Mentre Carena si gode il trionfo cresce l'onda giovanile cittadina di Gabriele Ferraris

TORINO SUPER ROCK CONCERTI TORINO SUPER ROCK Mentre Carena si gode il trionfo cresce l'onda giovanile cittadina TORNA Marco Carena. E torna alla grande: venerdì 24 aprile sarà al teatro Colosseo (ore 21, ingresso 18 mila lire, prevendite alla cassa in via Madama Cristina 71, organizzano Metropolis e Radio Flash). Carena presenterà i brani dei suoi due album («Il meglio di...» e «Il ritorno»), compreso l'inno «Questione di sfiga» che ha consacrato nella storia della canzone italiana quell'entità misteriosa e malevola a tutti tristemente nota, l'equivalente postmoderno del «destino baro e crudele» caro ai romantici. A Marco Carena - oltre sessantamila copie vendute del primo disco - va il merito d'aver aperto la strada all'ormai evidente presa di potere della musica torinese. Lui, e subito dopo gli Statuto, hanno preso in contropiede lorsignori: mentre gli gnomi delle hit-parades si gingillavano con i Masini e i Vallesi, quaggiù si suonava sul serio. E s'avevano idee. Alla fine, lorsignori hanno dovuto prenderne atto. Da anni Torino era una trascurata periferia dell'impero della musica. Le teste pensanti - e suonanti - non mancavano: Gigi Venegoni e quelli come lui erano grandi già vent'anni fa. Ma i pochi torinesi che salivano ai vertici delle classifiche - stelle fisse (Umberto Tozzi) o meteore (i Righeira) - erano emigranti, gente che s'era trasferita a Milano in cerca di fortuna e di contratti. Carena invece è riuscito a diventare famoso senza andar via. Ha vinto a Sanscemo e ha partecipato al «Costanzo Show»: ma aveva già costruito la sua fortuna sera dopo sera, nei locali cittadini dove si fa musica e dove in questi anni è cresciuta una generazione di tostissimi rockettari. Poi sono arrivati gli Statuto. Tipici «locai heroes», hanno sfondato nel circuito delle «indies» prima di essere cercati dalla Emi e spediti a Sanremo. E al Festival hanno conquistato il grande pubblico per un semplice motivo: sono autentici. Già: la gente non crede più ai burattini canori fabbricati in provetta dai furbi discografici. E i furbi discogra¬ fici ora vanno a cercare talenti in quell'ambiente underground che è cresciuto senza di loro e contro di loro. Torino è avvantaggiata. Lontani dalle miserie del business, i nostri musicisti hanno fatto l'unica cosa che dovrebbero fare i musicisti: suonare. Adesso l'«onda torinese» si prepara a travolgere la scena rock italiana. La rampa di lancio è affollata: sono gruppi che incidono per etichette indipendenti, ma li corteggiano le majors e presto, molto presto, arriveranno al successo definitivo, grosso. Tentiamo qualche previsione? In prima fila, vediamo i Negazione: stelle del metallo nazionale, hanno suonato al «Monsters of Rock» e piacciono a Claudio Trotta, il manager dal tocco d'oro (per informazioni, rivolgersi ai Litfiba). Marco Mathieu e soci sono ormai più di una cult-band: sono i Litfiba di domani. Purché non dimentichino i Negazione di ieri. Vanno a mille i Mau Mau di Luca Morino e Fabio Barovero: con l'etno-rock cantato in piemontese non scimmiottano le mode correnti, le anticipano. Attuali e genuini, vincono e convincono. Stimatissimi nell'ambiente dei centri sociali, non fanno rap né ragga, ma sono hip hop nell'anima. «Soma la macia» è soltanto un inizio. Ben piazzati Persiana Jones fr Le Tapparelle Maledette: Beppe e Silvio Carruozzo hanno guidato il gruppo fuori dalle secche del demenziale, su percorsi di beatska e ritmi neri. Energici, divertenti, danzerecci. Di recente, le Tapparelle hanno suonato con i Casino Royale, surclassandoli. Nel taccuino di parecchie majors. Vento in poppa pure per i Fratelli di Soledad, ska-men ska-fatissimi e ricchi d'esperienza e di grinta. Ottimi presagi per gli Africa United, fuoriclasse del reggae italiano: e qui si apre il discorso di Bunna e Mada, i due migliori front-men della scena torinese. Adesso lavorano molto con la To.sse: e la posse inventata da Paolone Aka pare destinata a beneficiare del momento d'oro dell'hip hop italiano. Con «Legala», la To.sse ha fatto centro. Non potrà che andare avanti. A proposito di rap, dovrebbero salire anche le quotazioni di Carrie D., dopo la partecipazione ad «Avanzi». Ma altri gruppi premono: sotto tiro ci sono i Munciausen Generescion, le Trombe di Falloppio, i King Bees, gli Aton's. E qualcosa dovrebbe muoversi anche per Graziano Rey, l'«altro Carena» pronto per il salto di categoria. Gabriele Ferraris A destra: Carena a sinistra i Mau Mau e sotto Mariella Nova

Luoghi citati: Africa United, Milano, Sanremo, Torino