Costruttori, colpo da ko di Zeni

Costruttori, colpo da ko Costruttori, colpo da ko «Si alza il velo sulla nostra Cupola E adesso ci pensi la magistratura» MILANO. Basta. «Che ci pensino i magistrati», spiega, neppure troppo sconsolato, Luca Beltrami Gadola, l'erede di una delle maggiori imprese di costruzioni milanesi. Ma non è il solo costruttore, Gadola, a sperare nei giudici per far luce sulle tangenti della Madonnina. Soprattutto ora che nell'elenco degli incriminati si è aggiunto un nome di prima grandezza, quello di Angelo Simontacchi, amministratore delegato della Torno, 325 miliardi di fatturato, società di costruzioni tra le prime dieci in Italia. E soprattutto ora che il tam tam dà per certo che la magistratura avrebbe scoperto addirittura il sistema con il quale i costruttori si spartivano il mercato degli appalti milanesi, con tangenti. No, non è il solo, Luca Beltrami Gadola. C'è anche l'Assimpredil. Proprio così, la potente associazione dei costruttori meneghini, un po' più di duemila iscritti, un giro d'affari imprecisato che qualcuno quantifica in un decimo dei 111 mila miliardi che costituiscono il business italiano nell'edilizia, che ha deciso di puntare tutto sulla magistratura. Decisione sofferta, dicono, quella dell'Assimpredil. Ma inevitabile. Lunedì avrebbe dovuto svolgersi la riunione di giunta: all'ordine del giorno, lo scandalo delle tangenti. Ma la giunta, così ha deciso il comitato di presidenza, non si farà. Claudio De Albertis, il giovane presidente, Guido Belloni, il suo vice, e gli altri quattro membri, Mario Alfano, Antonio Romagnoli, Piero Torretta, Vittorio Re, non hanno avuto molte esitazioni: «Fare una riunione di giunta, in questo momento, sarebbe stato inutile». La gravità della situazione, spiegano, «è sotto gli occhi di tutti». Meglio che «la giustizia faccia il suo corso». O, come dice di nuovo lui, Gadola, «che ognuno faccia il proprio mestiere». Era stato proprio Luca Beltrami Gadola a sparare a zero su Assimpredil. Sull'Assimpredil del passato, non sull'attuale, gestita dall'amico De Albertis. «Chi comanda nell'associazione?», aveva chiesto in una lettera scritta a De Albertis un anno fa esatto. Dandosi da solo la risposta: «Senz'altro il comitato d'affari di sempre, quella specie di cupoletta milanese che cominciamo a conoscere». Cupoletta? Apriti cielo, un anno fa, contro il Robin Hood-Beltrami Gadola. Ma adesso, adesso che i giudici hanno cominciato a conoscere perfettamente questa cupoletta, ora che nella rete degli inquirenti è caduta persino la documentazione di come i costruttori si spartivano il mercato meneghino? Chi lo contesta, adesso, Gadola? Per l'amor di Dio: «Che la giustizia faccia il suo corso». Certo, l'arresto di Angelo Simontacchi, amministratore delegato della Torno spa, la società che a Milano ha costruito il nuovo S. Siro, l'ospedale Sacco ma anche un tratto del metrò tre, ha lasciato di sasso. Costruttori e politici. Nei corridoi di Palazzo Marino, il municipio, c'è chi sussurra che «molti sapevano che era lui, Simontacchi, l'uomo forte». Ma tra i colleghi costruttori, nel palazzotto dell'Assimpredil in via San Maurilio, nell'antica Milano romana, l'emozione è forte. Poche parole: «Che si faccia chiarezza, presto e bene». E qualche ammissione, a mezza voce, tra mille raccomandazioni dell'anonimato assoluto: «No, giuro, non avrei mai pensato che avrebbero toccato Simontacchi e la Torno». Armando Zeni

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