Sulla pista del «mostro» c'è un vecchio proiettile di Vincenzo Tessandori

Sulla pista del «mostro» c'è un vecchio proiettile Firenze: accanite ricerche, qualche indizio ma nessuna prova decisiva in casa del boscaiolo Sulla pista del «mostro» c'è un vecchio proiettile MERCATALE (Firenze) DAL NOSTRO INVIATO Quando hanno tirato su la rete si è avuta la certezza che non era stata una pesca miracolosa. Temuto, eppure evocato con insistenza, lo spettro del mostro provoca ancora angoscia, ma sfugge a tutti. C'era, sul fondo di quella rete, un cassettino con circa 90 milioni, banconote e buoni postali; e c'era un proiettile, Winchester calibro 22, serie H: la «firma» usata dal mostro nei suoi delitti. Sempre la stessa. E poi, un bossolo 7,62, calibro Nato, ma anche del micidiale Kalashnikov. Gli uomini della Sam (Squadra antimostro) lo studiano, questo piccolo tesoro, ma i loro volti sono tesi: difficile che la trappola stia per chiudersi sull'imprendibile che da 24 anni regala notti d'angoscia a Firenze. Proiettile e denari sono stati scovati nella casa e nel giardino di Pietro Pacciani, a Mercatale Val di Pesa, nei dintorni di Firenze. Pacciani è l'ultimo sospettato e, forse, anche l'ultima «vittima» del maniaco. Lui, nell'inchiesta, ci è finito più o meno un anno fa. In qualche modo lo accusavano i dati usciti dal computer dopo una serie infinita di analisi comparate. E pareva, il Pacciani Pietro, un colpevole se non perfetto perlomeno verosimile. Ora ha 66 anni, ma, ventenne, era stato in carcere perché aveva ammazzato un uomo sorpreso in un bosco con la sua fidanzata: un delitto brutale, a coltellate. E, dopo aver sgozzato il rivale, con 19 fendenti, il Pacciani aveva fatto all'amore con la ragazza. Così la galera, ed una volta uscito si era sposato, aveva avuto due figlie, la sua vita, finalmente, era sembrata tornar normale..Ma non lo era: abusò delle figlie e tornò in carcere. E, quando era dentro, il mostro non colpiva, quando è stato fuori si sono verificati gli otto duplici omicidi nelle campagne fiorentine. Questo saltò fuori da quel computer della questura. Così, forse si pensò di aver trovato la soluzione. Pacciani non è una persona colta, ma ha la furbizia dei contadini, il pericolo lo avverte da lontano, figurarsi se gli arriva un giudice per interrogarlo su un mistero maledetto. «Non parlo», rispose secco a Piero Luigi Vigna, procuratore di Firenze. Ne aveva la facoltà ma, soprattutto, sapeva che il silenzio sarebbe stato meno dannoso di qualsiasi autodifesa. Ora gli frugano in casa, da quattro giorni, saggiano le pareti, mettono sottosopra il giardino. C'è chi dice che ad attirare nuovamente l'attenzione degli inquirenti su Pacciani sia stata un'intercettazione telefonica, oppure una denuncia sarebbe partita proprio dalla moglie. La piccola costruzione bianca al numero 30 di via Sansovino, una stradetta angusta dimenticata dal sole, nel cuore di Mercatale, per tutti questi giorni è parsa la fucina di Vulcano. Anche i martelli pneumatici, si son portati, anche la fiamma ossidrica. E il Pacciani ha continuato a fissare gli inquirenti con un odio sordo. Fuori si aspettava e c'era più imbarazzo che speranza dipinto sui volti della gente. Il mostro per vicino? Nessuno lo vuol pensare. Eppure, in un boschetto lontano soltanto pochi chilometri, il 9 settembre 1985 furono ammazzati Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveikhvili, francesi: dopo «lui» non ha più colpito. Le indagini sono andate avanti a rilento, le