Arbore e gli spot: «Mi vendo ma sempre per la Patria» di Umberto Eco

Arbore e gli spot: «Mi vendo ma sempre per la Patria» Parla il popolare show-man che da domani sarà il «testimonial» dei voli Alitalia in tv Arbore e gli spot: «Mi vendo ma sempre per la Patria» ROMA. Torna lo spot con protagonista illustre. Mentre Sofìa Lóren si prepara a reclamizzare prosciutti e Umberto Eco i prodotti «Stefanel», da domani, per sette sere di seguito, Renzo Arbore comparirà sul video, come testimonial dell'Alitalia. Chiuso in un curiosissimo studio radiotelevisivo. Arbore, vestito correttamente da Arbore «allegro ma non sgargiante», camicia verzolina, cravatta rossa a pallini, gilet verde scuro, come portavoce dell'Alitalia, ci illustrerà le nuove rotte della Compagnia di bandiera che sabato 9 maggio compie i 45 anni. Ecco di nuovo fra noi l'enfant terrible della televisione di Stato, l'eterno goliardo che riesce a incantare le folle come il pifferaio di Hamelin, insomma, quell'amatissimo Renzo Arbore, pugliese di nascita, ma di cadenza napoletana ingentilita dall'erre moscia del gagà, il quale secondo recenti ricerche di mercato piace a tutti, dalla casalinga all'intellettuale. E perché piace? Perché sorride e fa sorridere. Perché ha saputo conservare, crescendo, il bambino ohe c'era dentro di lui e insegnaci telespettatori come divertirsi giocando: «La voglia di giocare 1 ho scoperta da piccolo e sono stato capace di portarmela dentro sino ad oggi: un uomo diventa grande perché lo vuole e vecchio per lo stesso motivo». Speravamo di rivederla in una delle sue inaspettate e deliranti trasmissioni, invece, dobbiamo accontentarci di uno spot. Dopo la birra e la Fiat, l'Alitalia: come si vende, pubblicitariamente, Renzo Arbore? Mi vendo secondo un criterio molto patriottico: la birra nazionale, l'auto nazionale e, ora, la compagnia aerea nazionale., Inoltre le scelte, cioè i prodotti che reclamizzo, devono assolutamente rispecchiare i miei gusti: io sono uno che beve solo birra, adora guidare la macchina e ama moltissimo viaggiare. Vediamo: lei preferisce lo spot tout-court, la pubblicità strisciante o il tassello fantasma? Io sono per la pubblicità diretta, che non ti consente di barare e ho sempre fatto in modo che fosse distinta dallo spettacolo, denunciata come tale e non rifilata al pubblico di traverso. Detesto la pubblicità occulta, camuffata, che ti permette di guadagnare soldi sottobanco nominando un prodotto durante la trasmissione. A questo punto preferisco Mike, che si comporta come un piazzista televisivo. Anche quando ho avuto uno sponsor, l'ho accettato smaccatamente: nel caso della Balilla, per esempio, avevo addirittura battezzato l'orchestra «Barilla Boogie Band», il che d'altra parte mi ha permesso di reclutare fior di musicisti. Lo sponsor mi sta bene quando si comporta da mecenate cioè aiuta l'opera artistica e la promuove, come al tempo dell'Ora Cora o dei concerti della Martini e Rossi». Lei, invece, si considera una sorta di uomo-spot? Non proprio, no; ma è una cosa che faccio volentieri perché mi permette di guadagnare quei soldi che mi consentono le scelte giuste, cioè di rifiutare i programmi commerciali e i programmi ruffiani, ad altissima audience. Pubblicità, per me, significa libertà di non fare. Ho potuto starmene fermo per an¬ ni, grazie alla birra. E mi sono goduto un bellissimo periodo di disoccupazione grazie alla Tipo. Inoltre, considero lo spot una piccola opera d'arte: e per noi, che ci occupiamo di comunicazione, una palestra straordinaria. In 25-30 secondi devi far arrivare il messaggio recitando uno sketch compiuto e previsto nei minimi dettagli. E questo come si concilia col suo straordinario talento per l'improvvisazione? Diciamo che in questo caso mi adatto alle esigenze pubblicitarie, non metto bocca nella regia e diversamente dalle mie trasmissioni in cui mi sbraco e vado a braccio, cerco di conservare una certa pulizia formale. Dopodiché, vedo di sbizzarrirmi il più possibile nei limiti di questa gabbia dei 25 secondi in cui sono chiuso. Ciononostante lei se ne sta spesso fuori a guardare: a cosa sono dovute queste sue lunghe assenze dal video? Ad una ragione precisa: io faccio le trasmissioni solo quando arriva il momento di farle, cioè quando mi urgono dentro. La mia è una televisione d'autore e un programma per me è come un film, cioè tutto da inventare. Nell'attesa, mi dedico ad altre cose: ho un'attività molto diversificata. Al momento, sto preparando un disco, il primo dell'Orchestra Italiana. E poi, non è vero che non compaio in televisione: ho fatto moltissime ospitate. Perché io non vendo la mia assenza, sono anzi prodigo di presenze quando gli amici mi invitano alle loro trasmissioni. Aveva detto che sarebbe tornato in tivù con un programma molto serio: è sempre di quell'idea? L'ho detto, è vero, ma ora non lo dico più: ho capito che il pubblico con me vuole sorridere e io devo farlo sorridere. D'altronde c'è tempo per la serietà e l'impegno. Viviamo alla giornata: a me piace ancora giocare. Il suo tanto annunciato spettacolo su Totò sarà dunque all'insegna del sorriso, magari venato da un pizzico di malinconia? Intanto, l'ho rimandato a settembre perché volevo prepararlo con tutta calma e con tutti i crismi. Io sono un Totologo della prima ora. Un suo fervente ammiratore. Un suo innamorato fedele. Donata Gianeri Prima di tutto reclamilo la birra italiana, poi le automobili Fiat: insomma, tutti prodotti nostrani. Poi parlerà di Totò Nella foto grande Enzo Arbore A fianco Umberto Eco e Sofia Loren

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