«Su 100 lavoratori solo 14 sono donne»

«Su 100 lavoratori solo 14 sono donne» Fiat, il Comitato per le pari opportunità «Su 100 lavoratori solo 14 sono donne» TORINO. Alla Fiat Auto SpA le donne - operaie e impiegate sono il 14,4% dei dipendenti. Una parità ancora lontana. E' il dato comunicato ieri all'Unione Industriale dai rappresentanti del gruppo di corso Marconi alla prima riunione del Comitato nazionale per le pari opportunità fra donne e uomini, nato dall'accordo del 5 febbraio tra l'azienda torinese e i sindacati dei metalmeccanici. Un primo passo importante sulla strada di una maggiore attenzione al personale femminile in una delle maggiori aziende italiane, «un accordo - secondo i sindacati metalmeccanici - che apre spazi reali per affrontare i problemi di discriminazioni dirette e indirette nei confronti delle lavoratrici». Composto da tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie - Firn, Fiom, Uilm e Fismic - e da quelli aziendali, il comitato ha il compito di studiare interventi per rendere concrete le pari opportunità per entrambi i sessi, esaminare eventuali controversie nell'applicazione dei principi di parità nonché l'analisi aziendale sul personale maschile e femminile, come prescrive la legge. Ma su quest'ultimo punto sono scoppiate le polemiche fin dall'esordio del comitato. «Speravamo di avere dati più dettagliati, analitici, secondo i criteri stabiliti dal ministro del Lavoro Marini con il suo decreto del luglio scorso, e non quelli aggregati, più generici, applicati dalla Confindustria a cui si è attenuta anche la Fiat Auto. Così, resta difficile capire le cause reali delle disparità tra donne e uomini», hanno sottolineato Pinuccia Cazzaniga, responsabile nazionale Firn, Susanna Camusso della segreteria della Fiom-Lombardia e Miche¬ la Lordi della Uilm, chiedendo alla Fiat Auto il rispetto della normativa. «In caso contrario - hanno preannunciato le sindacaliste, fiancheggiate nel comitato da delegate rappresentative delle varie realtà produttive - l'azienda rischia le sanzioni di legge, fino alla sospensione dei benefici pubblici ricevuti». La legge chiamata in causa è quella sulle «azioni positive», la «125» secondo cui le aziende hanno tempo 60 giorni per fornire i dati richiesti e bloccare così il contenzioso. Ma per l'azienda torinese resta comunque valida l'interpretazione della Confindustria che contesta i criteri stabiliti dal decreto del ministro Marini sull'elaborazione del rapporto aziendale sulla situazione del personale maschile e femminile: un obbligo per le aziende con oltre cento dipendenti, entro il 30 aprile. E' un «vademecum» in nove punti che permette di fornire un quadro molto preciso sulla collocazione aziendale di donne e uomini: dai passaggi di qualifiche alla retribuzione, dalle modalità di occupazione e di assunzione (tempo pieno, part-time, apprendistato, formazione) a quelle sulla mobilità e le «uscite» (licenziamenti, prepensionamenti e pensionamenti). Informazioni molto dettagliate che permettono di cogliere eventuali discriminazioni tra donne e uomini e di capire dove si annidano «impari» opportunità. «Fornire dati generici anziché analitici - secondo i sindacati - non è soltanto un problema tecnico, ma è il segnale concreto della volontà di instaurare non solo formalmente la parità nel mondo del lavoro». Stefanella Campana

Persone citate: Pinuccia Cazzaniga, Stefanella Campana, Susanna Camusso

Luoghi citati: Torino