uniche cose concrete sono stati i proscioglimenti dei sospettati, anche dei sospettatissimi come i fratelli Mele, come Salvatore Vinci. E così è rimasto il Pacciani con il suo passato, e con i suoi vizi. Ora, con questo proiettile che già qualcuno chiama «il sigillo». Ma lui sbotta e lo dice anche alla radio, perché lo sappiano tutti: «Certo che l'han¬ no trovato», fa con voce concitata. «L'hanno messo loro. Sì, hanno trovato un proiettilino. Mettere in casa un proiettile? Vi pare che io lo tenevo lì?». E anche per i soldi ha una spiegazione, che convince e non convince, ma è quella: «Sono i risparmi di vent'anni di lavoro della famiglia». Neanche male, per uno che ha fatto il boscaiolo e il contadino. Sia come sia, quei soldi non significano un bel nulla, certo non vogliono dire, com'è stato azzardato, che forse sì, è vero, lui non è il mostro, ma sa molte cose e qualcuno per farlo tacere ha pagato. Così per Firenze l'incubo non si è dissolto. Dopo tanti anni. Annibai Lecter, lo psichiatra cannibale protagonista del «Delitto della terza luna» e del «Silenzio degli innocenti» di Thomas Harris, che amava Firenze e scannava Firenze, sembra aver soggiornato in questa città che l'avvocato Antonino Filaste chiama «cupa». Filastò è un abile penalista ma anche arguto scrittore di gialli. Nel suo «Incubo di signora» racconta una storia di sangue che potrebbe essere la storia del maniaco. E forse la è. Ora dice: «Credo che costui, il Pacciani, con questa storia non c'entri un accidente. Mi pare impossibile che un ometto come quello lì possa aver avuto dei corpo a corpo con dei ragazzi, com'è accaduto in almeno due occasioni al mostro. E poi, dalle perizie risulterebbe che il mostro è alto almeno un metro e 80 e siamo fuori misura». Filastò sottolinea poi la personalità dell'assassino: «La cadenza allungata nei tempi dei delitti fa ritenere che costui sia capace di autocontrollo, Pacciani non credo proprio. Finora non c'è un solo fatto concreto e tutti i buchi nell'acqua non fanno che confermare la mascheratura perfetta dell'uomo, intendo dell'assassino, quello vero, all'interno di un ambiente borghese». Non, dunque, il contadino Pacciani. Quanti nomi sono stati sussurrati a Firenze, in questi anni, nomi sconosciuti ma anche nomi eccellenti. E «lui» è sempre sfuggito alla presa. «Ma un giorno lo prenderò», ha detto più volte Piero Luigi Vigna. L'umore del procuratore, ieri mattina, appariva quello di sempre: sereno, tendente a tempesta. Non è il caso, dice, di sprecar parole. «Primo: non fo' alcuna dichiarazione sulle indagini. Secondo: non amo le indagini spettacolo che danneggiano chi le fa e chi le subisce. Di qui, una preghiera: usare le informazioni nei limiti più contenuti possibili. Insomma, non si devono dare notizie». Perché, procuratore? «Perché la notizia più preziosa è quella che non viene data». Ma siamo a una svolta, oppure no? «E' tutto intempestivo. Scusatemi, ma se c'è un caso...» e qui Vigna allarga le braccia, ma non perché sia rassegnato perché lui è uno che non si rassegna mai. Nel pomeriggio, lungo summit in questura, si conferma che il proiettile è vecchio; poi le ricerche sono sospese perla pioggia. Vincenzo Tessandori Il presunto maniaco «Hanno trovato qualcosa di sospetto? L'hanno messo loro, vi pare che io l'avrei tenuto in casa?» Due immagini di Pietro Pacciani (al centro nella foto di destra) il boscaiolo di Mercatale sospettato di aver compiuto otto duplici omicidi

Luoghi citati: Firenze, Mercatale Val Di Pesa