Quel miracolo di audience chiaro come un film bulgaro di Curzio Maltese

Quel miracolo di audience chiaro come un film bulgaro LA SFIDA ili 7V Quel miracolo di audience chiaro come un film bulgaro E, BELLO stare in barca con lui, s'impara sempre qualcosa» (Spot birra Nastro Azzurro). L'Italia stava giusto domandandosi l'altra sera se la strambata fosse di destra o di sinistra, quando s'è udita la voce di lui, il segretario generale. «Sono Achille Occhetto e vorrei congratularmi con Gardini e col modo in cui il Moro conduce la battaglia contro New Zealand». Al «conduce la battaglia» pare sia squillato il telefono di Cossutta: un amico. «Sono ammirato da come l'equipaggio ha resistito alle ingiustizie della giuria», insiste quello. «Io sono un velista», aggiunge. Quella sera avrebbero telefonato anche: un sex symbol (Alba Parietti), un ex pugile (Nino Benvenuti), una presentatrice (Loretta Goggi), un mitomane («sono Eranio del Genoa...»). Ma la telecronaca velica dell'uomo che liquidato il pei bastava a spiegare tutto. La diretta della sfida di San Diego è la più surreale trasmissione televisiva dell'anno. Un formidabile helzapoppin di venti ore che ha affascinato nelle ultime sere oltre due milioni di italiani. Cifra ufficiosa, ma realistica. A quell'ora, tra le 22,40 e le 0,30, significa un terzo uol popolo televisivo, una enormità. «Un tifo calcistico», dicono i giornali. Ma quando mai? Il pubblico del calcio è il massimo della competenza. Aspetta soltanto l'errore del telecronista, l'inquadratura in ritardo, la statistica sbagliata per coprire di contumelie il povero Pizzul di turno. Questo è un rito dell'assurdo. Esclusi i velisti da competizione, pochissime centinaia, per gli altri è come assistere a un film bulgaro con sottotitoli in ungherese, interrotto ogni tanto da boati da curva sud. L'entusiasmo di Giacomo Mazzocchi, il conduttore, degli ospiti in studio e degli inviati è l'unica costante e raggiunge l'apoteosi quando il Moro taglia vittorioso l'ultima boa. Allora soltanto si capisce che era in vantaggio. Prima, è il caos. Ma non spontaneo. Scientifico. Artistico. Tre elementi vi contribuiscono in somma parte. Uno, il linguaggio. La telecronaca di una regata pone problemi tecnici insormontabili. Si può scegliere di tradurre ogni volta i termini marinareschi e costruire così un vocabolario minimo. Esercizio laborioso, noioso e probabilmente inutile. Affidando il commento al super esperto Cino Ricci il no¬ do viene tagliato di netto. E' come parlasse la Sibilla. Siamo già nel mito. Due, le immagini. Tante, da troppe angolazioni: elicotteri, motoscafi, i velieri stessi. E nessuna attendibile. I distacchi restano un mistero. Ma a complicare definitivamente il quadro arriva il terzo, più raffinato elemento: il computer. I grafici sono molto belli. Disegnano una «realtà virtuale». Rappresentano una gara parallela. Ma non offrono alcuna informazione reale. E' appena un video game- E il gioco è perfetto. L'audience stramba. Sull'onda del mito, un popolo di marinai immaginari arma la prora e salpa verso mondi sconosciuti, popolati da signori degli oceani, i Gardini, i Lipton, i Bich, i Vanderbilt. Il padrone del cabinato accanto corre sottocoperta in tempo per la diretta, con la cerata gialla, la pipa di lungo corso, il whisky nella mano. E se i kiwi s'azzardano a fare i furbi col bompresso, s'indigna, faxa una protesta. Oltre l'oceano e l'America, le vele del Moro si gonfiano di sogni impossibili. E anche se fosse andata male, è dolce il naufragare in un mare di contanti. Curzio Maltese jsej

Luoghi citati: America, Italia, San Diego