Siad Barre in Italia? «Non lo aspettiamo»

Siad Barre in Italia? «Non lo aspettiamo» E' fuggito in Kenya con mille seguaci Siad Barre in Italia? «Non lo aspettiamo» L'ex dittatore imbarazza la Farnesina Ha lasciato la Somalia in cerca d'asilo lo Siad Barre un'ottantina di veicoli. Barre e i suoi hanno consegnato le armi agli uomini della Sicurezza keniota. Una fuga che questa volta appare definitiva. Verso la frontiera Barre era stato sospinto dalle forze di tre movimenti: la fazione dell'Unione del Congresso Somalo fedele al generale Aidid, il Movimento Democratico Somalo e il Movimento Patriottico Somalo, tornati a collaborare per fronteggiare i tentativi di Barre di riprendere il potere. Questo è quanto ha raccontato il portavoce in Italia del Sdm. Dopo la destituzione, Siad Barre non si era arreso. Riparato in Kenya, era tornato, rifugiandosi nel territorio della sua etnia, i Marhean, a Sud di Mogadiscio. Di qui - secondo Aden - nei giorni scorsi aveva tentato di riavvicinarsi alla capitale, spingendosi nei giorni scorsi fino a Afgoi. Nella battaglia finale, due giorni fa, sarebbero morti due generali molto vicini a Siad Barre, uno dei quali era suo genero, e sarebbero stati presi 600 prigionieri. Secondo il portavoce di un altro movimento, il Fronte di Salvezza Democratica Somalo, la decisione di Barre di fuggire in Kenya sarebbe stata provocata, oltre che dalla controffensiva degli altri movimenti, da gravi contrasti con uno dei suoi collaboratori, il generale Gani, contro il quale Barre avrebbe anche fatto aprire il fuoco. Lo stesso portavoce ha detto che oggi si temono le mosse del generale Aidid che, dopo la vittoria su Barre potrebbe puntare su Mogadiscio con i suoi alleati. L'Ssdf, che come gli altri movimenti è legato a una particolare etnia o sottogruppo, teme da parte dei vincitori nuove prevaricazioni etniche. Tutti i movimenti sono tuttavia concordi nel respingere «fermamente» la proposta di inviare i caschi blu fatta dal segretario dell'Orni Boutros Ghali. Ma approvano l'ipotesi di una conferenza di pace. Maria Grazia Bruzzone ROMA. Siad Barre è fuggito in Kenya con 1200 seguaci ed è intenzionato a chiedere asilo politico all'Italia o alle Seychelles. Ma sembra molto improbabile che l'ex dittatore somalo, rovesciato nel gennaio 1991 dopo un mese di scontri, già riparato in Kenya ma poi tornato in Somalia, possa alla fine approdare a Roma. La Farnesina tace. Non ha niente da dire: per ora non è arrivata nessuna richiesta di asilo né alle autorità italiane a Roma né all'ambasciata di Nairobi. Ma è probabile che il nostro ambasciatore abbia fatto molto diplomaticamente sapere al governo keniota che una presenza dell'ex tiranno Barre a Roma sarebbe vista con imbarazzo. Per non dire con terrore, per le molte ingombranti rivelazioni che «Bocca Larga» potrebbe essere tentato di fare, coinvolgendo più di un Paese. Molto meglio le remote Seychelles. E infatti, è in questa direzione che si sta adoperando il governo del Kenya, sfruttando varie concomitanze favorevoli: la Somalia di Barre aveva buoni rapporti con quel governo, tanto che la Somalian Air Lines, si apprende oggi, aveva nel suo piano di volo uno scalo nell'arcipelago dell'Oceano Indiano. L'ipotesi di un esilio in un Paese arabo, della quale si era parlato in un primo momento, e di una possibile mediazione di Andreotti in questo senso, pare per il momento superata. Quel che è certo è che il Kenya considera la presenza di Barre e dei suoi accoliti un fatto temporaneo. «Se arriverà a Nairobi sarà soltanto in transito», aveva precisato subito, mercoledì, un funzionario del presidente Arap Moi che non ha affatto intenzione di crearsi dei problemi con un Paese vicino dove da un anno e mezzo si continua a sparare. Mercoledì mattina alle 9,30 Barre si era presentato al posto di frontiera di El Wak accompagnato da più di 1200 persone fra i quali molti famigliari, a bordo di L'ex leader som L'ex leader somalo Siad Barre