rino Formica e Giorgio Benvenuto

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