Roy e Bergkamp i tessitori

Roy e Bergkamp i tessitori Roy e Bergkamp i tessitori Prigionieri in una ragnatela si perdono gli schemi torinesi TORINO. Il 2-2 è pesante, ma la sfida non è finita: i 90' di Amsterdam hanno ancora qualcosa da dire e il Torino può continuare la battaglia tra il suo coraggio e l'organizzazione olandese. Ma l'Ajax ieri sera, a lungo, ci ha provocato brividi antichi. Stesse maglie, altri uomini e altre età, ma autentici gli schemi. Sono passati 19 anni da quella notte del '73 a Belgrado, quando soffrimmo con la Juve battuta nella finale di coppa Campioni. Ieri sera al Delle Alpi stessa sofferenza per lunghi momenti, da parte granata nel primo tempo un senso di impotenza, e la nostra rabbia nel vedere che il calcio olandese cambia i giocatori ma ci dà ancora lezioni di schemi. Ed anche dì allegria, sicuramente di minori preoccupazioni tattiche.. L'Ajax è una squadra ragnatela che cambia prepotentemente marcia quando attacca e fa della spinta la sua arma. Il Torino per recuperare e mettere paura all'avversario ha dovuto trovare il massimo di se stesso e chiedere ai giocatori uno sforzo enorme. E anche stravolgere le idee base di Mondonico. Scifo vice Fusi, evidentemente a disagio, ha dato il meglio andando all'attacco per compensare la latitanza di Martin Vazquez. Da parte olandese questione di scuola, ma anche di piede e di potenza. Quando al 10' abbiamo visto Van't Ship andare a percussione su Mussi sballottandolo tre volte spalla contro spalla, abbiamo capito che la battaglia era impari. In svantaggio, qualche granata ha messo il match sulla lotta dura e Bruno si è meritato il cartellino giallo. Salterà il ritorno. L'Ajax ha messo in crisi il Toro bloccando i suoi difensori, impedendo loro di offrire a centrocampo e attacco il supporto e la spinta. E' stata la chiave della partita, della sofferenza dei granata in campo e della gente sugli spalti. Bruno e Annoni dopo 20' si sono scambiati Bergkamp e Roy, ma la ragnatela non ha mollato la presa soffrendo soltanto quando il Torino è riuscito a saltare quel centrocampo fitto per attaccare la difesa olandese, a tratti traballante. Il coraggio torinista, ecco, il bello della notte che ha dato brividi anche ai biancorossi, ma sereni sino alla fine del match tanto da arrivare al vantaggio su rigore. Pareggiato da una prodezza di Casagrande. Slancio contro organizzazione. Il coraggio, o la disperazione, hanno prodotto conclusioni ma sono bastati un tiro scolastico, annunciato, visto in anticipo persino dalla tribuna ed una bomba dal dischetto per mettere sotto la squadra di Mondonico. Se il cuore ha prevalso a tratti sui freddi calcolatori di Amsterdam, anche la fortuna ha tradito i granata. Fuori dalla portata di un Marchegiani in ritardo il pallone di Jonk, imparabile il penalty di Pettersson, ma a lato di poco alcune conclusioni di Casagrande e Benedetti, che ha fatto valere grinta e vigore sui palloni alti. Le partite di Coppa hanno bilanci spesso impietosi, ma non incomprensibili se si mettono in conto le qualità di un gioco olandese che punta al risultato attraverso schemi tanto semplici quanto efficaci. Il Toro comunque non deve mollare la presa, anche se l'impresa nel ritorno sembra impossibile. Con Bruno non ci sarà neppure Annoni, ammonito: toccherà a Policano e Fusi cercare di dare una mano ad Amsterdam, dove non ci sarà nulla da perdere e qualcosa da tentare. Bruno Perucca

Luoghi citati: Amsterdam, Belgrado, Torino