Il 28 si esibisce a Cascinette Al Conservatorio ospite il 29 di Leonardo Osella

L'ORCHESTRA DI MINSK MUSICA L'ORCHESTRA DI MINSK 1128 si esibisce a Cascinette Al Conservatorio ospite il 29 ARRIVA l'Orchestra Sinfonica di Minsk. La compagine strumentale, nata negli anni Cinquanta e riorganizzata in tempi recenti, ha suonato in tutta l'ex Urss accompagnando anche solisti del calibro di David Oistrak, Isaac Stern, Emil Gilels, Sviatoslav Richter, Mstislav Rostropovic, Gidon Kremer. Con l'avvento della «perestroika» ha iniziato a compiere tournées all'estero. Nei prossimi giorni la si potrà ascoltare in due programmi diversi a Cascinette d'Ivrea e a Torino. Cascinette d'Ivrea. Il concerto è in programma martedì 28 alle 21 nel Centro culturale Ezio Alberton e inaugura il Festival internazionale di Primavera. Sul podio salirà Antonello Gotta e con lui si esibirà il violinista Davide Cossu. Il programma è impostato su Felix Mendelssohn Bartholdy, il compositore elegante per eccellenza. Ecco dunque il famoso «Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64». Bellissimo fin dall'esordio, grazie al solista che entra subito «in medias res» con un tema tra i più lirici e romantici che si possano ricordare. Il secondo tempo, una delicata romanza, arriva senza soluzione di continuità. Infine un brillante «Allegro molto vivace» non privo di humor. Il violino non agisce in contrapposizione all'orchestra, quasi in gara reciproca, ma in un rincorrersi fluido e aereo, quanto mai piacevole. Dire che il concerto op. 64 è un capolavoro è quasi banale. Un altro brano famosissimo è l'ouverture «Le Ebridi op. 26», chiamato anche «La grotta di Fingal». Le prime venti battute furono scritte di getto durante il viaggio all'isola di Staffa, ma il lavoro risultò definitivo solo dopo una lunga gestazione e ben tre versioni. Qui l'eleganza si estrinseca in un descrittivismo alato, ben lontano da certe banalità cui ricorrono compositori meno dotati. Eric Werner sottolinea la capacità di ricreare musicalmente la sensazione degli ampi spazi. E persino Wagner, che non stimava affatto Mendelssohn, considerava questa ouverture «una delle più belle opere musicali che possediamo». Dalle bramosità nordiche si passa poi alla solarità mediterranea della «Sinfonia in la maggiore n. 4 op. 90 "Italiana"»: ritmi di danza, melodie popolari (anche se non sempre italiane) e il rutilante saltarello finale ne fanno uno dei lavori universalmente più amati. Torino. L'appuntamento è per mercoledì 29 alle 21,30 al Conservatorio e fa parte del «III Festival delle Arti» promosso dall'Endas. In questo caso l'Orchestra sarà agli ordini del suo direttore stabile Viktor Dubrovskij e come solista suonerà la pianista torinese Cristina Ariagno. Guarda caso, anche qui Mendelssohn: il «Concerto n. 1 in sol minore op. 25». Anche questa opera nasce da suggestioni ricevute in Italia: si tratta senza dubbio di musica brillante e piacevole anche se, come rileva Alberto Rizzuti nel programma di sala, manca il colpo di genio. Prima, come succoso antipasto, sarà eseguita l'Ouverture da «Russlan e Ludmilla» di Glinka, che per Giacomo Manzoni è «un modello di equilibrio e di chiarezza, ricca di colore timbrico senza cedere a un'esteriore ricerca di effetti fine a se stessi». Chiuderà la serata la «Sinfonia n. 6 "Patetica" di Ciaikovskij, che nasce nella tenebra e nella tenebra si estingue, nonostante l'effimera reviviscenza dei tempi intermedi, un «Allegro con grazia» e un «Allegro molto vivace» troppo «caricati» per essere espressione di felicità vera. Leonardo Osella

Luoghi citati: Italia, Ivrea, Minsk, Torino, Urss